21 Agosto 2023 - 09:04:14

Di Goffredo Palmerini

L’AQUILA – Il 29 settembre 1294, un mese esatto dopo la sua
incoronazione a L’Aquila, nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio,
papa Celestino V sanciva con Bolla pontificia l’istituzione della
Perdonanza, il primo giubileo della Cristianità, regolarmente statuito
(il Perdono della Porziuncola di Assisi, del 1216, fu un’indulgenza
concessa a voce da Onorio III a S. Francesco e il documento che la
riconosce è il Diploma di Teobaldo, frate minore e vescovo di Assisi).
Da allora, e per 729 anni, l’antico giubileo aquilano si celebra ogni
anno dai Vespri del 28 agosto a quelli del giorno successivo, con
l’apertura della Porta Santa della basilica. L’anno scorso,
nell’edizione entrata nella storia anche per la concessione dell’Anno
straordinario della Misericordia, ad aprire la Porta Santa al mondo
venne Papa Francesco, il primo pontefice alla Perdonanza. Quest’anno,
nell’edizione 729, ad aprire la Porta Santa sarà il Cardinale Marcello
Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi.

La Perdonanza Celestiniana, sotto la definizione “The Celestinian
Forgiveness”, nel 2019 è entrata nella lista dei Patrimoni Culturali
immateriali dell’Umanità dell’Unesco. Un riconoscimento di notevole
valore, fortemente atteso dalla Municipalità aquilana che lo aveva
richiesto con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività
Culturali e della rappresentanza italiana dell’Unesco. Nelle motivazioni
del riconoscimento l’Unesco dichiara che la Perdonanza costituisce un
simbolo di riconciliazione, coesione sociale e integrazione, riflettendo
nell’atto del perdono i valori di condivisione, ospitalità e fraternità
tra le genti, rafforzando la comunicazione e le relazioni tra le
generazioni, con un notevole coinvolgimento emotivo e culturale in grado
di interessare una vasta comunità di persone, indipendentemente dalle
differenze di età, genere e origine. Infatti il Cammino del Perdono, il
Corteo della Bolla e l’apertura della Porta Santa della Basilica di
Collemaggio rappresentano tre forti elementi identitari della Perdonanza
Celestiniana, simbolo dei valori di solidarietà per tutti coloro che vi
partecipano, testimonianza del patrimonio culturale immateriale per la
società civile, specie per le nuove generazioni. Fin qui le
considerazioni dell’Unesco nel riconoscere la Perdonanza quale
Patrimonio immateriale dell’Umanità, tralasciati i rilevanti aspetti
spirituali del primo Giubileo della storia della Cristianità in quanto
inconferenti al giudizio d’una organizzazione mondiale laica quale essa
è.

L’edizione 729 della Perdonanza sarà interessata da un intenso programma
religioso, civile, artistico e culturale, presentato ufficialmente
qualche giorno fa a Roma, presso il Ministero della Cultura, da una
delegazione delle Istituzioni della città capoluogo e della Regione
Abruzzo, presenti al massimo livello, e dell’Arcidiocesi dell’Aquila.
Sul ricco programma di iniziative altri si soffermeranno nel dettaglio.
Chi scrive, ricorrendo quest’anno il quarantennale della
“rivitalizzazione” del giubileo aquilano, vuole segnalare l’interessante
tavola rotonda “I 40 anni della Perdonanza moderna, 1983-2023”, in
programma il 26 agosto alle 16:30 presso il Monastero di San Basilio,
dove vive l’unica comunità di Suore Celestine che ha due missioni, in
Centrafrica e nelle Filippine. Il Monastero ospiterà peraltro numerosi
altri i eventi, assai significativi, dal 20 al 30 agosto 2023, sotto il
logo “Cordata per l’Africa”, a consolidamento della vasta attenzione
raccolta nelle precedenti sedici edizioni.
Nella tavola rotonda si parlerà dei 40 anni – dal 1983, quando il
sindaco Tullio de Rubeis avviò l’opera di “rivitalizzazione” – durante i
quali la Perdonanza ha riguadagnato il ruolo che le compete, sul piano
spirituale e civile, quale elemento rilevante dell’identità civica. Ora,
dopo la storica Perdonanza del 2022 con la straordinaria presenza del
Papa ad aprire la Porta Santa, il messaggio celestiniano di Perdono, di
Riconciliazione e di Pace deve uscire sempre più dai confini e diventare
concretamente universale, patrimonio dell’umanità. “L’Aquila sia
capitale di perdono, pace e riconciliazione” è stato l’auspicio e il
compito che Papa Francesco ha consegnato alla comunità aquilana. Credo
sia doveroso, a questo punto, rendere il giusto tributo a tutte le
Amministrazioni che dal 1983 si sono succedute al Comune dell’Aquila,
ciascuna mettendo in campo un progressivo lavoro di valorizzazione della
Perdonanza Celestiniana fino a cogliere, finalmente, l’eccezionale
presenza del Santo Padre ad aprire l’anno scorso le celebrazioni
dell’antico Giubileo aquilano. Un fatto straordinario teletrasmesso
all’Angelus in tutto il mondo e che ha posto le basi per una sempre più
diffusa conoscenza internazionale della Perdonanza e dei valori
spirituali, storici e culturali che la connotano.

