26 Maggio 2023 - 17:25:01
di Martina Colabianchi
Il racconto della Resistenza e della Liberazione dal Nazifascismo non può esaurirsi con gli eventi in programma ogni anno il 25 aprile, perché la memoria deve essere coltivata anche nel resto dell’anno e, se ci è possibile, è anche attraverso studiosi che restituiscono alla comunità nuovi sguardi su un periodo storico tanto fondamentale per la nostra Repubblica.
Un pubblico numeroso e attento, infatti, ha partecipato ieri pomeriggio alla presentazione del volume “La Liberazione” scritto da Giovanni De Blasis e pubblicato da Textus. Insieme all’autore sono intervenuti, nella Sala Rivera di Palazzo Fibbioni dove si è svolto l’evento, lo storico Walter Cavalieri e il presidente dell’ANPI Fulvio Angelini.
Nel corso della presentazione è stato sottolineato come si tratti di un’opera ricchissima di riferimenti storici, di citazioni, di riferimenti a personaggi, luoghi e vicende che hanno interessato la provincia dell’Aquila nei nove mesi di guerra, dall’8 settembre ’43 alla liberazione dell’Aquila nel giugno del ’44, ma anche oltre, perché la ricerca di De Blasis racconta anche il tentativo della giustizia di punire i collaborazionisti e di epurare lo Stato da chi aveva abbracciato il fascismo. L’opera si conclude con l’amnistia emanata da Togliatti nel giugno del ’46.
Il valore di quest’opera sta nella capacità di raccontare la pluralità delle “Resistenze” che furono non solo composte da persone di ogni credo politico, di diverso orientamento culturale e religioso e di ogni ceto sociale. “Resistenze” che, pur nella stessa finalità, furono diverse perché, insieme a quella “armata” dei partigiani, ci fu quella civile, disarmata, disobbediente e umanitaria di chi, soprattutto donne, partecipò alla lotta di Liberazione aiutando i partigiani o nascondendo e sfamando i militari italiani che rifiutarono di aderire alla RSI di Mussolini e i soldati alleati in fuga.
Infine, De Blasis offre un ritratto di grande umanità dei protagonisti di quel tempo: uomini con il loro coraggio e le loro paure, con la loro fierezza e le loro debolezze: una “umanizzazione” della Resistenza che evita toni eroici o di mitizzazione per restituire quelle vicende al dolore autentico del tempo e al grande valore della scelta di stare dalla parte giusta della storia.
L’auspicio è che questa ricerca continui con una nuova leva di giovani storici, di professione o per passione, per trasmettere una memoria che nessuno può permettersi di trascurare.