25 Gennaio 2024 - 10:33:00
di Martina Colabianchi
La sicurezza nel capoluogo di Regione torna ad infiammare il dibattito politico.
Una denuncia di qualche giorno fa, da parte di un cittadino aquilano che sarebbe riuscito a sfuggire ad un presunto tentativo di rapina da parte di alcuni giovani, è circolata molto sui social riaccendendo, così, la discussione in merito alla sempre più crescente insicurezza percepita dalla popolazione.
Ad accendere lo scontro è stato, soprattutto, un post su Facebook dell’assessore Francesco De Santis, portavoce della Lega Abruzzo, che ha scatenato nette reazioni da parte dell’opposizione.
Nel post, nello specifico, si legge di “Progetti CASE pieni di spacciatori” e “quartieri pieni di africani“, asserendo che “il fenomeno, che sta minando lentamente la tranquillità della nostra città ha un nome e un cognome: seconda generazione di immigrati clandestini“.
“C’è una parte di città “aristocratica” che vive nei suoi palazzotti antichi e che pontifica su noi ‘sporchi zozzi fascisti razzisti’, raccontando favole sull’integrazione (impossibile senza lavoro) e sull’accoglienza nei quartieri delle periferie (che però nessuno di loro fa nelle belle case ristrutturate e affrescate). E poi c’è chi vive la città vera, quella fuori le mura e quella dei vicoli del centro ancora purtroppo da ricostruire, quella dei Progetti Case pieni di spacciatori e quella dei quartieri con dentro condomini interi invasi da africani. La sicurezza della nostra città ha uno spartiacque: prima e dopo l’invasione di immigrati clandestini”.
A De Santis risponde oggi Stefano Albano, capogruppo del Partito democratico al Consiglio comunale dell’Aquila:
“Vorrei ricordare all’assessore Francesco De Santis che il suo centrodestra governa la città da ben sette anni e il Paese da oramai un anno e mezzo, quindi lanciando strali sull’assenza di sicurezza all’Aquila o ha sbagliato indirizzo, o si prepara a cambiare casacca o, molto più prosaicamente, la butta in caciara per raccattare consensi in vista delle regionali – dove i sondaggi danno la sua Lega in caduta libera – o delle europee, un po’ come il suo partito sta provando a fare strumentalizzando le battaglie del mondo agricolo”.
“Nel merito, le parole si commentano da sole, è la classica propaganda leghista contro lo straniero in salsa populista -prosegue Albano -. Piuttosto, bisognerebbe interrogarsi su quale impegno abbia profuso l’amministrazione comunale in tutti questi anni per favorire l’integrazione. De Santis punta l’indice contro il degrado del Progetto C.a.s.e., abbandonato dal Comune che amministra, con alloggi saccheggiati, verde pubblico nel degrado, infissi divelti e chi più ne ha più ne metta – è sufficiente farsi un giro a Sassa Nsi, ad esempio – e sbraita contro non si sa chi, considerando che il suo centrodestra governa oramai tutto!“.
“Stendiamo un velo pietoso, poi, sulla definizione di clandestini: sarebbero loro, secondo De Santis, i responsabili della fine della quiete in città. Addirittura quelli di seconda generazione, come se lo Stato italiano – prefettura in primis – permettesse la permanenza di stranieri non in regola con il permesso di soggiorno per anni e anni! Punta l’indice, poi, contro la città ‘aristocratica’, mi domando se sia la stessa evocata dal suo sindaco per giustificare il diniego ad avere all’Aquila Saviano o Zerocalcare“.
“Insomma, un’altra uscita improvvida da parte dell’assessore che, forse, oggi dovrebbe assumere una condotta più consona al ruolo che ricopre, che non è più quello di un urlatore ma neppure di semplice consigliere comunale“, aggiunge il capogruppo del Pd.
“Voglio cogliere l’occasione – conclude Albano – per ringraziare le tante realtà – associative e non – che, quotidianamente e spesso senza alcun sostegno pubblico, si occupano di assistenza, formazione e inserimento nel mondo del lavoro dei tanti stranieri presenti in città, contribuendo alla loro integrazione non con una logica assistenzialista ma attraverso buone pratiche. A loro sì che dobbiamo riconoscere dei meriti e non mi pare che De Santis gli rivolga mai neanche uno sguardo!“.