07 Marzo 2024 - 16:31:45

di Redazione

“I Centri antiviolenza della Regione Abruzzo, riconosciuti e finanziati dalla Regione perché in
possesso dei requisiti stabiliti dall’intesa Stato-Regioni, sono indignati. Chiediamo che nell’ultima versione della legge regionale sulla violenza contro le donne, la Legge n. 31 del 20 ottobre 2006, emendata nell’ultimo Consiglio Regionale nella seduta dello scorso 30 gennaio 2024, sia cancellata la presenza dei Comitati della Croce Rossa Italiana. Leggiamo, infatti, con grande sorpresa e indignazione, che è stato inserito un ente privato tra i soggetti proponenti progetti antiviolenza, con una corsia preferenziale,
senza bisogno di dimostrare il possesso dei requisiti minimi richiesti dalla Conferenza Stato Regioni 22/09/2022, condizione imprescindibile per tutti”.

Lo scrivono in una nota Ananke Ass. Onlus – Pescara, Alpha Coop. Soc. – Chieti,
Casa delle Donne Marsica Be Free Coop. Soc. – Avezzano, Centro Antiviolenza per le Donne, Associazione “D. Tellini” – L’Aquila, Centro antiviolenza Dafne, Dafne ETS– Lanciano, La Libellula di Horizon Service Coop. Soc. – Sulmona, Liberadiosa, Ass. La Diosa – Sulmona, Non sei sola – Ortona.

“Anni di esperienza, impegno e professionalità a fianco delle donne che subiscono violenza fisica,
psicologica, sessuale ed economica, anni di battaglie per ottenere una nuova Legge antiviolenza
regionale, al passo col nuovo ordinamento nazionale e sovranazionale, che tenga conto
dell’esperienza dei Centri, della loro storia e del loro lavoro, indispensabile e fondamentale come
pienamente riconosciuto dalla Convenzione di Istanbul – divenuta Legge dello Stato Italiano – nel
contrasto alla violenza di genere, vanificati e ridicolizzati dalla politica superficiale e non
egualitaria
– sottolineano – Lo scorso 11 novembre 2023 tutti i Centri antiviolenza e Case rifugio d’Abruzzo hanno convocato le forze politiche, di maggioranza e opposizione, per chiedere nuovamente un serio e concreto impegno a sedersi a un tavolo con i Centri Antiviolenza per concertare una nuova legge antiviolenza, come accaduto da anni in Regioni più virtuose, come Toscana, Emilia-Romagna e
Lazio”.

“In quella stessa occasione è iniziato un lavoro di condivisione che ha portato alla stesura di alcuni emendamenti che avrebbero modificato la Legge 31 del 2006 e che sarebbero finalmente andati incontro ad alcune richieste dei Centri, in vista di un prosieguo dei lavori con la prossima legislatura – aggiungono -. Ebbene, solo ora apprendiamo che gli emendamenti approvati in Consiglio regionale nella seduta dello scorso 30 gennaio 2024, con il parere contrario della sola opposizione, non sono gli stessi emendamenti condivisi con i Centri antiviolenza! Riteniamo che questo sia l’ennesimo tentativo di consentire a soggetti (enti o associazioni) che non sono in possesso dell’esperienza e delle pratiche che provengono dalla storia e dal percorso politico dei centri antiviolenza, di occuparsi malamente di violenza maschile sulle donne e di accedere alle relative fonti di finanziamento. Respingiamo con forza questo pericoloso tentativo e ribadiamo che il testo così emendato della L.R. 31/2006 non rappresenta in alcun modo il pensiero e le pratiche dei Centri Antiviolenza firmatari”, concludono.