02 Marzo 2024 - 11:26:35
di Martina Colabianchi
“Io auspico che la costruzione di una coalizione di riformisti e progressisti possa essere esportata anche in altri luoghi, e a livello nazionale. Ma posso dire solo questo, per ora“.
È quanto affermato da Luciano D’Amico, candidato alla presidenza della Regione Abruzzo che, intervistato dal Quotidiano nazionale, ha così replicato alla suggestione di un parallelismo tra lui e Romano Prodi. Paragone incentivato dal fatto che a sostenerlo ci sia un campo che non comprende solo Pd e M5S, ma anche Azione e Italia Viva.
Con questo campo più che largo a sostegno di un unico candidato di area centrosinistra ci si chiede, quindi, se quello dell’Abruzzo possa rappresentare, in caso di vittoria di D’Amico, un modello replicabile anche in altre consultazioni regionali se non, in futuro, anche a livello nazionale nonostante l’ “altolà” giunto forte in queste ore dal leader di Azione Carlo Calenda che, in proposito, ha ribadito la sua non volontà di legarsi strutturalmente al M5S, avversato da sempre dal suo partito.
“Io federatore del Campo Larghissimo? Mi lusingherebbe tantissimo, ma sarebbe un millantato credito. La coalizione in Abruzzo si è formata grazie ai referenti regionali delle forze politiche e all’accordo sul programma e sulla candidatura. L’appoggio dei leader nazionali, graditissimo, è venuto dopo“, spiega ancora D’Amico che poi si rivolge all’avversario, il governatore uscente Marco Marsilio, spiegando che gli abruzzesi dovrebbero scegliere il centrosinistra perché “la mia coalizione ha predisposto un programma su sanità, trasporti, diritto allo studio che risponde meglio agli abruzzesi. Non penso che il governo nazionale possa fare figli e figliastri, sinceramente. E quando i miei avversari lo suggeriscono, spero che stiano scherzando perché altrimenti dovrebbe entrare in gioco la Procura“.