Viene da chiedersi, a distanza di 40 anni dall’inizio della
“rivitalizzazione”, se Tullio de Rubeis – il sindaco dell’Aquila che
ebbe il merito di trarre la Perdonanza dalla noncuranza nella quale era
caduta da molti decenni per avviarla alla rinascita – avesse immaginato
di poter cogliere risultati così straordinari. Probabilmente non poteva
immaginarlo e tuttavia penso che la sua determinazione, la sua visione
progettuale e certamente il suo desiderio non si discostassero di molto
da ciò che allora appariva un sogno e che ora è diventata realtà. Vale
dunque la pena ricordare quel 1983, come la Perdonanza rinacque. Ci
sarebbe molto da scrivere sulle singolarità che segnano la nascita nel
1294 del primo Giubileo della Cristianità, con la Bolla di Celestino V.
Come pure del singolare privilegio, gelosamente conservato nei secoli
dalla Municipalità aquilana, la quale proprio in virtù del possesso
ininterrotto della Bolla custodita nella cappella della Torre civica, ha
la potestà d’indire annualmente le celebrazioni della Perdonanza. Ma non
è di queste, come di altre singolarità, che ora s’intende argomentare.
Piuttosto preme richiamare alla memoria – da testimone e amministratore
civico, qual io sono stato per un lungo periodo, vivendo molto addentro
i fatti della Municipalità aquilana – circostanze e vicende che
riportarono la Perdonanza all’attenzione della comunità non solo
aquilana, facendo riscoprire un evento della spiritualità e della stessa
storia civica che per lungo tempo e fino all’inizio degli anni Ottanta
del secolo scorso sembrava quasi del tutto sopito e marginalizzato nella
memoria collettiva degli Aquilani.

Questa nota vuole dunque richiamare alla memoria le iniziative attivate
nel 1983 grazie alla lungimiranza del sindaco De Rubeis, che della
Perdonanza intuì tutte le potenzialità, sia sotto l’aspetto religioso
come dei valori civici, avviando decisamente il percorso di
“rivitalizzazione” dell’antico giubileo aquilano che, per le forme e per
le dimensioni del progetto, può effettivamente considerarsi come la vera
rinascita. Occorre infatti ricordare che fino allo scadere degli anni
Settanta del Novecento, dopo secoli di splendore della Perdonanza, per
decenni verso il giubileo celestiniano c’era stata una caduta
d’attenzione, quasi un appannamento della memoria collettiva della
comunità aquilana. La Perdonanza s’era ridotta a una tradizione
qualunque, con una semplice celebrazione religiosa vespertina, il 28
agosto, con l’apertura della Porta Santa cui seguiva una sciatta
benedizione di automobili – sì, proprio a tanto era stata ridotta –
davanti la Basilica di Collemaggio.

