19 Settembre 2023 - 10:56:44

di Martina Colabianchi

La Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità (FIALS) L’Aquila denuncia le condizioni in cui si troverebbe il centro trasfusionale di Avezzano, di cui ha segnalato le criticità riscontrate dai lavoratori all’amministrazione della Asl.

In particolare, come si legge in un comunicato a firma Simone Tempesta, segretario provinciale FIALS L’Aquila, “il centro trasfusionale di Avezzano nei turni pomeridiani e notturni  frequentemente si trova ad operare senza la presenza del medico il cui intervento è garantito solo tramite il servizio telematico “validazione a distanza” del SIT del P.O. dell’Aquila“.

Le difficoltà riscontrate dal centro trasfusionale di Avezzano si inserisce all’interno di una crisi più generale della sanità della provincia aquilana, di cui FIALS fa una sintesi: “Gli organici dell’ASL sono in condizioni critiche: mancano infermieri, ausiliari, operatori socio sanitari, tecnici, amministrativi, medici, psicologi. In molti casi i dipendenti sono costretti a rinunciare al riposo settimanale e gli ausiliari a lavorare in più reparti contemporaneamente. Il numero di dipendenti, nel corso degli anni  si è drasticamente ridotto, attualmente esiste un’oggettiva carenza di tutte le figure professionali necessarie per la corretta erogazione dei servizi“.

I lavoratori – continua Tempesta – assolvono al loro dovere con sacrificio ed abnegazione svolgendo i loro compiti nel migliore possibile dei modi ma a questo encomiabile impegno si deve associare un’adeguata dotazione di personale“.

Per quanto concerne, nello specifico, il centro trasfusionale di Avezzano, “si sottolinea la non adeguatezza del sistema organizzativo applicato che difetta della mancanza di accesso e visualizzazione diretta da parte del ‘medico a distanza’ dei test pretrasfusionali e dell’assenza del secondo medico reperibile in loco per le urgenze-emergenze particolari e/o eccezionali che ne richiedono l’imprescindibile presenza. In più, si mette in evidenza l’assenza di un protocollo operativo che pianifichi la procedura corretta da eseguire per continuare ad operare nei casi in cui ci sia un’interruzione della connessione internet o della corrente elettrica o un’avaria dello strumento analitico in uso che renderebbe impossibile validare manualmente l’esame eseguito o stampare le etichette da applicare sulle sacche di sangue“.

A questo si aggiunga – prosegue – che i problemi generati dall’attacco hacker non sono stati ancora pienamente risolti e che quindi persistono delle discrepanze tra ciò che risulta sul sistema informatico e la giacenza effettiva nell’emoteca rendendo impossibile assegnare le sacche non etichettate senza la presenza in sede del medico“.

Un altro problema, poi, riguarderebbe l’ubicazione del servizio trasfusionale, che “è localizzato in un sotterraneo con scarsissima copertura internet e di linea per cui si lavora in isolamento senza alcuna protezione in caso di eventi avversi. Si ricorda che i dispositivi “uomo a terra” o similari sono congegni indispensabili e salva-vita per i lavoratori solitari o isolati (D.lgs. 81/08). La mancanza di campo per la telefonia mobile e l’assenza di connessione internet costringe il personale ad uscire nel parcheggio anche in condizioni climatiche avverse per comunicare con il medico di turno “a distanza” al fine di valutare l’operato del TSLB attraverso mezzi di comunicazione personali“.

Ciò detto, – conclude – invitiamo il Direttore Generale a reprimere tutti i comportamenti che possano essere potenzialmente o fattualmente lesivi della dignità dei lavoratori e a far applicare tutti gli istituti contrattuali con la stessa rigidità che viene utilizzata per la verifica delle spettanze dell’indennità di turno“.