21 Luglio 2023 - 17:15:34

di Tommaso Cotellessa

Sull’istallazione o meno di una targa in memoria di Sergio Ramelli ci eravamo fermati al parere tecnico della commissione Onomastica, la quale in definitiva aveva espresso parere non favorevole relativamente a tale disposizione, smentendo quanto stabilito con l’approvazione del 12 giungo dell’ODG presentato dalla consigliera FDI Claudia Pagliariccio. Invece no, non è finita.

Il Sindaco Biondi infatti ha dichiarato che l’istallazione verrà effettuata e che il passaggio della commissione risulta essere un errore, per questo il parere espresso non ha alcun valore.

“L’ordine del giorno, approvato dal Consiglio comunale nella seduta del 12 giugno scorso, relativo alla richiesta di installazione di una lapide commemorativa dedicata alla figura del giovane Sergio Ramelli, trucidato nel 1975 a Milano da un gruppo di estremisti di Avanguardia operaia, è stato erroneamente inviato allo Commissione per l’onomastica che non è competente, da regolamento, per l’apposizione di targhe, ma per le intitolazioni e le denominazioni. Peraltro, il parere espresso dall’organismo è obbligatorio, ma non vincolante. Pertanto l’amministrazione procederà secondo quanto stabilito dall’Assise civica, massima istituzione democratica ed espressione della volontà popolare”.  Queste le parole del Primo cittadino il quale ha proseguito

La sola ‘colpa’ di Ramelli fu quella di aver condannato in un tema scolastico le Brigate Rosse. Lui, come molti altri, è da ascrivere nell’elenco delle vittime degli “anni di piombo”, in cui contrapposte fazioni si sono scontrate sulla base di ideologie che la storia ha definitivamente archiviato e relegato nei libri di storia. È unanime il sentimento di vicinanza, pietas e dolore per tutti i lutti che in quegli anni hanno funestato la nostra Nazione, a prescindere dalle appartenenze politiche o partitiche. Ciò che differenzia, però, la vicenda di Sergio Ramelli da tutte le altre, è legato ad un elemento: la sua condanna a morte, morale, viene sentenziata all’interno di un luogo, la scuola, che è, o dovrebbe essere, il baluardo per la tutela, la crescita e la formazione dei ragazzi chiamati poi a formare la comunità nazionale. Il tema di questo ragazzino, normalissimo e con i capelli lunghi – ben lontano dall’immagine stereotipata di un naziskin che picchiava gli stranieri – e che credeva in un ideale, fu preso da un professore e affisso su una bacheca come atto di accusa pubblica. Atto che evidentemente istigò gli aggressori a picchiarlo a sangue fino alla morte poi avvenuta in ospedale. Raccapricciante, poi, fu l’applauso con cui l’allora Consiglio comunale di Milano salutò la notizia della sua prematura scomparsa”.  

“Questa è l’unicità legata alla figura di Ramelli, che le istituzioni, anche il Comune dell’Aquila, città libera, del perdono, della pace e della riconciliazione, hanno il dovere di ricordare al pari di altre tragiche morti registrate in quegli anni su cui non ci sono e non ci sono mai stati preclusioni o pregiudizi. A conferma di ciò, si sottolinea come siano già molte le città italiane che hanno inteso, anche attraverso una intitolazione, esprimere un sentimento di memoria: da Milano a Lodi a Ragusa, passando per Perugia, Chieti, Arezzo (e si potrebbero citarne molte altre)”.

Durissima è stata la risposta del Partito Democratico che definisce “indecente” il comportamento del sindaco, per completezza riportiamo in versione integrale la nota:

“Indecente. Non troviamo altra parola per definire la nota diffusa dal sindaco Pierluigi Biondi che, perennemente assente al Consiglio comunale e silente su questioni decisive per il futuro del territorio – si pensi soltanto allo stato disastroso in cui versa la sanità pubblica – prosegue invece, con particolare veemenza, la battaglia per l’apposizione in città di una targa in memoria di Sergio Ramelli che il suo partito, con CasaPound, sta portando avanti in tutta Italia.

Evidentemente, per Biondi sono queste le vicende di cui una amministrazione comunale deve occuparsi. E poco importa se persino la commissione Toponomastica del Comune dell’Aquila abbia bocciato con parole chiare la proposta, suggerendo – come avevano già fatto le forze di opposizione – a ricordare tutte le vittime della violenza terroristica.

Biondi intende ‘tirare dritto’, con la sua indole insofferente alle opinioni diverse dalle sue e alle regole democratiche, col suo piglio di comando, forte su questioni marginali e debolissimo sui problemi veri che attanagliano la città e il territorio; Biondi intende ‘tirare dritto’, ligio al diktat di Fratelli d’Italia che, intorno alla figura di Ramelli, sta provando a scucirsi di dosso una storia che è impressa a fuoco nel suo simbolo, con la fiamma tricolore.

Chiediamo ai membri della Commissione: non vi sentite delegittimati?

La vicenda di Ramelli sta dentro un fenomeno storico complesso, controverso, caratterizzato da eccessi di violenza, sia da una parte che dall’altra; è una storia che andrebbe studiata, approfondita, spiegata, a partire dalla stagione dello stragismo, di dimostrata matrice neofascista, avviata con la bomba di Piazza Fontana e che fece da premessa alla drammatica escalation di quegli anni.

Provare a decontestualizzare il singolo episodio, per farne occasione di rivalsa, di rivincita, è un’operazione inaccettabile che sta dentro, tra l’altro, al tentativo ossessivo della destra post-fascista di riscrivere la storia, inseguendo una vana egemonia culturale, ad ogni livello. Così non si fa altro che soffiare sul fuoco della contrapposizione ideologica.

Ancora più inaccettabile è la proposta di portare nelle scuole questo approccio agli anni della violenza terroristica: la scuola deve restare fuori da queste operazioni squallide di uso politico della storia. In questo senso, riponiamo fiducia nei confronti della Direzione scolastica regionale che di certo non consentirà che le nostre aule vengano trasformate in tribune politiche.

La smetta Biondi, e ricordi di essere il sindaco di tutte e tutti, di aver giurato sulla nostra Costituzione antifascista. Siamo stufi di questi teatrini, delle sue uscite fuori luogo, dei suoi festival politicizzati finanziati con fondi pubblici, siamo stufi di leggere dell’Aquila sui quotidiani nazionali per la scelta di Fratelli d’Italia di rendere la nostra città una sorta di laboratorio della destra italiana.

Piuttosto, si occupi dei problemi veri che cittadine e cittadini soffrono sulla loro pelle, a partire dal diritto alla salute oramai negato.”