Solo all’inizio degli anni Ottanta il rettore della basilica di
Collemaggio, il francescano padre Quirino Salomone, aveva meritoriamente
avviato un recupero di solennità e di attenzione intorno alla figura di
San Pietro Celestino e al messaggio universale di perdono del giubileo
aquilano, con le iniziative del Fuoco del Morrone e della Campestrina
della Perdonanza, prologo della nascita qualche anno più avanti del
Centro Celestiniano. Il 28 agosto del 1981, infatti, dopo l’arrivo a
Collemaggio del Fuoco del Morrone, aveva aperto la Porta Santa il
Cardinale Corrado Bafile. Oltre alla Messa solenne del 28 e alla veglia
di preghiera, nella giornata del 29 si svolsero per la prima volta
eventi musicali nella splendida Sala Celestiniana ubicata nell’abbazia
adiacente alla basilica. Il sindaco De Rubeis assecondò quegli sforzi,
ma la sua grande intuizione fu quella di promuovere un forte
investimento culturale e civile nella “rivitalizzazione” della
Perdonanza, consapevole che l’evento portava con sé valori religiosi e
civili talmente unici e così intimamente legati alla storia della città
per i quali valeva la pena di mettere in campo un grande progetto
pluriennale di valorizzazione.

Nei primi mesi del 1983, quindi, diede con decisione avvio a quel
progetto, tra qualche diffidenza e un malcelato scetticismo sia in seno
al Consiglio comunale sia anche nella stessa Giunta, che tuttavia non
fermarono la sua determinazione assistita da un forte carisma personale.
Errico Centofanti – fondatore con Luciano Fabiani e Giuseppe Giampaola
del Teatro Stabile dell’Aquila e direttore dell’ente fino al 1982 – fu
chiamato ad essere l’artefice del progetto di recupero della Perdonanza,
nei suoi valori civici e negli aspetti creativi delle manifestazioni
culturali collegate. Per la consulenza storica il sindaco De Rubeis si
avvalse delle competenze del prof. Alessandro Clementi, di padre
Giacinto Marinangeli e Walter Capezzali; per gli aspetti religiosi di
padre Quirino Salomone e di Mons. Virgilio Pastorelli, vicario
dell’Arcivescovo dell’epoca Mons. Carlo Martini. Della Giunta si avvalse
particolarmente dell’assessore alla Cultura, Carlo Iannini, e di
Goffredo Palmerini, chi scrive, allora assessore alle Finanze.

Errico Centofanti, nel frattempo, portava brillantemente a compimento,
con l’autorevole sostegno del sindaco, la restituzione alla
Municipalità, dalla Soprintendenza ai Beni Culturali dell’Abruzzo, della
Bolla celestiniana che era custodita ed esposta, come un normale
documento d’archivio, in una sala del Museo Nazionale d’Abruzzo, al
Castello Cinquecentesco. Tra genialità artistica e rigore storico
Centofanti progettò l’impianto per la rinascita della Perdonanza
Celestiniana, attingendo agli antichi Statuti della Città, alle cronache
dell’epoca e alle varie altre fonti della secolare tradizione aquilana.
Quindi ricostruì la composizione del Corteo, con un attento e rigoroso
cerimoniale, che quantunque codificato fu purtroppo manomesso dopo che
egli, all’inizio degli anni Novanta, lasciò la soprintendenza
dell’evento.

Pensando appunto al Corteo del 28 agosto, per l’annuale traslazione
della Bolla dal Palazzo municipale alla basilica, si ritenne doversi
trovare una soluzione che incorniciasse l’antica pergamena pontificia
con la dovuta dignità e l’adeguata solennità, cosicché, recandola a
Collemaggio, ciascun aquilano potesse ammirarla. Fu Remo Brindisi, cui
il sindaco si era rivolto, a realizzare un’opera adatta allo scopo.
L’artista creò una grande teca a forma d’aquila, di color verde, rimasta
esposta in municipio fino al terremoto del 6 aprile 2009 all’interno di
Palazzo Margherita ed attualmente a Palazzo Fibbioni. Nell’agosto del
1983 andammo – il sindaco, Centofanti e chi scrive – da Remo Brindisi a
Lido di Spina per ritirare la teca, alcuni giorni prima della
Perdonanza. Il grande pittore ci tenne felicemente ospiti nella sua
splendida villa rivestita di formelle di ceramica bianca, in verità un
Museo Alternativo d’arte, che attualmente porta il suo nome, con
centinaia di opere di sommi artisti contemporanei – da Picasso a
Chagall, Braque, Dalì, Fontana, Modigliani, De Chirico, Guttuso e tanti
altri, oltre alla ricca produzione delle sue opere – insomma il meglio
della pittura del Novecento.

