05 Dicembre 2023 - 18:24:20

di Tommaso Cotellessa

Un microscopio ottico di ultima generazione, in grado di acquisire immagini ad alta risoluzione, per osservare la struttura dei tartufi d’Abruzzo. La tutela dell’identità del pregiato fungo ipogeo passa anche dal contributo scientifico che Arta Abruzzo ha inteso fornire durante la seconda edizione della Fiera internazionale del tartufo d’Abruzzo, che si è svolta a L’Aquila lo scorso weekend.

L’Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente è stata presente durante la tre giorni con uno stand espositivo all’interno del quale sono state messe a disposizione dei visitatori le più moderne strumentazioni scientifiche per cogliere le più impercettibili sfumature nelle strutture delle nove varietà abruzzesi.

Da anni – dichiara il vice presidente della Regione Abruzzo con delega all’Agricoltura e all’Ambiente, Emanuele Imprudente – stiamo lavorando per valorizzare le migliori eccellenze enogastronomiche del nostro territorio.  La fiera è nata con lo scopo di far conoscere un prodotto di cui è ricca la nostra terra, di cui dobbiamo essere orgogliosi. Da questo privilegio – continua Imprudente – deriva però il dovere di tutelare la ricchezza rappresentata dalle formazioni vegetazionali della regione e le tante aree soggette a frammentazione e consumo del suolo, attraverso il miglioramento delle tartufaie esistenti e l’incentivazione della forestazione”.

Mediante un sofisticato microscopio ottico di ultima generazione predisposto all’interno dello stand dell’Agenzia e grazie alla collaborazione di un team di esperti micologi in servizio presso il Centro di riferimento regionale per la micologia del distretto Arta di l’Aquila, i partecipanti alla fiera hanno avuto la possibilità di osservare le caratteristiche delle spore presenti in tutte le varietà di tartufo tipiche della regione. L’iniziativa ha permesso di approfondire la conoscenza di questo prezioso frutto della terra e di comprenderne caratteristiche e peculiarità.

“Esiste un filo conduttore che lega Arta Abruzzo – dichiara il direttore generale dell’Agenzia, Maurizio Dionisio con la tutela del prelibato fungo ipogeo: il continuo monitoraggio dei principali fattori ambientali ben si coniuga con la purezza di un prodotto che trova il suo habitat naturale all’interno di un ecosistema protetto nella sua globalità”.

La relazione esistente tra le caratteristiche peculiari del territorio abruzzese e la produzione di varietà di pregio di tartufo è strettamente legata agli ecosistemi presenti. Ad esempio, nelle zone ricche di faggeti e pioppeti, spesso ubicate nelle vaste e umide foreste della provincia di Chieti, si creano le condizioni ottimali per la crescita del Tuber Magnatum Pico, il rinomato tartufo bianco abruzzese, apprezzato per le sue qualità inconfondibili. Allo stesso tempo, il tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum Vitt.) prospera ad alta quota, a partire dai 1000 metri, nelle tantissime zone collinari e pedemontane dell’Aquilano. Il tartufo nero uncinato o scorzone invernale (Tuber uncinatum Chatin) si sviluppa, invece, preferibilmente in boschi di alberi a foglia larga e su terreni prevalentemente argillosi, mentre il bianchetto (Tuber borchii Vitt.) cresce addirittura lungo la costa, in prossimità di pinete e terreni sabbiosi.

Questa variegata distribuzione del tartufo in base alle caratteristiche ambientali ed ecosistemiche specifiche conferma l’interconnessione tra la geografia del territorio abruzzese e la diversificata produzione di pregiatissime varietà di tartufo.

Promuovere la tutela delle tartufaie, difendere gli ecosistemi, prevenire la frammentazione del territorio e incoraggiare la forestazione – continua Imprudente – sono obiettivi centrali nell’azione amministrativa dell’Assessorato all’Agricoltura che stiamo perseguendo tramite i bandi previsti dal Complemento di Programmazione per lo Sviluppo Rurale (Csr) e tutto il resto della programmazione dei fondi comunitari attuata sino ad oggi. Questi sforzi – conclude il vice presidente – mirano non solo a salvaguardare le risorse naturali attuali, come le tartufaie, ma anche a creare un ambiente sano e sostenibile per le generazioni future”.