15 Dicembre 2023 - 11:42:30

di Redazione

“Ci rivolgiamo a lei, quale guida spirituale della nostra Comunità, auspicando ascolto ed interessamento. Siamo lavoratrici e lavoratori del call center Tecnocall dell’Aquila. Ci occupiamo di servizi alla clientela del mercato tutelato dell’energia, gestito per conto di Acea. Il nostro prossimo destino, rischia di essere drammaticamente risucchiato nel calderone sempre affollato degli effetti collaterali delle novità normative. Noi però siamo carne ed ossa. Siamo più di cento lavoratrici e lavoratori, quindi cento famiglie che si apprestano al Santo Natale in una condizione di assoluta disperazione”.

Inizia così, la lettera all’arcivescovo dell’Aquila, il cardinale Giuseppe Petrocchi, degli oltre 100 lavoratori del call center Tecnocall che rischiano il licenziamento a causa del mancato ripristino della clausola di salvaguardia cancellata nel decreto Energia, nel passaggio dal mercato tutelato a quello libero.

“In effetti con il nuovo anno cesserà di esistere il mercato tutelato, ed il decreto legge promosso dal governo del Paese , non prevede nessuna tutela per chi come noi in quel mercato opera. Abbiamo lottato, eravamo convinte e convinti di aver trovato una soluzione. Era stata inserita in una prima bozza di detto decreto, decreto Energia cosi si chiama, la nostra rivendicata clausola sociale – aggiungono i lavoratori – Drammaticamente e senza una motivazione a noi comprensibile tale salvaguardia è stata cancellata e noi a pochi giorni dalla data della fine dell’anno siamo piombate e piombati in una condizione disperata. Rivolgiamo a lei queste poche righe affinché nel suo ruolo di altissima guida spirituale della comunità possa intercedere presso le funzioni della decisione politica perché il delineato nuovo dramma sociale possa essere disinnescato”.

“Comprendiamo di essere irrituali nel rivolgerci a lei, siamo allo stesso tempo consapevoli di dover percorrere ogni strada utile perché non riusciamo ad immaginarci come i prossimi disperati di una collettività già provata e disgregata. Il nostro lavoro sino ad oggi ci ha garantito dignità, funzione sociale e pane quotidiano”, conclude la lettera.