La prima Perdonanza Celestiniana “rivitalizzata”, come allora si
scrisse, fu certamente un evento spartano, rispetto a quelle degli anni
successivi. Eppure fu bella e di emozionante impatto. Fu un evento di
grande respiro. Fu un miracolo inatteso per gli Aquilani, per i turisti
e per gli Abruzzesi venuti a parteciparvi. Grande anche il ritorno della
Chiesa, presente con il Cardinale Carlo Confalonieri, già arcivescovo
della diocesi aquilana dal 1941 al 1950, ad aprire la Porta Santa, con
l’arcivescovo Carlo Martini e il vescovo ausiliare Mario Peressin, e con
un’imponente partecipazione di presbiteri e religiosi. Come pure
generosa e ampia fu la partecipazione dei Comuni abruzzesi, delle
autorità e delle rappresentanze civili della città e dell’intero
territorio regionale. Davvero un buon inizio, con un Corteo della Bolla
ben costruito, severo e dignitoso: la Bolla, nella sua teca portata da
quattro funzionari comunali in livrea settecentesca (gli abiti li
imprestò la gentilizia famiglia Rivera), seguita dal sindaco Tullio de
Rubeis, con la Giunta e i Consiglieri Comunali. Tra i pochi gruppi
storici, la Contrada dell’Aquila di Siena con i colori giallo sgargiante
e nero dei suoi costumi. Solo l’anno successivo sarebbe nato il Gruppo
Storico del Comune dell’Aquila, che Don Tullio, come affettuosamente
veniva chiamato il sindaco, concordando con l’orientamento di Centofanti
di rifarsi sempre, per quanto possibile, alle norme di severa solennità
degli Statuti medioevali, volle esclusivamente composto da funzionari
del Comune. Quanto ai vestiti, Centofanti decise d’ispirarsi alle fogge
tre-quattrocentesche del periodo di maggior splendore della città e di
ricorrere agli antichi colori civici bianco-rosso, curandone la
creazione in una delle più famose sartorie teatrali di Roma, con
l’apporto progettuale di Francescangelo Ciarletta e Giancarlo
Gentilucci, mentre fece realizzare dai maestri senesi le bandiere che
aveva chiesto di disegnare al pittore Fulvio Muzi.

Rinacque così la Perdonanza, con una nuova attenzione ai valori
religiosi e civili, con un grande fervore della ricerca storica su
Celestino V e sul suo tempo, con importanti iniziative che esaltavano il
valore della Pace e del dialogo interculturale, con una città che, nella
settimana d’agosto dal 23 al 29, finalmente scopriva le sue meravigliose
architetture, i suoi scorci, il suo prezioso centro storico, vedendoli
diventare per incanto quell’Isola Sonante che Errico Centofanti aveva
inventato, trasformando in realtà le parole di papa Celestino nella
Bolla, affinché cum hymnis et canticis si svolgesse la festosa giornata
del giubileo celestiniano. La Basilica di Collemaggio tornò ad essere,
da quell’anno 1983, l’epicentro spirituale dal quale s’irradiava, con
l’indulgenza plenaria che assolveva da ogni colpa e pena per i peccati
commessi dopo il battesimo chiunque “sinceramente pentito e confessato”
avesse varcato la Porta Santa dai vespri del 28 agosto a quelli del 29,
il messaggio universale di misericordia e di riconciliazione proprio
della Perdonanza donata da Celestino V a tutta l’umanità.

