01 Marzo 2024 - 22:15:00

di Martina Colabianchi

Rinnovabili ancora troppo lente rispetto a quelli che dovrebbero essere i numeri di installazione annuale per raggiungere gli obiettivi climatici alo 2030.

È quanto ci dicono i due report presentati da Legambiente sulle comunità energetiche rinnovabili in Italia, che evidenziano una crescita troppo lenta delle fonti pulite, delle CER e troppi progetti in lista d’attesa.

I dati parlano da soli: nel 2023 nella Penisola sono stati registrati appena 5.677 MW totali di nuove installazioni (stando agli ultimi dati di Terna). Parliamo di una crescita lenta rispetto a quelli che dovrebbero essere i numeri di installazione annuale per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030, ossia 90 GW di nuove installazioni, pari quasi 13 GW di nuova potenza annuale dal 2024 al 2030, secondo lo studio commissionato ad ECCO da Legambiente, Greenpeace e WWF.

Preoccupa anche la scarsità dei grandi impianti realizzati nel 2023: infatti, secondo i dati di Elettricità Futura, dei 487 MW di eolico, l’85% degli impianti ha una taglia superiore ai 10 MW, ma dei 5.234 MW di fotovoltaico, il 38% degli impianti ha una potenza inferiore ai 12 kW, e il 78% è sotto il MW. Numeri troppo bassi, denuncia Legambiente, per affrontare la decarbonizzazione del sistema elettrico e dei sistemi produttivi del Paese.

Per quanto riguarda i progetti a fonti rinnovabili in lista d’attesa, al 17 gennaio 2024 sono 1.376 quelli ancora in fase di valutazione, un dato che dà l’idea di un grande fermento da parte delle imprese, ma che non trova ad oggi riscontro nelle autorizzazioni rilasciate, vista la lentezza legata alle procedure.

Salgano a 63 i casi simbolo di blocchi alle rinnovabili mappati da Legambiente, di questi 20 sono le nuove storie riportate nel report 2024. Si va da 6 amministrazioni locali tra Veneto, Umbria, Marche e Basilicata che preferiscono poli logistici e industriali a parchi eolici o fotovoltaici, alle moratorie tentate o in programma come accade in Sardegna e Abruzzo, dove è intervenuta la Corte Costituzionale.

Proprio all’Abruzzo e alle prossime consultazioni regionali guarda Legambiente Abruzzo che, insieme ai due report realizzati, ha deciso di stilare dieci punti che l’associazione ambientalista vorrebbe fossero prioritari nell’agenda della nuova Giunta che si insedierà in Consiglio regionale dopo le votazioni del 10 marzo.

Infatti in Abruzzo, la cosiddetta “Regione verde” d’Europa, la transizione energetica ancora non c’è, come testimoniano da un lato le continue dichiarazioni di illegittimità della normativa regionale in materia da parte della Corte Costituzionale e dall’altro le resistenze che i già pochi progetti di impianti rinnovabili proposti sul territorio continuano a incontrare sin dalla fase di proposizione.

Tra i dieci punti di Legambiente troviamo la necessità di un quadro normativo sulla transizione energetica, la realizzazione di impianti per l’economia circolare, una maggiore attenzione alla mobilità sostenibile, la tutela della biodiversità e una riduzione dell’impronta carbonica sui suoli, la riconversione industriale, la promozione di una maggiore conoscenza e consapevolezza dei cambiamenti climatici per procedere in direzione di un adattamento ad esso, ma anche tenere sempre alta l’attenzione nei confronti dei fenomeni criminali che minacciano l’ambiente.

Alleghiamo di seguito i due report e il documento contenente i dieci punti mesi nero su bianco da Legambiente per la Giunta regionale che verrà.