06 Settembre 2023 - 18:38:22
di Martina Colabianchi
Dopo la richiesta, da parte del sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi e dell’assessore all’ambiente, Fabrizio Taranta, al presidente dell’Ambito territoriale di caccia della Provincia dell’Aquila, Diego Alessandri, di interdire la zona di San Giuliano – Madonna Fore dall’attività di caccia, in quanto zone molto frequentate dagli aquilani, arriva il commento di Daniele D’Angelo, consigliere di Forza Italia al Comune dell’Aquila.
Il consigliere, all’interno di una nota, ha espresso la sua contrarietà al ventilato divieto, sostenendo che questo potrebbe indurre gli animali selvatici ad avvicinarsi troppo nell’area interessata, mettendo in pericolo la popolazione che abita nei pressi o che quotidianamente vi passeggia.
“La sicurezza dei sentieri frequentati da escursionisti e camminatori non è in discussione, – dichiara D’Angelo – dal momento che le regole vigenti già prescrivono una distanza minima che li mette al riparo dalle attività venatorie. Interdire intere aree dalla caccia rischierebbe invece di aumentarne la pericolosità causata dalla fauna selvatica, oltre a mettere a rischio le abitazioni e le attività delle vicinanze“.
“I cinghiali – spiega – tendono a stanziare e a riprodursi nelle aree nelle quali sanno di essere al sicuro. Bandire dunque la caccia dall’intera zona significa attirare la fauna selvatica, favorirne l’avvicinamento alle abitazioni e alle attività, ed esporre gli stessi camminatori al pericolo di aggressione soprattutto in presenza di scrofe incinte. Senza contare il rischio di peste suina di cui le attività venatorie contribuiscono a limitare la diffusione, soprattutto nelle vicinanze degli allevamenti“.
“Non è in discussione la necessità di garantire la sicurezza degli aquilani e dei turisti che percorrono i bellissimi sentieri della nostra città, ma già esistono a questo scopo rigorose regole di distanziamento. Creare zone franche per cinghiali e fauna selvatica non solo metterebbe a rischio abitazioni e attività agricole e zootecniche – conclude -, ma costituirebbe un pericolo per gli stessi frequentatori delle nostre montagne“.