Negli anni seguenti, specie ad opera di insigni accademici, quali Raoul
Manselli ed Edith Pasztor, come di altri illustri storici, si sarebbe
dato un notevole impulso alla ricerca storica sul monaco Pietro
Angelerio, poi diventato papa Celestino V, restituendo a quella figura
tutta la sua grandezza nella storia della cristianità, correggendo alla
radice il giudizio, tanto superficiale quanto distante dalla realtà,
invalso per secoli, che aveva dipinto Celestino dapprima come un povero
monaco ignorante e poi come un pontefice pavido, restituendogli la
considerazione che gli compete nella spiritualità del suo tempo, segnata
da Gioacchino da Fiore e Francesco d’Assisi. Merita dunque un grande
plauso l’iniziativa dell’Arcidiocesi dell’Aquila, annunciata dal
Cardinale arcivescovo Giuseppe Petrocchi, di tenere il 25 agosto
prossimo il convegno “L’Aquila, capitale del Perdono” con relatori di
altissimo profilo, proprio in ragione della ripresa d’interesse nella
ricerca storica e nell’indagine sui documenti d’archivio – particolare
attesa c’è sugli esiti degli studi condotti su tutte le Bolle emesse
dalla Cancelleria apostolica durante il breve pontificato di Celestino
V, ben 145, pubblicate nel secondo volume del Corpus Coelestinianum,–
che nuova luce porteranno sulla figura di Celestino V e sulla sua opera,
con importanti elementi di verità storica sul suo pontificato.

A quarant’anni di distanza dall’avvio della rinascita della Perdonanza,
molta strada è stata compiuta. Importanti traguardi sono stati
raggiunti, segnatamente il riconoscimento della Perdonanza “Patrimonio
immateriale dell’Umanità”. Ma soprattutto la storica visita di Papa
Francesco, il 28 agosto 2022, ha segnato una svolta epocale per la
Perdonanza, per cui L’Aquila e l’Abruzzo dovranno essere all’altezza
d’interpretarne, nella sostanza e nei fatti, tutta la portata storica.
C’è quindi necessità che la Perdonanza possa presto contare su una
struttura organizzativa esclusivamente dedicata, forse una Fondazione
potrebbe esserlo, la quale già all’indomani di un’edizione pensi a
programmare quella successiva, operando nel corso di tutto l’anno. E
soprattutto che il messaggio spirituale di Perdono, Riconciliazione e
Pace sia sempre preminente sulla parte spettacolare e artistica. Anzi,
sarebbe auspicabile che il significato spirituale del giubileo
celestiniano, attualizzato al tempo che viviamo e ai suoi terribili
drammi, invitasse a riflettere e a “leggere i segni dei tempi”,
indirizzando l’espressione artistica e culturale quale sui temi della
Pace, della riconciliazione tra i popoli, sul dialogo tra le culture,
sull’accoglienza e la fraternità tra le genti, in luogo di espressioni
ludiche e spettacolari per quanto affidate ad artisti famosi ma che
invece prive di valori forti da trasmettere si consumano nell’effimero.

Si deve onestamente annotare che le edizioni recenti, affidate nella
direzione artistica al M° Leonardo De Amicis, hanno in una certa parte
tenuto conto dell’essenza profonda del messaggio celestiniano e del
fatto che gli eventi spettacolari ed artistici si collocano in un
contesto spirituale che va assecondato e rispettato. C’è da augurarsi
che questa attenzione maturi ancor più per concorrere ad una più lata,
chiara ed efficace espressione artistica verso le giovani generazioni
sui valori di pace, riconciliazione, dialogo tra culture e religioni,
rispetto e difesa dei diritti umani, custodia del creato, anche
raccogliendo lo spirito profondo dell’enciclica “Laudato si’” di Papa
Francesco. Concludendo, pare giusto sottolineare come tutto questo sia
oggi possibile grazie alla lungimiranza d’un sindaco che, tra non poche
incredulità e sufficienze, nel 1983 ebbe il coraggio di crederci e di
guardare lontano, restituendo splendore alla Perdonanza ed investendo su
una tradizione che per secoli aveva accompagnato la storia dell’Aquila e
connotato la sua spiritualità.