29 Settembre 2023 - 11:42:00

di Luca Bergamotto Amministratore di News Town

È andato via giovane nell’età e nell’aspetto Giulio Petrilli.

Figura emblematica della sinistra italiana, poiché sarebbe riduttivo confinarlo nella sua amata L’Aquila.

Era figlio di una famiglia benestante, padre imprenditore e madre maestra. Giulio avrebbe potuto essere come tanti figli di Papà, bella vita e aperitivi. Invece no, i suoi ideali in prima fila, anteposti spesso ad ogni ragionevole prudenza, il cuore oltre l’ostacolo.

Lo ricordo risalire la china di via Roma verso i Quattro Cantoni, metafora di una vita in salita, insieme ai suoi amici di sempre, con la verve del dibattito ma mai curvo, anzi con un sorriso che, a dispetto di ogni retorica costruita sui fatti, era l’emblema di un animo buono, forte e gentile.

Se ne va senza aver raggiunto l’obiettivo che perseguiva da tempo, riscattare la sua ingiusta detenzione, anch’esso fatto più di principio che di vile denaro, esiti di battaglie che, condivise o meno erano ispirate ad un ideale e perciò stesse nobili.

Giulio se ne va all’improvviso, una catarsi non scritta, non voluta, ma paradossalmente in linea con il personaggio, con la sua storia.

Petrilli è stato un uomo poliedrico, sempre impegnato, alla ricerca di un centro di gravità permanente, rivoluzionario ma a suo modo mitteleuropeo nella sua adottata Belgrado, dove ha trascorso lunghi periodi della sua esistenza.

L’Aquila perde non solo un figlio, bensì una pietra angolare nella battaglia delle idee.

Noi perdiamo un amico sincero, al quale abbiamo sempre prestato attenzione e dato voce.