28 Febbraio 2024 - 19:12:00
di Martina Colabianchi
Proseguono gli appuntamenti mensili organizzati dall’UTE, l’Università per la Terza Età. “Gran Sasso e acquedotti“, questo il titolo e il tema della conferenza tenuta oggi pomeriggio, nell’aula Benedetto Croce di palazzo dell’Emiciclo, dall’ingegnere Pierluigi Caputi.
Pierluigi Caputi ricopre l’incarico di Commissario straordinario per la messa in sicurezza del sistema idrico del Gran Sasso presso la presidenza del Consiglio dei ministri. È stato direttore generale del comune di Pescara e Commissario unico straordinario con l’incarico dell’avvio della nuova forma organizzativa del sistema idrico integrato della regione Abruzzo, con il passaggio da 6 Ambiti ottimali ad 1 e la costituzione dell’Ente Ersi che ha sostituito i 6 Ato.
Scopo della conferenza di oggi, far meglio comprendere ai cittadini come nasce e quale è il funzionamento di un acquedotto, per poi fare una disamina delle criticità in relazione al traforo del Gran Sasso.
“Gli acquedotti sono la sostanza del vivere civile – spiega Caputi ai microfoni de LaQtv -. Come ho illustrato, i primi ingegneri del mondo furono i romani e furono grandissimi costruttori di acquedotti e di città. Con la stessa logica, naturalmente, le città sono sempre vissute intorno agli acquedotti e alla disponibilità di acqua. In questa maniera, la disponibilità va coniugata con la necessità di utilizzare l’acqua in maniera responsabile, quindi utilizzarla con risparmio della risorsa, ma anche rimetterla poi in natura in maniera sostenibile. Attualmente questa ipotesi di ciclo complessivo è definita come “servizio idrico integrato” e, con crescenti fortune, direi, si sta attuando sempre più con coerenza in Italia“.
“Le criticità che nascono in relazione al traforo sono dovute a quattro variabili: una variabile determinata dal traffico autostradale, l’altra dalla disponibilità di una risorsa insostituibile per il nostro territorio, parliamo di mille litri al secondo tutti i giorni, disponibile per le comunità dell’Aquila e di Teramo, e poi la presenza del laboratorio di fisica nucleare e, soprattutto, la presenza di un parco nazionale le cui caratteristiche ambientali vanno salvaguardate e non compromesse”.
“L’urgenza è quella di separare queste funzioni in maniera determinata e sostanziale affinché si rispetti la norma che prevede che siano separate e non compromettere la vita dei cittadini, il sistema ambientale e il funzionamento del laboratorio e dell’autostrada. Ci vogliono pazienza, determinazione e consapevolezza da parte non tanto di chi opera come me, ma dei cittadini rispetto alle problematiche e quindi delle necessità da affrontare“, conclude l’ingegnere.