Salario minimo, Rita Innocenzi: "Misura di civiltà, lavoratori sempre più poveri, evocare la contrattazione collettiva non basta"

16 Agosto 2023 - 16:16:59

“Il salario minimo è una misura di civiltà, da sancire con una legge
dello Stato, in un Paese, l’Italia, che ha gli stipendi più bassi
d’Europa, e dove tante lavoratrici e tanti lavoratori, anche con un
contratto a tempo pieno e indeterminato, non ce la fanno ad andare
avanti e sono sempre di più a rischio di povertà”.

Nelle ore in cui è in corso la raccolta firme nazionale, Rita Innocenzi,
da anni sindacalista Cgil e oggi componente del coordinamento politico
del Pd, già candidata alle elezioni politiche dello scorso 25 settembre,
nel collegio di Teramo e L’Aquila, contrapposta all’allora candidata
premier Giorgia Meloni, si esprime a favore della proposta di legge sul
salario minimo legale a 9 euro lordi l’ora.

L’obiettivo è quello di porre una soglia minima rafforzando la
contrattazione collettiva, facendo valere la retribuzione complessiva
prevista dal contratto firmato dalle organizzazioni comparativamente più
rappresentative, al fine di contrastare i cosiddetti “contratti pirata”,
e al ribasso. Viene parallelamente fissata una soglia di 9 euro lordi
all’ora come minimo tabellare, sotto la quale nemmeno la contrattazione
collettiva può scendere.

Prosegue Rita Innocenzi: “i nostri nonni, ma anche i nostri genitori,
con gli stipendi da impiegato o da operaio, hanno avuto la possibilità
di garantire alla propria famiglia e a se stessi una esistenza
dignitosa, potendo pensare al domani, facendo studiare i propri figli,
acquistando o costruendo casa. Questo oggi, anche per chi lavora a tempo
pieno e con regolare contratto, è sempre più difficile, per non dire
impossibile. Anche chi lavora è a forte rischio di povertà e di
marginalità sociale. Lo dicono i numeri: le lavoratrici e lavoratori
italiani sono tra i più poveri nella media europea delle retribuzioni”.

Innocenzi respinge poi con forza l’argomento evocato anche dal
Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che parla dell’attuale
contrattazione collettiva nazionale come risposta già presente e
dell’inutilità del minimo salariale.

“Si possono fare molti esempi ma, per coincidenze di tempistiche nei
rinnovi, uno viene facile: due lavoratori, un bancario e un addetto alla
sicurezza, che ogni giorno si incrociano per prestare la loro attività
nello stesso luogo, ossia una filiale: i bancari sono nella fase della
trattativa per il rinnovo del contratto nazionale e si può profilare un
accordo che si avvicina alla richiesta di oltre 400 euro – spiega la
sindacalista – ed è sacrosanto considerato come sono cambiate le
condizioni del lavoro nelle banche e come è andato il settore. Gli
addetti alla sicurezza invece il loro contratto nazionale lo hanno già
avuto rinnovato, è quello della vigilanza privata, un contratto
nazionale tecnicamente regolare che prevede un aumento di 140 euro,
ovviamente spalmato nei prossimi cinque anni. Il vigilante, quindi, ha
avuto pochi euro in più in busta paga, dopo 7 anni di mancato rinnovo,
che si aggiungono ad uno stipendio che non era dignitoso e che non lo è
tuttora, con cui è impossibile far fronte ad una inflazione galoppante.
E allora poniamoci il tema di come aiutare chi sta peggio e chi lavora
in settori nei quali la contrattazione da sola non è bastata e non
basta. Ci sono poi tante lavoratrici e tanti lavoratori che non sono
affatto coperti dalla contrattazione nazionale, o che hanno ‘contratti
pirata’. Mettere al bando quei ‘contratti’ come sostengono anche
esponenti della maggioranza è necessario – aggiunge la Innocenzi – e
allora si proceda subito e insieme al salario minimo con una legge sulla
rappresentanza e si eviti di invitare ai tavoli istituzionali chi quei
contratti fatti a danno dei lavoratori li sottoscrive”.

Conclude Innocenzi, “Esistono enormi sacche di sfruttamento e
precarietà. In Italia fare lo stesso lavoro non corrisponde
automaticamente ad avere stesso salario e stessi diritti. Per loro come
per tutte e tutti, l’unica soluzione è dunque l’introduzione del salario
minimo che deve essere riconosciuto per legge e che dovrebbe essere
accompagnato da diritti essenziali da garantire ad ogni persona, a
prescindere dal tipo di contratto, del settore e della durata del
rapporto, ma solo per il fatto che questa persona lavora”.