24 Gennaio 2024 - 17:02:27
di Redazione
“Una scelta miope, non volta alla tutela delle popolazioni montane”.
L’Amministrazione separata dei Beni di uso civico della frazione di Assergi è lapidaria sul via libera da parte della Giunta regionale alla trasformazione dei Sic, insistenti su tutta la zona del Gran Sasso, in Zone Speciali di Conservazione (Zsc).
“Tale scelta, senza aver risposto alle istanze della amministrazione separata di Assergi, volte alla riperimetrazione del citato Sic in virtù del fatto che moltissime zone contenute all’interno di tali confini sono chiaramente ed evidentemente antropizzate, non può essere condivisa“, aggiunge l’Asbuc che annuncia che cercherà in ogni sede, anche giurisdizionale, di difendere gli interessi della collettività
“Come avvenuto già per i Sic le popolazioni locali non sono state per nulla interessate né coinvolte in una scelta del genere che, all’evidenza, impone dei limiti assai severi per ogni attività di natura zootecnica agricola e turistica che si voglia iniziare all’interno di tale zona – prosegue la nota – La trasformazione in questione, presentata come una vittoria ed un inizio, rappresenta invece il blocco totale. Le Zone Speciali di Conservazione, come noto, sono state pensate e create per il mantenimento ed il ripristino degli habitat naturali in zone non antropizzate o assai scarsamente antropizzate; l’uso civico che rappresenta il diritto dei cittadini delle varie frazioni presenti nel territorio interessato, sia del versante aquilano che del versante teramano, sono in questo modo condannate all’estinzione in quanto, le regole imposte dalle zone di tal fatta, sono tali da impedire qualsiasi possibile sviluppo, sia dal punto di vista agricolo-zootecnico che turistico, e condurranno le zone montane ad un ulteriore spopolamento. L’Amministrazione Separata dei Beni di Uso Civico di Assergi, ma anche di altre località, cercherà in ogni sede, anche giurisdizionale, di difendere gli interessi della collettività che, si ripete, mai è stata coinvolta in tale scelte come invece è di obbligo fare in queste situazioni. A nostro avviso la scelta adottata dalla Giunta regionale è stata miope e certamente non volta alla tutela delle popolazioni montane”.
Di tutt’altro parere il Wwf Abruzzo Montano: “Apprendiamo dagli organi di stampa che l’approvazione da parte della Giunta regionale dello schema di decreto per convertire il Sito di Interesse Comunitario (SIC) del Gran Sasso (codice IT7110202) in una Zona Speciale di Conservazione (ZSC) ha destato forti polemiche, con esponenti sia dei partiti di maggioranza che di alcuni dei partiti di minoranza che hanno gridato alla morte dello sviluppo del Gran Sasso a seguito di questa decisione”.
Il Wwf Abruzzo Montano, sottolinea “la necessità di riportare, come già fatto da altri, il dibattito su un piano di realtà. Bisogna infatti ricordare che la conversione dei Sic, delineati ai sensi della Direttiva comunitaria Habitat del 1992 ed adottati ufficialmente nel 2009, in ZSC doveva essere completata già nel 2015 e, non avendo ottemperato, l’Italia era finita in procedura d’infrazione“.
“In questo contesto, l’Abruzzo era tra le poche regioni a non aver ancora completato l’iter, e il Sic Gran Sasso era l’unico a non esser stato ancora convertito in Zsc. Per smentire chi sbraita che l’istituzione di una Zsc comporti vincoli così stringenti da non permettere lo sviluppo del territorio, ricordiamo che, solo per fare due esempi, sono Zsc anche il Parco Nazionale della Maiella e il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, territori che non ci pare in questi anni abbiano visto mortificate le attività imprenditoriali. L’istituzione di una Zsc non incatena un territorio; semplicemente impegna gli enti locali ad adottare le valutazioni necessarie, in particolare attraverso la Valutazione di Incidenza Ambientale (VINCA), affinché gli interventi sul territorio non pregiudichino la conservazione di specie ed habitat che connotano gli ecosistemi del territorio stesso, consentendone il buon funzionamento, e che di riflesso creano benessere per le persone che il territorio lo abitano”.
“Appare surreale che di fronte alla frequenza e violenza delle anomalie climatiche che viviamo quotidianamente sulla nostra pelle, e di fronte alla drammatica estinzione di centinaia di specie in tempi rapidissimi, gran parte della classe politica italiana ed abruzzese continui ad ignorare gli appelli della comunità scientifica internazionale ad integrare al meglio la conservazione della Natura nei piani di sviluppo locali e nazionali. Appare surreale ed inaccettabile, inoltre, che si continui ad ingannare cittadine e cittadini proponendo modelli di sviluppo che vanno nella direzione opposta, che prevedono cioè un consumo di territorio e risorse naturali incompatibili con la garanzia alle future generazioni di poter ancora abitare un Pianeta salubre ed ospitale. Come già detto in altre sedi, la transizione verso attività produttive a basso impatto ecologico e turismo “lento” non solo sono possibili, ma sono verosimilmente l’unica possibilità di evitare lo spopolamento delle nostre aree interne: con scelte coraggiose in questa direzione, i territori del Gran Sasso e le popolazioni che li abitano rimarranno vivi e vegeti per decenni a venire, conclude il Wwf.