23 Novembre 2023 - 11:14:08

di Martina Colabianchi

È in corso all’Aquila il programma del Comune denominato “Non è solo il 25 novembre” ed Eugenia Roccella, ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, è stata in città per la campagna di diffusione del 1522. Ma è opportuno ricordare che il 1522 è stato istituito nell’anno 2006 dall’allora Dipartimento delle Pari Opportunità, quale numero gratuito di pubblica utilità con l’obiettivo di sviluppare un’ampia azione di sistema per l’emersione e il contrasto del fenomeno della violenza intra ed extra familiare a danno delle donne. Trattasi quindi di un numero che esiste da 17 anni e che ha permesso alle donne di rivolgersi ai centri antiviolenza operanti nel Paese“.

Così, in una nota, la capogruppo di L’Aquila Coraggiosa in Consiglio comunale, Simona Giannangeli, in merito alla visita della ministra Eugenia Roccella a L’Aquila in occasione dell’avvio della campagna di diffusione del numero antiviolenza 1522 sui mezzi del trasporto pubblico. Numero che sta registrando, secondo i dati, un’impennata di telefonate dal giorno del tragico ritrovamento del corpo della giovane Giulia Cecchettin, ennesima donna uccisa da un uomo. Femminicidio che, come ricorda Giannangeli nel suo intervento, ha portato il Senato ad approvare all’unanimità, “con inaspettata accelerazione“, il DDL Roccella con all’interno misure di contrasto e prevenzione alla violenza di genere.

Ma è doveroso rammentare – afferma la consigliera – che l’attuale ministra, la quale oggi invoca azioni più severe di contrasto alla violenza maschile e forme di tutela più efficaci per le donne, è la stessa che si è dichiarata assolutamente contraria alla pillola abortiva Ru486, alla contraccezione gratuita, al diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, ovvero contraria alla libera espressione dei diritti di autodeterminazione delle donne, oltre che contraria alle adozioni per le coppie omosessuali ed alle unioni civili, rimarcando che la famiglia è una sola, come recita il suo dicastero“.

“Non si contrasta così la violenza maschile. Se si continuano a comprimere i diritti all’autodeterminazione delle donne, se si mantiene il sistema di potere maschile, se non si rompono gli assetti asimmetrici di potere esistenti, la violenza maschile continuerà, perché non è mai stata un’emergenza, ma un solido dato strutturale specifico in questo paese. Non si contrasta la violenza maschile, se non si riconoscono i diritti di autodeterminazione delle donne e la ministra Roccella nega in radice questi diritti”.

Il 25 novembre 2022, – ricorda Giannangeli – presentai in Consiglio comunale un ordine del giorno poi approvato all’unanimità che chiedeva fondi strutturali al Centro Antiviolenza dell’Aquila ed immobili più adeguati da adibire a casa rifugio. Ad un anno dall’approvazione di quell’ordine del giorno, che ha inchiodato questa amministrazione ad assumersi la responsabilità di reperire ed assegnare fondi e ulteriori immobili al centro antiviolenza, sono a ribadire che sostenere i centri e le case rifugio in modo adeguato e riconoscere effettivamente l’autorevolezza e la specificità della loro azione politica di contrasto della violenza maschile è doveroso, se no si fa solo propaganda ad uso e consumo delle solite politiche ipocrite riservate al tema che durano lo spazio di una manciata di giorni a novembre“.

“Il femminicidio di Giulia Cecchettin sta svelando ancora una volta il volto patriarcale e misogino di questo paese, sta svelando ancora una volta che non esistono mostri, ma bravi ragazzi di ogni età che eliminano le vite delle donne, quando queste scelgono, quando queste decidono di chiudere una relazione, quando disattendono le loro aspettative. Turetta ha accoltellato Giulia, l’ha trasportata per chilometri in auto, l’ha scaricata come immondizia in un fosso ed oggi dichiara che avrebbe voluto suicidarsi, ma non ce l’ha fatta”.

Filippo Turetta svela e conferma ancora una volta che sono i figli del patriarcato ad accoltellare le donne in questo paese, senza bisogno di scomodare teorie psicanalitiche o di avviare terapie psicologiche collettive maschili – continua. Le parole di Elena Cecchettin sono parole fondamentali ed inesorabili, quelle che la maggioranza di questo paese non vuole ascoltare“.

Dobbiamo seguire le sue parole invece ed essere con lei nelle piazze, nelle mobilitazioni permanenti, nella rabbia da sprigionare ovunque. Altro che minuti di silenzio“, conclude Simona Giannangeli.