Sanità, Marinelli: “Disagio diffuso, serve fase nuova. Governo regionale vive in un mondo parallelo"

03 Luglio 2023 - 10:07:21

Giustizia e legalità sono i temi che animeranno il Premio nazionale
Donna 2023, giunto alla V edizione. La manifestazione, presentata lo
scorso anno in Senato e promossa dalla Onlus Antonio Padovani, si
svolgerà giovedì 6 luglio, alle 18, a Casale Signorini, all’Aquila. Il
premio, che ha tra le finalità la tutela e il rispetto per le donne, la
crescita professionale e sociale e il rifiuto di ogni forma di violenza
fisica e psicologica nella sfera personale in ambito lavorativo, vedrà
quest’anno due premiate d’eccezione: Federica Angeli, cronista di
giudiziaria e di nera del quotidiano “La Repubblica”, sotto scorta dal
17 luglio 2013 per le sue inchieste sulla criminalità organizzata
ostiense, e Tina Montinaro, moglie di Antonio Montinaro, caposcorta del
giudice Giovanni Falcone, ucciso nella strage di Capaci il 23 maggio
1992. All’evento, moderato dalla giornalista e scrittrice Monica
Pelliccione, interverranno Gianni Padovani, presidente Onlus Antonio
Padovani, Luigi D’Eramo, Sottosegretario di Stato al ministero
dell’Agricoltura, Cinzia Torraco, Prefetto dell’Aquila, Fabrizia
Francabandera, presidente della Corte d’Appello dell’Aquila, Roberta
D’Avolio, presidente Associazione nazionale Magistrati d’Abruzzo.
Porterà la sua testimonianza il generale dell’Arma dei Carabinieri,
Antonio Cornacchia, amico personale del giudice Giovanni Falcone, colui
che ritrovò il corpo dell’onorevole Aldo Moro all’interno della Renault
4 rossa, in via Caetani, a Roma. All’epoca dei fatti Cornacchia, autore
nel 1977 anche dell’arresto di Renato Vallanzasca e obiettivo di quattro
attentati, era comandante del nucleo investigativo di Roma, con il nome
in codice “Airone 1”. “L’edizione di quest’anno del Premio Donna,
dedicato a mio padre Antonio”, dichiara Padovani, “è stata pensata per
lanciare con forza un messaggio di legalità e giustizia, di perenne
lotta ad ogni forma di mafia, quella visibile, che si esplicita negli
attentati e nelle azioni criminali, e quella intrinseca, che viaggia su
binari differenti: la mafia dei colletti bianchi, delle oppressioni e
delle costrizioni, in cui la parte debole sono, spesso, le donne. E
proprio a due donne straordinarie, che hanno lottato per la giustizia, è
dedicato il premio di quest’anno”. Nel corso della manifestazione verrà
presentato “Storie di donne”, edito dalla onlus Padovani: un
libro-testimonianza che racconta di soprusi e violenze fisiche e
psicologiche vissute dalla donne. “Esiste anche un altro tipo di
violenza, quella più subdola e nascosta, difficilmente intercettabile
che agisce utilizzando meccanismi di oppressione e ricatto e di cui,
troppo spesso, sono vittime le donne”, afferma Pelliccione, autrice del
libro, “la lotta alla verità e ad ogni forma di violenza sono valori da
cui non si può prescindere, anche a costo di sacrificare la libertà
personale. Federica Angeli e Tina Montinaro sono due donne che hanno
fatto del valore della legalità e della verità un esempio costante di
vita”.

Federica Angeli: Nata a Roma nel 1975, laureata alla Sapienza in
sociologia e giurisprudenza, nel 1998 inizia a scrivere per il
quotidiano La Repubblica, occupandosi di cronaca nera e giudiziaria. Ha
portato avanti diverse inchieste: nel 2011 il sequestro Soffiantini, due
anni più tardi, nel 2013, segue il processo in aula sulla morte di
Stefano Cucchi. Nello stesso anno realizza un’inchiesta sul legame tra i
vari gruppi della criminalità organizzata di Ostia e la pubblica
amministrazione, seguita da un’ulteriore inchiesta giudiziaria sul
racket L’ultima si concluse con una maxi operazione di polizia chiamata
Nuova Alba, in seguito alla quale furono arrestate 51 persone
appartenenti ai clan Fasciani, Triassi e Cuntrera – Caruana. L’accusa è
di corruzione, infiltrazione negli organi amministrativi e
nell’assegnazione di alloggi popolari, sottrazione di attività
commerciali alle vittime di usura e possibili collegamenti con
l’omicidio di Giuseppe Valentino, avvenuto il 22 gennaio 2005, a Roma.
Per il suo lavoro sulla criminalità organizzata ostiense viene
minacciata di morte e dal 17 luglio 2013 vive sotto scorta permanente.
Il 25 gennaio 2018 l’operazione Eclisse porta all’arresto di 32 persone
appartenenti al clan Spada di Ostia, con l’accusa di associazione a
delinquere di stampo mafioso. Il 19 febbraio 2018 testimonia nel
processo contro Armando Spada, che vedeva coinvolti affiliati del
medesimo clan mafioso di Ostia per tentato duplice omicidio. Il 7 aprile
2018, una busta indirizzata a lei, contenente un proiettile, viene
recapitata alla sede romana de Il Fatto quotidiano.

Tina Montinaro: E’ la vedova di Antonio Montinaro, caposcorta del
giudice Giovanni Falcone ucciso nella strage di Capaci il 23 maggio
1992. E’ una delle promotrici dell’Associazione Vittime di mafia e da
anni gira l’Italia con i resti della “Quarto Savona Quindici”, l’auto in
cui è morto il marito, per sensibilizzare l’opinione pubblica e i
giovani alla lotta alle mafie. Nel libro scritto da Alessandro Chiolo
dal titolo: “Nome in codice: Quarto Savona Quindici, KM. 100.287 e
oltre…”, viene descritta così: “Tina è una palermitana doc che ha
trovato, come lei ha sempre sostenuto,“il conforto e la vicinanza dei
palermitani”, di quei palermitani che dopo il 23 maggio 1992, hanno
uscito la testa da sotto terra, risvegliando le loro coscienze
intorpidite da anni di silenzi. Questo è un merito che noi palermitani
abbiamo e che Tina ci riconosce ed è grazie a questa vicinanza, a questo
calore isolano che Tina ha deciso con coraggio, credo, di rimanere a
Palermo e di fare crescere in questa città i suoi due figli…Ecco chi è
Tina, una donna capace di far sorridere e riflettere allo stesso tempo,
una donna che non ha, forse, la qualità di essere molto diplomatica ma
che proprio per questo riesce a trasmettere“a pelle”le sue emozioni e le
sue sensazioni e che per questo è ascoltata e seguita indistintamente da
giovani e meno giovani. Tina è una persona“diretta”, non ama i giri di
parole, ma preferisce dire in faccia le cose che pensa…”