Lettera aperta MASE e Regione Abruzzo_Stadio del Fondo_Comune di Rocca di Mezzo

02 Marzo 2024 - 12:09:25

SULLO STADIO DEL FONDO AI PIANI DI PEZZA E ALTRE CONTRADDIZIONI
LETTERA APERTA

On.le Signor Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica,
Ill.mo Presidente della Regione Abruzzo,
dal 2001 lavoro in un Parco Nazionale come tecnico nell’area
scientifica, occupandomi, in
particolare degli aspetti floristici e vegetazionali.
Ciò che mi spinge a scrivervi è il fatto che, da un po’ di tempo ho
letteralmente “perso la
direzione”, e il mio timore è quello che, a seguire, arrivi,
drammaticamente, la totale
demotivazione, trasformando il mio lavoro (che oggi svolgo con grande
passione) in un piatto
e vuoto impiego statale come nel peggiore dei cliché.
Mi riferisco alle contraddizioni, alle forzature e ad una superficialità
che comincio a credere
strumentale, che sempre più spesso noi tecnici ci troviamo a
fronteggiare, in particolare nel
campo delle Valutazioni di Incidenza Ambientale ai sensi della
famosissima Direttiva
“Habitat”, di cui tanto si parla e su cui tanto si spende, e che
attualmente rappresenta forse il
principale strumento normativo in campo di tutela ambientale.
Un esempio su tutti, la vicenda a voi ben nota della realizzazione dello
Stadio del fondo ai
Piani di Pezza (Comune di Rocca di Mezzo, AQ).
Provo a sintetizzare: Il Comune di Rocca di Mezzo presenta, al Comune di
Rocca di Mezzo, un
progetto per la realizzazione di un sistema di infrastrutture destinate
alla pratica dello sci da
fondo, accompagnato da uno studio di Vinca. Il Comune, però, dimentica
di pubblicare lo
Studio (come previsto dalla legge) saltando così a piè pari
l’importantissima fase delle
osservazioni. Sulla base del parere favorevole con prescrizioni,
dell’Ente Parco Regionale del
Sirente Velino, il Comune di Rocca di Mezzo si rilascia parere
favorevole, e così iniziano i
lavori.
Ma i lavori non passano inosservati…suscitando le reazioni delle
Associazioni ambientaliste
(pressoché unanimi) e di molti cittadini (fra cui la sottoscritta), che
ritengono l’opera
decisamente troppo impattante, oltre che di discutibile utilità, e
rivendicano la sacrosanta
possibilità, come peraltro sancito dalla legge, di presentare
osservazioni in merito.
Il Comune di Rocca di Mezzo, al cospetto dell’evidente défaillance,
sospende i lavori (ormai
parecchio avanzati), e si rimette alla competenza della Regione, che
apre un nuovo
procedimento (postumo a questo punto) con relativa fase di osservazioni.
Di osservazioni ne arrivano tante…parte anche un esposto. L’Ente Parco
conferma il parere
favorevole con prescrizioni, la Regione chiede alcune integrazioni, la
ditta presenta le
integrazioni richieste.
Allora….parto da queste integrazioni, che rappresentano bene tutto lo
Studio (su cui, tempo
fa, ho già inviato le mie osservazioni), per farvi/farmi/farci alcune
domande:
– Si legge in premessa che l’intervento ha “una valenza socioeconomica
che ne
giustifica ampiamente la realizzazione, rendendo l’opera decisamente
favorevole in
una analisi che tenga conto del rapporto costi/benefici”. Domanda: ma
esattamente
quali sono allora i casi in cui si va alla cosiddetta “fase 3” della
VINCA? Perché io
sapevo che nella fase 2 si valutassero gli impatti, e basta. E che poi,
eventualmente, in
caso di presunta esistenza di “motivi imperativi di rilevante interesse
pubblico
prevalente” (che andrebbero dimostrati con uno studio serio, di
proiezione economica
e valutazione costi/benefici e non con 4 righe in premessa alle
integrazioni rimesse in
una VINCA “ripresa per i capelli”) si passasse alla fase 3 con
l’individuazione di idonee
“misure di compensazione”. La domanda quindi è: dobbiamo prendere per
buone,
invece, queste argomentazioni nelle prossime Vinca in fase 2? La
facciamo noi tecnici
una valutazione spannometrica nelle nostre istruttorie di quanto valore
ambientale
riteniamo di poter sacrificare a vantaggio delle attività economiche,
che poi non si
bene quali siano perché non quantificate?
– Si legge di seguito: “La Regione…chiede di indicare con maggior
dettaglio la
metodologia ed i risultati dei monitoraggi effettuati fra maggio e
luglio 2022”. Noi
tecnici sappiamo che i “monitoraggi” si fanno sul campo, con una
raccolta dati a più
riprese nell’arco della stagione fenologica, riportando un set minimo di
