20 Settembre 2023 - 12:06:43
di Beatrice Tomassi
È stato accolto da una calorosa folla Domenico Iannacone, ieri a L’Aquila per portare all’Auditorium del Parco il suo spettacolo teatrale “Che ci faccio qui”, andato sold out in pochi giorni, in cui il giornalista trasforma le sue inchieste in uno spazio intimo, capace di far riflettere e, allo stesso tempo, denunciare.
Lo abbiamo intervistato poco prima di salire sul palco.
Domenico Iannacone il suo teatro di narrazione approda a L’Aquila, cosa vedremo sul palco?
“Vedremo una narrazione che ha a che fare con tanta contaminazione, ci sarà la parola, ci saranno le immagini, ci sarà il cinema, ci sarà il teatro, ci saranno le mie inchieste, ci saranno le storie e poi ci sarà anche la possibilità di comprendere il mio lavoro televisivo in un’altra prospettiva, come se spiegassi delle cose che la televisione, per forza di cose, non può svelare fino in fondo”.
Cosa si aspetta da questa serata?
“Mi aspetto di immergermi in una realtà vicina alle mie origini molisane, quindi mi sento un po’ a casa. E poi vengo perché chiamato dalla Comunità 24 luglio, che qui compie un’azione di rigenerazione sociale. Quando ci sono queste cose io vengo sempre volentieri”.
Ed è proprio così, Iannacone è stato ospite della Comunità 24 luglio. Il presidente, Gaspare Ferella, ha spiegato come l’evento sia stato voluto per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle diverse difficoltà che le minoranze si trovano a vivere. “Tutti i lavori che ha fatto Domenico Iannacone, sia a livello teatrale sia a livello televisivo, ci riguardano e riguardano le minoranze – ha detto – che, purtroppo, in questo momento arrancano ad andare avanti”.
L’ultima domanda che abbiamo posto a Iannacone è stata questa: se dovesse raccontare la città dell’Aquila, cosa direbbe?
“Ad oggi tornei a raccontare la vita di questo posto. Mi piacerebbe ritrovare la sua umanità. Credo che quando succedono degli eventi traumatici, oltre alle case bisogna ricostruire le coscienze e, quindi, se si se si torna a riscoprire le coscienze forse le città ritorneranno a vivere”.