20 Dicembre 2023 - 10:00:37

di Redazione

Il Cresa Centro Studi dell’Agenzia per lo Sviluppo della Camera di Commercio del Gran Sasso, attraverso la lettura dei dati Istat più aggiornati, ha analizzato reddito, povertà relativa, situazione abitativa e principali difficoltà economiche delle famiglie abruzzesi anche in confronto con la realtà nazionale e meridionale.

Nel 2021 il reddito medio annuo familiare regionale è di 29 mila euro, pari all’86% del valore nazionale e al 106% di quello del Sud. L’Abruzzo, pari merito con la Basilicata, figura nella prima posizione della classifica delle regioni del Sud ma, nonostante la ripresa su base annua dell’11% (più marcato del 5% del Nord, del 2% del Centro e dell’1% del Sud), insieme alla sola Campania, non ha recuperato il valore del 2019.

Quanto a fonte di reddito, analogamente al resto del Paese, il reddito netto familiare da lavoro dipendente in Abruzzo prevale su quello autonomo (37,6 e 27,4 mila euro) e sulle pensioni e trasferimenti pubblici (23,6 mila euro). Rispetto alle altre regioni del Sud sensibilmente più alto è il reddito da lavoro dipendente, molto inferiore quello da lavoro autonomo e più basso della Campania e della Calabria quello da pensioni e altri trasferimenti pubblici. È interessante osservare che l’importo medio annuo pro-capite dei redditi pensionistici nel 2021 è in Abruzzo di 18,1 mila euro, valore inferiore alla media italiana (-1.7 mila euro) ma superiore alla media ripartizionale (+800 euro). Nel 2021, l’11,1 % dei pensionati abruzzesi, a fronte del 9,6% degli italiani, ha percepito meno di 500 euro di reddito pensionistico lordo mensile.

Nell’ambito dei trasferimenti pubblici rilevano il reddito e la pensione di cittadinanza: i nuclei beneficiari sono 31,9 mila (33,9 mila nel 2021) di cui 28,9 mila del reddito (era 30,5 mila) e 3,1 mila della pensione (era 3,4 mila). Le persone interessate sono 63,2 mila (69,7 mila nel 2021), 59,7 mila delle quali hanno avuto accesso al reddito (era 65,8 mila) e 3,5 mila alla pensione (era 3,9 mila). L’importo medio ammonta nel 2022 a 550 euro per il reddito e di 288 euro per la pensione, sostanzialmente invariati rispetto all’anno precedente.

Nel confronto con il 2019 l’Abruzzo riporta un incremento del reddito da lavoro dipendente dell’8% secondo nel Sud alla sola Basilicata (+24%) e, in controtendenza rispetto a quanto si osserva nella maggior parte della stessa circoscrizione, flessioni di quello da lavoro autonomo (-17%) e da trasferimenti pubblici (-8%) più accentuata della Campania (-6%) e meno intensa del Molise (-15%).

Relativamente alla composizione per fonte di reddito prevalente la quota di famiglie abruzzesi che può contare sul lavoro dipendente è allineata al Sud (39% e 40%) e inferiore all’Italia (44%), quella che ha principalmente reddito da lavoro autonomo è pari alla media nazionale (12%) e analoga alla ripartizionale (11%) e la quota di famiglie la cui economia si fonda su pensioni e altri trasferimenti pubblici è superiore ad entrambe (48% contro 46% del Sud e 42% nazionale). Rispetto all’anno prepandemico e alle circoscrizioni territoriali aumenta in misura maggiore l’incidenza delle famiglie che si mantengono prevalentemente con il lavoro dipendente (+8 p.p.) e diminuiscono quelle con reddito derivante da lavoro autonomo (-17 p.p.) e da trasferimenti pubblici (-8 p.p.). Poiché la distribuzione del reddito non è simmetrica, la maggioranza delle famiglie ha percepito un importo inferiore al reddito mediano1: nel 2021 il 50% delle famiglie residenti in Abruzzo ha un reddito non superiore a 23,3 mila euro (Italia 27 mila euro; Sud: 22,7 mila euro), con un decremento rispetto al 2019 in termini nominali dell’8% a fronte di una sostanziale stabilità nazionale e di una crescita del Sud dell’1%.

Per avere una misura sintetica della diseguaglianza nella distribuzione dei redditi si pensi che in Abruzzo il 20% più abbiente ha un reddito pari a 4,5 volte quello del 20% del più povero. La disparità regionale, abbastanza stabile negli anni, è meno accentuata di quella che si osserva al Nord (4,9), al Centro (5,2), al Sud (6,4) e nelle Isole (7,0).

La povertà relativa riguarda le famiglie che hanno una spesa per consumi pari o al di sotto di una soglia (linea di povertà) che per una famiglia di due componenti è fissata in 1.150 euro al mese e che varia a seconda del numero di componenti sulla base della scala di equivalenza di Carbonaro. Sono cioè in condizione di povertà relativa le famiglie con consumi che sono significativamente inferiori a quelli effettuati in media dalle famiglie con lo stesso numero di componenti. Questo indicatore, considerando il livello di vita standard, non tiene conto solo dei consumi ma anche del tenore di vita della società.

