30 Giugno 2023 - 19:30:17

di Martina Colabianchi

La CGIL ha tenuto oggi, presso l’aula magna del GSSI, un convegno dal titolo “Il lavoro nell’economica digitale – conoscere l’algoritmo per governarlo“.

L’evento, organizzato in sinergia con l’Università degli Studi dell’Aquila, con il Gran Sasso Science
Institute,
con gli ordini professionali degli Avvocati e degli Ingegneri, con la rivista Lavoro
Diritti Europa
e con l’Associazione Nazionale Lotta alle Discriminazioni, aveva l’obiettivo di approfondire, con l’ausilio di varie discipline, i delicati problemi del lavoro nell’economia digitale.

L’evento vedrà, inoltre, la partecipazione del Segretario Nazionale del NIDIL CGIL Andrea Borghesi, a cui saranno affidate le conclusioni.

Al centro del convegno, naturalmente, il riconoscimento dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici delle piattaforme digitali che, come dimostrato dalla prima udienza del procedimento instaurato nei confronti della multinazionale del food delivery Glovo svolta a L’Aquila, condannano spesso i propri dipendenti al precariato e allo sfruttamento. Per combattere i subdoli meccanismi dell’algoritmo, però, bisogna innanzitutto conoscerlo e i sindacati, come primo punto di riferimento dei lavoratori, sono chiamati a fare la loro parte.

Il convegno – spiega Alessandra Marchionni, Responsabile dell’Ufficio Vertenze e Legale della CGIL dell’Aquilanasce dall’esigenza di conoscere determinati meccanismi che, ad oggi, sono sempre più diffusi e che hanno preso piede grazie al fenomeno della GIG economy che, chiaramente, ha aperto le porte a forme di lavoro temporaneo e occasionale che offrono rispetto a tipologie più stabili, meno garanzie al lavoratore“.

Quindi, – continua – è necessario conoscere questi meccanismi per tutelare effettivamente il lavoratore. I sindacati, in questo, hanno un ruolo fondamentale perché sono il primo baluardo che si trova a dover rispondere alle esigenze di tutela dei lavoratori, dei diritti dei lavoratori. Proprio da qui viene il titolo “Conoscere l’algoritmo per governarlo”, questo è il senso, per questo ci saranno interventi diversi tra loro con relatori che hanno diverse qualifiche professionali proprio per poter affrontare il tema in un’ottica multidisciplinare, partendo da quella scientifica, giuridica, medica che proprio riguarda anche le ripercussioni fisiche che ha la piattaforma digitale come datore di lavoro sul lavoratore“.

Verranno trattati, poi, anche gli aspetti sindacali perché chiaramente se si conosce l’algoritmo, e solo così, è possibile che questi temi diventino poi, anche, argomento di contrattazione sindacale e questo è fondamentale perché, chiaramente, se il sindacato non conosce certi meccanismi non può offrire alcun tipo di supporto al lavoratore che si trova in difficoltà e in balia di certo fenomeni“.

Ciò che stiamo verificando è che, attraverso meccanismi nuovi, si realizzano vecchie modalità di sfruttamento dei lavoratori che sono sottoposti ad una pressione e a condizioni contrattuali particolarmente inaccettabili – afferma poi Andrea Borghesi, Segretario Nazionale NIDIL CGIL. Tenete conto che la gran partte dei lavoratori su piattaforma sono inquadrati come lavoratori autonomi occasionali, che quindi dovrebbero svolgere questa attività occasionalmente, oppure con Partita IVA quindi scaricando di fatto su di loro tutti gli oneri e le responsabilità del rapporto“.

Conoscere e organizzare l’algoritmo è l’unica soluzione – continua. Noi come organizzazione sindacale vorremmo proporre anche delle soluzioni, delle sclelte, abbiamo attivato in questi anni un contenzioso importante che ci ha portato a far sì che fosse evidente, almeno nei tribunali, che questo qui non è un lavoretto o un lavoro autonomo occasionale, ma è un lavoro che se non è dipendente è sicuramente una collaborazione cosiddetta eterorganizzata, una collaborazione a cui deve essere applicata la disciplina del lavoro dipendente perché, di fatto, anche se attraverso l’algoritmo, si realizza una vera e propria organizzazione di questo lavoro, mentre la tesi delle piattaforme digitali è che questi lavoratori siano in realtà lavoratori puramente autonomi, cosa smentita dalla realtà dei fatti“.