Trasferimento personale da Regione a ERSI, i sindacati: “Incomprensibile”

“Nello scorso Consiglio Regionale è stato ritirato l’emendamento, proposto dalla stessa maggioranza, con il quale si andava ad abrogare l’Art. 20 della L.R. 57/2023 che prevede il trasferimento di spazi occupazionali o il trasferimento di dotazione organica dalla Giunta regionale all’ERSI. Le OO.SS., non comprendendo le motivazioni di tale trasferimento, hanno chiesto un incontro al Presidente dell’ERSI per condividere le ragioni di tale necessità“.

Così, in una nota, il segretario regionale di FP CGIL Abruzzo Molise Luca Fusari, quello di CISL FPL Abruzzo Molise Vincenzo Mennucci e Antonio Di Giammartino, segretario regionale UIL FPL Abruzzo. Le organizzazioni sindacali intervengono duramente sulla decisione di traferire personale dalla Giunta regionale all’ERSI (Ente Regionale per il Servizio Idrico Integrato dell’Abruzzo), in quanto dal Fabbiogno triennale non sarebbe emersa “alcuna necessità di ulteriori assunzioni ed inoltre, tale richiesta ricade proprio a ridosso delle elezioni regionali“.

“La richiesta di ulteriore personale presso l’ERSI di fatto danneggerà ulteriormente quello Regionale, riducendo il numero delle assunzioni presso la Regione Abruzzo. La riduzione di assunzioni di certo non aiuta a supplire le carenze attuali in tutti i Dipartimenti Regionali, a partire del Dipartimento Sanità, Servizio Risorse Umane, Biblioteche regionali ecc.“, proseguono.

“Così facendo, verrà preclusa anche la possibilità di avviare le procedure di verticalizzazione interna che consentirebbe il diritto alla carriera del personale dipendente. Tutto questo ad oggi senza avere alcuna risposta in merito né da parte dell’Ersi né da parte della Regione Abruzzo. Tutto questo nonostante l’Ersi abbia una propria personalità giuridica e un proprio bilancio“.

“Le OO.SS. si chiedono pertanto: chi pagherà le nuove assunzioni? Perché si vuole procedere in questa direzione, penalizzando i dipendenti della Regione e le conseguenti attività che già oggi sono in sofferenza?“, concludono le organizzazioni sindacali.