12 Luglio 2023 - 17:02:35
di Martina Colabianchi
Massimo Di Giannantonio, all’epoca dei fatti direttore del dipartimento di salute mentale della Asl Lanciano – Vasto – Chieti, è stato rinviato a giudizio dal gup del Tribunale di Chieti, Andrea di Berardino, con le accuse di concussione, truffa, falso ideologico, abuso d’ufficio e per turbativa del procedimento di scelta del contraente.
Rinviate a giudizio anche la moglie, Silvia Fraticelli, e Simona Malandra con le accuse di concorso nel falso e nella truffa. La prima udienza del processo si terrà il 7 novembre.
Secondo l’accusa Di Giannantonio, in qualità di direttore del dipartimento nonché membro della commissione aggiudicatrice e direttore esecutivo del contratto nell’ambito del bando pubblicato dalla Asl della gara di appalto per l’affidamento dei servizi di assistenza psichiatrica riabilitativa, di tutoraggio, finalizzati al reinserimento lavorativo, aveva costretto il presidente della cooperativa La Rondine, Domenico Mattucci, esecutrice del contratto di cui al bando, ad assumere la moglie presso la cooperativa La Rondine, la figlia di quest’ultima, e la Malandra.
Mattucci fu anche costretto, sempre secondo l’accusa, a pagare una fornitura di parquet per oltre 8.700 euro, destinato all’abitazione di Roma dello stesso Di Giannantonio. Quanto alle accuse di falso e truffa nel caso della Fraticelli si riferiscono alle attestazioni false sulle schede di presenza secondo cui avrebbe svolto attività di tecnico della riabilitazione psichiatrica mentre in realtà svolgeva mere funzioni di segretaria personale di Di Giannantonio, con la Asl che erogava il pagamento degli emolumenti della Fraticelli alla cooperativa quale datore di lavoro nonché impresa esecutrice del contratto.
Situazione analoga per la Malandra, con la qualifica di tecnico delle scienze psicologiche, di cui veniva attestata falsamente sulle schede di presenza presso la cooperativa, l’avvenuto espletamento dell’attività di riabilitazione psichiatrica quando invece svolgeva mere funzioni di segretaria personale di Di Giannantonio, anche in questo caso senza espletare alcun tipo di attività inerente al profilo professionale per il quale Di Giannantonio aveva costretto Mattucci all’assunzione, con la Asl che erogava il pagamento degli emolumenti della Malandra alla cooperativa La Rondine quale datore di lavoro nonché impresa esecutrice del contratto.
“Io ho la massima fiducia nel sistema giudiziario italiano – ha dichiarato dopo l’udienza Di Giannantonio – la verità trionfa sempre“.