Nel 2022 la povertà relativa in Abruzzo interessa oltre 59,7 mila famiglie (11% del totale) e più di 173,5 mila persone (14%). L’incidenza, pur essendo assai inferiore a quella che si registra nel Sud (rispettivamente 22% e 26%), è molto superiore rispetto al Nord (6% e 9%) e al Centro (6% e 10%).
Il confronto con il 2019 evidenzia, in controtendenza con quanto si osserva nel complesso delle regioni meridionali e in modo più accentuato delle centro-settentrionali, una diminuzione in termini sia di famiglie (-5 p.p.) sia di persone povere (-3%).

In Abruzzo più di 35 persone su 100 (Sud: 41; Italia: 24) e più di 41 minori sono a rischio di povertà o esclusione sociale. In particolare poco meno di 30 contro le 33 del Sud e le 20 italiane vive in famiglie a rischio di povertà2, più di 10 (Mezzogiorno: 11; Italia: 5) versa in stato di grave deprivazione materiale e sociale3 e poco meno di 12 (18 Sud e 10 Italia) vive in famiglie a bassa intensità di lavoro4. Confrontando i dati con quelli 2021, l’Abruzzo vede pressoché invariata l’incidenza delle persone a rischio di povertà e di esclusione sociale e aumentata di quasi 2 p.p. la quota di individui minacciati dalla povertà, indicatori che riportano incrementi in Molise, Puglia e Calabria e diminuzioni in Campania e Basilicata. In flessione, invece, le incidenze regionali delle persone in stato di grave deprivazione materiale e sociale (-4 p.p., il miglior risultato tra le regioni del Sud) e dei residenti in famiglie con bassa intensità di lavoro (-1 p.p., peggiore solo di Molise e Campania).

Importante è anche la valutazione della situazione economica e delle sue variazioni del tempo: nel 2022 il 32% delle famiglie, migliore del 38% del 2019, le considerano assolutamente insufficienti (3% era 4%) o scarse (29% era 34%), il 66% adeguate (era 61%) e l’1,4% ottime (era 0,7%). Rispetto alle altre regioni l’Abruzzo mostra la più incisiva flessione delle famiglie che si ritengono in difficoltà, e i più consistenti aumenti di quelle che valutano le proprie risorse adeguate e ottime.
Riguardo l’andamento delle condizioni economiche rispetto all’anno precedente il 39% delle famiglie ritiene sia peggiorata (31%; Sud: 26%; Italia: 28%) e molto peggiorata (8% contro 7% e 8%) e solo il 9% migliorata (8% e 9%). Nel confronto con la valutazione espressa nel 2021 aumenta più che a livello nazionale e circoscrizionale l’incidenza di famiglie che giudicano la propria condizione economica peggiorata e molto peggiorata (8,2 p.p., 4,6 p.p. e 1,8 p.p.), diminuisce la rilevanza di quelle che non riportano variazioni di rilievo (-7,3 p.p. e -5,8 p.p. e -3,7 p.p.).

Inoltre il 28% (era 24% nel 2019) ha più di qualche difficoltà ad arrivare a fine mese e solo il 4% (era il 9%) riesce a farlo con facilità, il 44% (era 43%) ha problemi ad affrontare spese impreviste e il 40% (era 61%) non riesce a risparmiare. Rispetto alla capacità di arrivare a fine mese e a sostenere spese impreviste l’Abruzzo presenta valori migliori del Sud e peggiori dell’Italia e considerando la capacità di risparmio figura tra le più virtuose in Italia dopo Lombardia e Veneto.
Nel confronto con il 2019 la regione mostra un aumento dell’incidenza di famiglie che hanno difficoltà a “sbarcare il lunario” (+4,2 p.p.) inferiore solo a Piemonte e Veneto e la più incisiva flessione (-5,3 p.p.) del peso di famiglie che non hanno alcun problema nel farlo. Diversamente dalle altre regioni del Sud Calabria esclusa, mostra un incremento (+1 p.p.) della incapacità di affrontare spese impreviste e al contempo una flessione importante (-21 p.p.), il miglior risultato tra tutte le regioni italiane, della impossibilità risparmiare.

Sulle condizioni delle famiglie incide anche la situazione abitativa. Il quadro abruzzese è migliore di quello nazionale e ripartizionale: è in affitto il 13% delle famiglie (Italia e Sud: 20%) mentre il restante 86,7% possiede una abitazione di proprietà. Migliore è anche la valutazione delle caratteristi-che delle abitazioni che sono più frequentemente fornite di impianti di riscaldamento (98% contro 92% italiano e 87% del Sud), di dimensioni adeguate (92% contro 88% di entrambi), non troppo distanti da quelle dei familiari (85%; Italia: 81%; Sud: 80%) e non in cattive condizioni (95% pari al valore italiano e 94% del Sud). Relativamente a queste ultime buono è il giudizio riguardante la solidità delle strutture, la presenza di umidità e la luminosità. Al contrario, viene espresso malcontento per le eccessive spese che l’alloggio comporta anche se tale opinione confligge con il fatto che esse incidono sul totale delle spese familiari per l’11%, uno dei pesi più bassi nel Meridione, eccezion fatta per Calabria e Campania.