03 Settembre 2023 - 09:25:48

di Giustino Masciocco

E’ di qualche giorno fa, la notizia di un possibile commissariamento della Lega nella nostra regione, addirittura circolava già il nome del probabile commissario, Claudio Durigon, assurto agli onori della cronaca per la proposta di rimuovere l’intitolazione a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino di un parco pubblico a Latina, per ripristinare la vecchia denominazione ad Arnaldo Mussolini, fratello minore di Benito Mussolini. Le proteste seguite a tale scelta lo portarono alle dimissione da sottosegretario del governo guidato da Mario Draghi.

Sicuramente gli abbandoni al gruppo della Lega in Regione Abruzzo, in questa legislatura, sono gravi ferite assestate al partito, tant’è che i consiglieri eletti erano dieci, ora ne sono rimasti cinque. Tutti i fuoriusciti hanno addossato al segretario regionale Luigi D’Eramo, la responsabilità di non essere capace a gestire il partito in una forma democratica. Vale la pena ricostruire alcuni passaggi per poter capire quali dinamiche politiche, hanno portato alla situazione attuale.

Le elezioni nella Regione Abruzzo del 2019, sono state una apoteosi per il risultato della Lega che, con il 27,5%, riuscirono ad eleggere ben dieci consiglieri, ottenendo in giunta, quattro assessori (uno per provincia) e l’incarico di vice-presidente. Con la possibilità delle dimissioni temporanee, furono richiamati altri quattro, primi dei non eletti. Una manna per coloro che scelsero quella lista, che per festeggiare, portarono D’Eramo “a spalla”, in processione, per tutti i comuni della regione.

Tutti conoscono il brutto carattere di D’Eramo nella gestione del suo partito e nei rapporti con gli alleati, in particolar modo nei momenti delle trattative politiche propedeutiche alla costruzione di alleanze, ma nessuno ha mai ritenuto che tali comportamenti fossero motivo di contestazione. Tutti erano sotto la coperta del risultato elettorale, al calduccio, a svolgere compiti istituzionali di un certo rilievo.

Quando si sono cominciati a sentire i primi crepitii elettorali a livello nazionale, c’è stato un primo tentativo di scalzare D’Eramo. I consiglieri Simone Angelosante, Tony Di Gianvittorio e Manuele Marcovecchio che, non avendo ottenuto risposta dal segretario nazionale Matteo Salvini ad una loro missiva lasciavano, per primi, il gruppo consiliare della Lega. Seguiti, qualche tempo dopo, da Emiliano Di Matteo e qualche giorno fa dalla consigliera Antonietta La Porta.

Capitolo a parte, l’allontanamento dell’assessore Nicola Campitelli dal carroccio, qualche male lingua afferma che ci sia lo zampino di qualche deputato europeo, non certo Elisabetta De Blasis, anche lei fuoriuscita dalla Lega qualche anno fa.  E qui, secondo i bene informati, c’è stato il secondo tentativo di far fuori il sottosegretario Luigi D’Eramo dalla guida del partito in regione.

L’assessore ha dichiarato di aver rimesso le deleghe nelle mani del presidente Marco Marsilio, riteniamo senza  dimettersi dalla carica, perché, come raccontano le cronache, ha partecipato regolarmente alla seduta di Giunta regionale.

Molto probabilmente, questo tipo di impostazione potrebbe sottendere ad un intervento del presidente della giunta regionale, per riequilibrare i pesi politici, considerato che ora la Lega è sovra rappresentata avendo ancora, al netto delle defezioni, ben tre dei sei assessori che la compongono, Nicoletta Verì, Pietro Quaresimale e Emanuele Imprudente che ricopre anche la carica di vice-presidente.

Marsilio è comunque un politico esperto, è perfettamente a conoscenza che le crisi di governo si sa come vengono aperte, ma non si sa come e quando vengono chiuse. A meno di sei mesi dalle elezioni, non pensiamo che voglia rischiare di avere la Lega fuori dalla giunta, magari con un appoggio esterno, dovendo trovare con loro, comunque, dei punti di condivisione per una nuova alleanza.

Riteniamo che tutto rimanga inalterato, Forza Italia, grazie all’ingresso di nuovi consiglieri, è il gruppo più numeroso in regione, ma sicuramente sotto stimato riguardo gli incarichi assegnati, quindi, non conviene nemmeno al segretario Luigi D’Eramo chiedere modifiche allo “status quo”  della governance attuale.

Oramai tutto quello che viene preso in considerazione, riguarda, esclusivamente, le nuove elezioni regionali del febbraio 2024, tutto il resto passa in secondo piano, comprese le difficoltà che incontrano i nostri corregionali per arrivare a fine mese.