08 Settembre 2023 - 11:54:59

di Martina Colabianchi

Ho letto l’articolo pubblicato su L’Aquila Blog in data 6 settembre 2023 e sono rimasta piacevolmente sorpresa dall’attenzione che un “utente” ha avuto, tanto da segnalare in forma anonima ad un mezzo di informazione lo stato in cui versa l’attività riabilitativa che si svolge all’interno della struttura sanitaria sita nell’area di Collemaggio“.

Questo l’incipit di una nota che la consigliera Simona Giannangeli dedica al Centro di riabilitazione della Asl, sito nell’area di Collemaggio. Una struttura importante e necessaria sul territorio, in quanto si occupa ogni giorno, e con professionalità, di patologie neurologiche gravi, di supporto psicologico, di sostegno alle persone con disabilità e altre fragilità. Il punto dolente risiederebbe nella struttura che ospita questo importante supporto alla cittadinanza, descritta come fatiscente ed inadeguata ad ospitare l’ingente quantità di persone che vi si recano ogni giorno e, persino, i medici ridotti, secondo quanto denunciato da L’Aquila Blog, a lavorare in stanze dalle dimensioni di uno sgabuzzino.

Simona Giannangeli decide di ripercorrere la storia della struttura sanitaria di Collemaggioche eroga prestazioni sanitarie riabilitative ambulatoriali plurime e globali ex art. 26 L. n. 833/1978“. Dette prestazioni sono erogate, previa autorizzazione dell’UVM (unità di valutazione multidisciplinare) della Asl a donne, uomini, bambine e bambini, adolescenti affetti da patologie importanti“.

La struttura di Collemaggio è parte integrante della U.O.S.D. di Riabilitazione e garantisce i servizi
sulla città territorio con altri tre ambulatori collocati a Pizzoli, San Demetrio e presso la sede dell’ex
Onpi
“.

La consigliera, poi, passa all’esposizione di alcuni dati:

“Nel primo trimestre dell’anno 2023 le prestazioni riabilitative della U.O.S.D. sono state circa 3.956, nel secondo trimestre sono state 3840. Nel primo trimestre dell’anno 2023 le visite fisiatriche sono state 526, nel secondo trimestre sono state 447. Nel primo trimestre dell’anno 2023 i collaudi a ortesi, protesi, sedie a rotelle, deambulatori, busti erogati dalla Asl sono stati 1194, nel secondo trimestre sono stati 971. È opportuno ricordare anche che, dall’anno 2020, la struttura di Collemaggio opera in convenzione con l’Università. La storia impone di ricordare che detta struttura è stata realizzata nell’anno 2009, a seguito di delibera del Direttore Generale Dott. Marzetti e della Direttrice Sanitaria Dr.ssa Masciovecchio, in carica a quel tempo ed inaugurata nel mese di settembre dello stesso anno”.

Vale la pena ricordare anche che, nel desolato “vuoto pneumatico” del post sisma e, soprattutto, nel vuoto pneumatico in cui versa l’area di Collemaggio, questa struttura donata dalla Croce Rossa italiana, è stata progettata dal Prof. Mauro Spagnuolo, Direttore del Dipartimento delle Energie Rinnovabili presso l’Università La Sapienza di Roma, realizzata dalla Ditta Alessandrini in acciaio e legno e che era previsto un progetto di ampliamento che avrebbe ricompreso i locali adiacenti. Vale la pena ricordare che la struttura è dotata di microeolico solare e accumulatore termico come dimostrano anche i pannelli marroni che risaltano nella foto che accompagna l’articolo pubblicato su L’Aquila Blog e che questo progetto fu presentato nell’anno 2010 alla Conferenza Internazionale sul clima che si svolse a Copenhagen quale esempio di struttura ecosostenibile, nell’ambito del progetto “L’Aquila rinasce dalle macerie”.

La struttura si articola in spazi di cura decorosi ed efficienti, – continua Giannangeli – con attrezzature all’avanguardia uniche in Abruzzo, con una sala d’attesa dotata di dieci posti a sedere e, quando il clima lo permette, si può attendere all’esterno della struttura, l’unico spazio esterno dell’area di Collemaggio forse tenuto pulito, con interventi periodici di giardinaggio. All’esterno c’è il verde preservato e curato, ci sono parcheggi a raso e vi è piena accessibilità per chi è affetta/o da disabilità. Poco prima del sopraggiungere del Covid-19, la struttura è stata interessata da interventi di manutenzione sia all’esterno che all’interno“. Nel corso degli anni la struttura e l’attività sanitaria ad essa connessa sono state fortemente ed efficacemente potenziate, tanto da creare altre tre strutture sul territorio, fino a raggiungere il numero di trenta dipendenti tra mediche/i, fisioterapiste/i, logopediste/i, terapiste/i occupazionali. Le trenta figure professionali rappresentano, peraltro, una percentuale occupazionale buona da tutelare assolutamente“.

“Questa struttura rappresenta, in realtà, un luogo prezioso di cura pubblica, di cura territoriale, di cura che cura. E’ un luogo da tutelare e sostenere, in una città territorio dove l’Ospedale nel suo complesso è al collasso, dove si vuol fare l’Ospedale di Comunità all’interno dello stesso San Salvatore, dove l’unica area a destinazione sanitaria ovvero Collemaggio è lasciata al più totale abbandono e conseguente degrado da parte di chi amministra, dove la sanità pubblica è strangolata dalla liste d’attesa che spingono a ricercare cure nelle strutture private, dove il sistema sanitario ha subito un gravissimo attacco al sistema informatico che ha determinato disservizi che ancora durano e ha causato la violazione dei diritti alla riservatezza di buona parte della comunità e dove nulla si è fatto o si è andato ad acclarare per denunciare il progressivo venir meno dei trattamenti plurimi e globali domiciliari previsti dalla su richiamata legge”.

Bisogna fare attenzione nello svilire una struttura simile, nello svuotarla di significato in nome di
chissà quali obiettivi. L’area di Collemaggio è un luogo prezioso, denso di memoria storica e sociale, dimenticato dolosamente in attesa di speculazioni che si fanno più urgenti in pieno “mercato elettorale” per le elezioni regionali
. Questa struttura deve vivere, deve essere ampliata come già previsto, perché funziona, perché garantisce la cura pubblica, perché l’area sanitaria più significativa della città non può e non deve essere ulteriormente svuotata e svilita nella sua funzione pubblica. E’ necessario e doveroso vigilare,
– conclude Giannangeli – vigilare tanto per impedire alle logiche del mercato economico e del mercato elettorale di mettere a rischio una esperienza sanitaria ed umana e pubblica come questa“.