Incontro Presidente Anci Abruzzo Gianguido D’Alberto con i rappresentanti sindacali di Slp Cisl, Slc Cgil e Uil Poste su privatizzazione seconda tranche di Poste Italiane
08 Marzo 2024 - 17:26:22
ricevuto i rappresentanti sindacali di Slp Cisl, Slc Cgil e Uil Poste
per un confronto sul processo di cessione sul mercato di una seconda
tranche di Poste Italiane. Un processo rispetto al quale i sindacati di
categoria hanno espresso forti preoccupazioni, relative soprattutto al
rischio della futura chiusura di uffici, sportelli e posti di lavoro, e
rispetto al quale D’Alberto si è impegnato a promuovere, subito dopo le
elezioni, una cabina di coordinamento con il nuovo governo regionale, le
sigle sindacali, i parlamentari abruzzesi e tutte le istituzioni del
territorio con l’obiettivo di avviare un confronto con il Governo che
vada nella direzione di tutelare un patrimonio della collettività, quale
Poste Italiane, e il suo valore di servizi universalistico sul
territorio.
“In questi anni, come Anci, tutte le nostre iniziative sono andate nella
direzione di garantire diritti e servizi su tutto il territorio
nazionale. Un percorso che abbiamo fatto insieme e nel confronto
costante con le parti sociali. D’altro canto lo stesso spirito del PNRR,
così come dello stesso progetto Polis, finanziato proprio sul piano di
ripresa e resilienza e che le Poste stanno portando avanti, è quello di
accorciare le distanze – ha evidenziato D’Alberto – mentre la decisione
del Governo di cedere sul mercato ulteriori quote di Poste va in una
direzione del tutto contraria. Oggi Poste Italiane, che anche durante la
pandemia ha assicurato sempre i servizi sul territorio, grazie
all’abnegazione del proprio personale, rappresenta un presidio forte che
può e deve aiutare il Paese, e in particolare l’Abruzzo e le aree
interne a colmare quel gap legato all’abbandono dei territori di altri
importanti presidi istituzionali. Siamo consapevoli del ruolo di
coesione sociale che le Poste hanno sempre svolto e per questo, subito
dopo le elezioni, mi farò promotore di una cabina di coordinamento con
il nuovo governo regionale, i sindacati di categoria, le istituzioni
locali e i nostri parlamentari, coinvolgendo anche le altre Anci
Regionali perché sui servizi di prossimità sindaci, istituzioni e parti
sociali devono lavorare insieme a tutela della collettività. I sindaci
ci sono sempre stati, ma non possono essere lasciati soli nella difesa
di diritti e servizi su tutto il Paese”.
All’incontro, per i sindacati, hanno preso parte il segretario
interregionale Abruzzo Molise Slp Cisl Stefano Di Domenico, il
coordinatore territoriale per Teramo della Slp Cisl Moreno Di Paolo, il
segretario interregionale Abruzzo Molise della Slc Cgil Guido Cupido, la
coordinatrice territoriale per Teramo della Slc Cgil Maria Milano, il
segretario regionale Abruzzo e il segretario provinciale di Teramo della
Uil Poste Tiziano Del Gallo e Giuseppe Gentile.
“Poste Italiane svolge un servizio universale a forte vocazione sociale,
con una presenza capillare anche nei piccoli centri dove spesso
l’ufficio postale rappresenta, insieme alla Caserma dei Carabinieri,
l’unico presidio istituzionale – hanno sottolineato i sindacati – ed è
per questo che siamo preoccupati di un possibile arretramento dello
stato rispetto a uno di quei servizi essenziali che, a nostro avviso,
devono continuare ad essere garantiti dallo Stato”.
I rappresentati di categoria, nel ricordare come già in passato, grazie
a una forte mobilitazione, siano state scongiurate possibili chiusure,
hanno evidenziato in particolare come le loro preoccupazioni siano
legate al fatto che un’ulteriore privatizzazione di Poste possa portare
ad operazioni che, mirando più al profitto, di fatto potrebbero
concretizzarsi in chiusure di uffici e riduzioni di personale, facendo
venir meno quella presenza del servizio sul territorio che oggi
rappresenta anche un presidio di tenuta del sistema sociale sui
territori.
“Premesso che ad oggi la vendita di quote rappresenterebbe un’operazione
anti economica, visto che la cessione sul mercato delle quote previste
determinerebbe un incasso di 3,8 miliardi di euro, che lo Stato
incasserebbe negli anni attraverso la redistribuzione dei dividendi –
hanno proseguito i sindacati – i rischi di operazione sono molteplici, a
partire dai risvolti negativi che potrebbe avere in termini
occupazionali, soprattutto per quanto riguarda la componente femminile
che oggi, in Abruzzo, rappresenta il 65% del totale”.