13 Febbraio 2024 - 21:44:37
di Vanni Biordi
Cento anni fa, un suono improvviso ha attraversato l’etere, trasmettendo parole e canzoni nelle case e nelle strade. Era il suono della radio, un’idea che avrebbe rivoluzionato il modo di comunicare e di vivere. Nelle prime trasmissioni, la voce era gracchiante, quasi un fantasma che parlava dal futuro. Ma è bastato poco perché la magia prendesse corpo. Le famiglie si riunivano attorno all’apparecchio per ascoltare le notizie, le storie e la musica che arrivavano da lontano.
La radio era un “laccio” che legava le persone, una sorta di focolare virtuale che accendeva la fantasia, la critica, la discussione e l’informazione. Nelle piazze e per la strade, i bambini si radunavano attorno agli altoparlanti per ascoltare i discorsi dei politici, le cronache sportive e le prime trasmissioni di varietà. La radio era un megafono per la gente comune, una finestra sul mondo che si apriva davanti ai loro occhi. Negli anni, la radio ha attraversato guerre e rivoluzioni, ha accompagnato la nascita di nuove generazioni e il tramonto di vecchie epoche. Ha dato voce ad artisti, politici, scienziati ed eroi di tutti i giorni. Ha raccontato storie di gioia e di dolore, di speranza e di disillusione.
Oggi, la radio è una “vecchia” signora, ma il suo fascino è ancora forte e vibrante. Si è adattata ai nuovi tempi, diventando digitale e interattiva. Ma la sua anima è sempre quella, un’amica che ci accompagna nelle nostre giornate, che ci informa, ci intrattiene e ci fa compagnia. Con la radio non ci si sente mai soli.
Cento anni di radio sono cento anni di storie, di emozioni e di ricordi. È la storia di un’invenzione che ha cambiato il mondo, che ha portato la “parola” nelle nostre case e che ha solleticato la nostra immaginazione. E chi vi scrive, di questi cento anni, di radio ne ha vissuti quarantuno. Dal vinile alla musica liquida. La radio è il suono del tempo che passa, il nostro tempo.