17 Novembre 2023 - 11:50:06

di Redazione

L’attività produttiva abruzzese è in crescita dell’1,2 per cento rispetto al
semestre corrispondente del 2022, in linea con la dinamica del Pil nazionale. E’ quanto emerso dall’indicatore trimestrale dell’economia regionale (Iter) elaborato
dalla Banca d’Italia, nel complesso del primo semestre dell’anno

L’aggiornamento congiunturale della Banca d’Italia sull’economia dell’Abruzzo è stato presentato stamattina in occasione di una conferenza stampa nella sede della filiale regionale dell’Aquila.

Nel secondo trimestre il prodotto ha, tuttavia, sensibilmente decelerato, risentendo del
rallentamento della domanda interna che riflette il peggioramento delle
condizioni di accesso al credito e l’erosione dei redditi delle famiglie dovuta
all’elevata inflazione. Secondo quanto dall’aggiornamento congiunturale, tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023, la fase di graduale riassorbimento dei passati rincari energetici e i segnali di superamento delle tensioni lungo le catene di fornitura delle materie prime hanno inciso positivamente sul clima di fiducia
delle imprese manifatturiere del Mezzogiorno, il cui indicatore nei mesi
successivi si è sostanzialmente stabilizzato su valori ancora inferiori a quelli
raggiunti prima dello scoppio del conflitto in Ucraina.

Nell’automotive, il più rilevante comparto industriale della regione,
l’attività produttiva è tornata a espandersi, beneficiando del superamento
delle strozzature nell’offerta di semiconduttori. Ne è seguita una ripresa delle
vendite all’estero di veicoli commerciali leggeri, il principale prodotto del
settore, con effetti positivi sulla dinamica dell’export regionale, cresciuto a
un ritmo superiore a quello dell’Italia. È proseguita nel semestre la forte
espansione delle esportazioni del settore farmaceutico.

Dal sondaggio realizzato dalla Banca d’Italia presso un campione di imprese
manifatturiere
della regione è emersa una moderata crescita delle ore
lavorate nei primi tre trimestri dell’anno. A fronte di quantità vendute
sostanzialmente stabili, l’andamento del fatturato avrebbe beneficiato dei rialzi
di prezzo praticati da molte imprese anche nel corso del 2023 in risposta ai più
alti costi dell’energia. La maggior parte delle aziende intervistate ha rispettato i programmi di
investimento formulati per l’anno in corso, che indicavano una spesa in
riduzione rispetto all’anno precedente; per il 2024 il processo di
accumulazione del capitale dovrebbe ristagnare, anche in connessione con la fase
di rialzo del costo del credito.

Nel settore delle costruzioni si è attenuato l’effetto espansivo indotto dagli
incentivi per la riqualificazione del patrimonio edilizio; secondo le indicazioni del
sondaggio presso le imprese del comparto, i livelli di attività avrebbero però
beneficiato della realizzazione degli interventi legati al Piano nazionale di ripresa
e resilienza (PNRR). Sono al contempo proseguite le attività di ricostruzione nei
territori della regione colpiti dagli eventi sismici.
In base all’analisi dei bandi di gara per l’aggiudicazione delle risorse del
PNRR e del Piano nazionale per gli interventi complementari al PNRR (PNC) e
dei successivi decreti di attribuzione, alla data del 10 ottobre risultavano
assegnati a soggetti attuatori pubblici per progetti da realizzare nel territorio
abruzzese complessivamente oltre 3,8 miliardi (pari a 3.034 euro pro capite;
2.120 in Italia). L’inasprimento delle condizioni di finanziamento ha pesato sul mercato
immobiliare della regione, dove si è registrata una marcata contrazione delle
compravendite (-13,3 per cento per gli immobili residenziali), interrompendo la
fase espansiva degli ultimi due anni.
Nel terziario la ripresa dei livelli di attività si è affievolita, risentendo in
particolare dell’indebolimento dei consumi delle famiglie, penalizzati dalla
riduzione del potere di acquisto. Nel comparto dei beni durevoli sono
tornate ad aumentare le vendite di nuove auto (+9,0 per cento nel periodo
gennaio-settembre), sebbene in misura meno sostenuta rispetto al dato
nazionale. I flussi turistici hanno continuato a crescere (+9,3 per cento nel
periodo gennaio-settembre; dati provvisori), anche se a un ritmo inferiore
rispetto allo scorso anno.
La redditività delle imprese è rimasta sostanzialmente stabile e la
liquidità continua a permanere sui livelli storicamente elevati raggiunti subito
dopo lo scoppio della pandemia.

Nella prima parte dell’anno è proseguito il miglioramento del quadro
occupazionale
in regione (+4,0 per cento gli occupati nella media del
semestre). La partecipazione al mercato del lavoro è ancora aumentata
(tasso di attività al 66,6 per cento); in particolare, quella femminile ha
ampiamente recuperato i livelli pre-pandemici. Rispetto allo stesso periodo dello
scorso anno, nei primi sei mesi del 2023 sono cresciute sia le nuove posizioni
lavorative a temine sia quelle a tempo indeterminato. Le attivazioni nette sono
aumentate in tutti i settori, ad eccezione delle costruzioni.
I prestiti alle imprese della regione sono diminuiti (-2,7 per cento a
giugno; 2,6 per cento a dicembre 2022), riflettendo sia le politiche di offerta
più caute degli intermediari sia la debolezza della domanda di
finanziamenti, frenata dall’incremento del costo del credito e dalle minori
esigenze di liquidità. I prestiti alle famiglie hanno continuato a crescere nella
componente del credito al consumo (+5,2 per cento), mentre le erogazioni
di mutui si sono fortemente ridotte (-34,1 per cento nel primo semestre
rispetto al corrispondente periodo del 2022), risentendo della fase di rialzo dei
tassi di interesse.
Pur in un contesto di consistente aumento del costo del credito, la qualità
degli affidamenti è rimasta sinora sostanzialmente stabile, sia per le imprese
sia per le famiglie (a giugno 2023 il tasso di deterioramento era pari all’1,9 e allo
0,9 per cento, rispettivamente).
Dopo la fase fortemente espansiva del triennio precedente, i depositi
bancari
hanno cominciato a diminuire (-2,2 per cento a giugno 2023). La ricerca
di rendimenti più elevati sugli investimenti finanziari ha incentivato una parziale
ricomposizione del risparmio delle famiglie dai depositi, specie quelli di
importo più elevato, verso soprattutto i titoli di Stato.