informazioni
(data, coordinate, dati stazionali, specie rilevate, copertura,
perturbazioni, nome del
rilevatore ecc…). Non c’è nulla di tutto ciò in quanto presentato. Ed
ecco la domanda:
ma quindi dobbiamo considerare ricevibili Studi di Vinca svolti solo a
tavolino? O no?
Perché se non sbaglio c’è anche una procedura di infrazione in atto per
la scarsa
qualità degli Studi. Allora, cosa si intende esattamente per “scarsa
qualità degli
Studi”?
– Sempre nelle integrazioni, si legge un’articolata disamina (totalmente
priva anch’essa
di dati di campo) che mette in discussione la corretta attribuzione
nella Carta degli
Habitat allegata al Piano di gestione dell’habitat 6210 (addirittura
prioritario) nel sito di
intervento. Da svariati mesi ci è richiesto di dimostrare (Progetto
ministeriale
“Mettiamoci in Riga” per la revisione dei formulari standard Natura2000)
che questi
habitat non hanno subito riduzioni dal 1992 ad oggi, e a quanto pare le
nostre
giustificazioni sugli evidenti errori metodologici dell’epoca (quando la
cartografia si
faceva con i pastelli sui tavoli luminosi) non siano ora ben viste. La
domanda è: la
discussione (senza dati di campo eh…solo considerazioni e deduzioni)
sulla Carta
degli habitat redatta al massimo 10 anni fa, invece va accettata? E se
poi un domani
dimostriamo, dati alla mano, che gli habitat si sono effettivamente
ridotti per gli
interventi che ne portano via frazioni giudicate “infinitesimali” ogni
volta? Ve lo
ricorderete di queste Vinca chiuse in fase 2 dunque senza misure di
compensazione?
– La specie Jacobaea vulgaris subsp. gotlandica, nello Studio non veniva
citata, poi però
nelle integrazioni si dice che “le osservazioni e i monitoraggi eseguiti
in loco in corso di
sopralluoghi durante il periodo compreso tra maggio e luglio 2022 con
cadenza quasi
settimanale, hanno escluso la presenza”. In sostanza, un professionista
viene
incaricato di fare uno Studio di Incidenza su habitat e specie animali e
vegetali nel
luogo dove insiste un’importante e nota popolazione di una specie
rarissima e di
Interesse Comunitario..ma non la cita nello Studio. Poi però, su
specifica richiesta,
viene fuori che si, certo, i monitoraggi erano stati svolti…ma anche qui
nessun tipo di
dato di campo viene scritto sulle integrazioni. E qui la domanda è
piuttosto
provocatoria: ci fidiamo quindi? I rilievi li avevano fatti…non li
avevano riportati però.
Ma non li riportano neanche adesso…
– Sempre su Jacobaea… si legge che “gli studi specifici eseguiti da
professionisti abilitati
nell’ambito di apposito progetto LIFE ne hanno escluso la presenza
nell’area di
intervento, individuandola in altre località, tutte georeferenziate,
nonché monitorate e
protette tramite apposita segnaletica e recinzione da parte del Parco su
indicazione
dei professionisti suddetti.”. Allora…io so, e lo so per certo che: 1)
i professionisti
abilitati non hanno affatto escluso la presenza della Jacobaea nel sito
di cantiere (e
infatti anche loro hanno presentato osservazioni sulla potenziale
presenza della
specie nel sito già scavato), semmai hanno prodotto una mappatura (che
risale a
qualche anno fa) che bisogna anche saper usare e interpretare (un
botanico lo
saprebbe) 2) la Jacobaea è specie bienne e quindi la mappatura prodotta
quest’anno,
l’anno prossimo va aggiornata 3) le località non sono né tutte
monitorate né tutte
recintate (casomai un paio sono state protette dal sovrapascolo e
segnalate a scopo
didattico.
Mi scuso se mi sono dilungata, ma le domande sarebbero ancora parecchie
(non sono
entrata nel merito, ad esempio, del problema della mancata
sdemanializzazione…non
serviva? E quella sentenza del Consiglio di Stato che diceva un no secco
alle Vinca
postume…vale o no? E tutta la questione della “transizione ecologica”,
le preoccupazioni
e le ingenti risorse per il “climate change” come si sposano con la
realizzazione
dell’ennesimo impianto di innevamento artificiale?
Il procedimento è ancora aperto, e io resto a guardare perché non posso
fare altro…ma
guardo con attenzione, perché in questo procedimento troverò alcune
delle risposte alle
mie domande e, quindi, indicazioni implicite su come procedere, in
futuro, in casi
analoghi.
Grazie e buon lavoro,
Un tecnico di area scientifica di un’Area Protetta sensu L. 394/91
(Daniela Tinti)