16 Giugno 2023 - 11:06:36

di Martina Colabianchi

Il terribile naufragio avvenuto nel sud del Peloponneso è già destinato ad entrare nella storia come una delle peggiori tragedie del Mediterraneo, almeno in tempi recenti. Un centinaio di persone sono state tratte in salvo, ma si stima che sul peschereccio andato a fondo ce ne fossero più di 700 e le speranze di trovare qualcuno ancora vivo affievoliscono.

La tragedia è avvenuta a pochi giorni dal 20 giugno, Giornata mondiale del rifugiato, indetta dalle Nazioni Unite il 4 dicembre 2000 in occasione del 50° anniversario della Convenzione del 1951 relativa allo status dei rifugiati, come ricorda Mario Pelagio, Presidente Arci L’Aquila Aps.

Celebreremo questa giornata con il pensiero a tutte le vittime del naufragio del peschereccio che con a bordo 700 migranti, partito dalla Libia e diretto in Italia, è naufragato. Avvistato e avvicinato giorni fa a largo della Grecia non è stato soccorso né portato in salvo. Anche questa ecatombe, come l’ultima che si è consumata al largo di Cutro, si sarebbe potuta e dovuta evitare“.

La tragedia arriva anche all’indomani del nuovo Patto UE per la migrazione e l’asilo che, continua Pelagio, “letto alla luce della nuova tragedia dimostra la sua pochezza, la vacua retorica securitaria e l’ipocrita propaganda, che se perdurassero avrebbero come unica conseguenza l’aumento delle morti alle frontiere“.

Come ben evidenziato da una nota alla stampa del Centro Astalli si continua a morire alle frontiere d’Europa perché:

non vi è un’azione comune di ricerca e soccorso dei migranti ma si continuano a investire risorse sulla chiusura e l’esternalizzazione delle frontiere, facendo accordi con Paesi di transito illiberali e antidemocratici;

manca la volontà degli Stati europei di istituire vie d’accesso legali e sicure per chi cerca protezione in Europa, unico vero strumento per contrastare il traffico e la tratta di esseri umani;

non si ha il coraggio e l’intelligenza politica di varare un piano europeo per l’accoglienza e la redistribuzione di richiedenti asilo e rifugiati nei 27 Stati membri che superi il Regolamento di Dublino e che non sia gestito solo su base volontaria“.