13 Marzo 2024 - 10:00:40
di Redazione
Si parlerà di esperienze, visioni e nuove comunità inclusive, all’incontro “I comuni e l’accoglienza diffusa” che ci sarà venerdì 15 marzo Fontecchio (L’Aquila). scula tittarsa
Un modello di gestione dell’immigrazione che si contrappone ai grandi centri di accoglienza, favorendo l’inserimento dei migranti nel tessuto sociale dei comuni, come spiega Maria Grazia Gianforte dell’associazione Stop border violence.
“Un progetto vantaggioso per i migranti e, di ritorno, per i residenti soprattutto dei piccoli comuni – precisa la Gianforte – Si riscoprono così le risorse dei piccoli centri dove abbondano le case da abitare e c’è uno spopolamento importante, dove chiudono le scuole e diminuiscono i servizi perché diminuisce la popolazione. perché, quini non pensare a un’innovazione sociale che sia di più della semplice accoglienza. Una cooperazione vera, in cui i residenti entrino in contatto con gli stranieri, creando una sinergia per ripopolare i borghi”.
A parlare, nel corso dell’incontro i rappresentanti di 4 comuni aquilani che hanno già avuto esperienza nell’ambito della accoglienza integrata.
“Non devono verificarsi situazioni di messa da parte – aggiunge – Questi ragazzi non vengono con l’intenzione di delinquere, è la mancanza di sostegno e integrazione che potrebbe portarli a questo. Vanno trattati, quindi, come persone e non come accade nei Cpr. Vanno guardati in faccia come persone”.
Vivendo in appartamenti o case in affitto, le persone e le famiglie hanno la possibilità di gestire autonomamente la propria quotidianità. La vicinanza con la cittadinanza facilita, inoltre, la creazione di relazioni interpersonali e l’accesso ai servizi di base, come scuola, lavoro e sanità.
L’inserimento in piccoli contesti comunitari previene l’isolamento e favorisce la partecipazione attiva alla vita sociale. Per le comunità locali, l’accoglienza diffusa genera opportunità di lavoro per gli operatori del settore e può contribuire alla rivitalizzazione di aree rurali o depresse.
L’accoglienza diventa, quindi, un impegno condiviso dalla comunità, che si arricchisce della diversità culturale e umana dei migranti. L’accoglienza diffusa si è dimostrata un modello efficace per l’integrazione dei migranti, con un tasso di successo superiore rispetto ai grandi centri di accoglienza.
Il sistema presenta alcune sfide come la difficoltà di reperimento di alloggi adeguati. La mancanza di risorse finanziarie e umane da parte dei comuni. La resistenza di alcune comunità locali. L’accoglienza diffusa potrebbe rappresentare un modello virtuoso e il ruolo attivo dei comuni è fondamentale per il successo di questo sistema, che richiede un impegno costante e il coinvolgimento di tutti gli attori sociali.
“Ci sono dei bandi cui partecipare per trovare finanziamenti – conclude – Si può quindi ampliare il bacino di accoglienza che si chiama Sai, ed è il progetto che più paga per quanto riguarda l’integrazione sociale”.