23 Dicembre 2023 - 17:28:03
di Martina Colabianchi
Anche in periodo prenatalizio continua la mobilitazione dei Comitati cittadini per l’ambiente di Sulmona contro la centrale e il metanodotto Snam. Questa mattina é stato attuato un sit-in nel mercato di piazza Garibaldi, che ha visto un notevole afflusso di avventori anche grazie ad una giornata quasi primaverile.
Gli attivisti, muniti di bandiere e cartelli a formare la scritta “NO SNAM”, si sono collocati sulla scalinata (“cordoni”) che dall’acquedotto svevo porta al mercato; mentre altri ambientalisti distribuivano volantini spiegando ai cittadini e ai turisti le ragioni della lotta che da 16 anni viene portata avanti per impedire l’insediamento nel territorio peligno dei due impianti, secondo i comitati, fortemente impattanti.
“Perché diciamo no alla centrale e al metanodotto Snam? – questo il testo dei volantini distribuiti -. Perché sono due opere inutili, concepite 20 anni fa quando si pensava che il consumo del gas in Italia sarebbe aumentato. In realtà, dopo il picco massimo raggiunto nel 2005 con oltre 86 miliardi di metri cubi, i consumi di metano sono andati diminuendo e arriveranno alla fine di quest’anno a poco più di 60 miliardi di metri cubi. Quindi le infrastrutture metanifere esistenti (gasdotti, centrali, stoccaggi ecc.) non solo sono sufficienti ma sono eccessive rispetto al fabbisogno del Paese“.
“Il costo della centrale e del metanodotto – pari a due miliardi e 500 milioni di euro – non lo pagherà la Snam ma lo pagheremo noi cittadini attraverso le bollette, che aumenteranno perché comprenderanno per i prossimi 40/50 anni i costi di ammortamento di queste due inutili opere“.
“Il metanodotto di 430 chilometri da Sulmona a Minerbio (BO) è chiamato dalla Snam “Linea Adriatica” – prosegue il testo del volantino -. In realtà attraversa l’Appennino, devastandolo. È stato calcolato che saranno abbattuti milioni di alberi. La condotta, inoltre, passa lungo le aree più altamente sismiche dell’Italia, già colpite dai terremoti dell’Aquila e di Umbria e Marche. Anche il sito della centrale, a Case Pente di Sulmona, è classificato di massima sismicità, è un importante corridoio faunistico per l’Orso bruno marsicano ed è di rilevante interesse archeologico (sono state già rinvenute decine di tombe antichissime). Le emissioni nocive della centrale, inoltre, inquineranno l’aria che respiriamo in Valle Peligna, peggiorando la nostra salute“.