05 Aprile 2024 - 12:20:55
di Martina Colabianchi
“Sulla mia pelle, sulla nostra pelle ci sono tutti i segni di questi difficili 15 anni. Il segno più profondo ed ancora vivo è la ferita delle 309 vittime, fermate per sempre dalla violenza di quei pochi secondi e dalla fragilità di edifici insicuri trasformatisi in tombe. Il 6 aprile innanzitutto ricordiamo loro, ci stringiamo attorno alle famiglie, alla nostra comunità in lutto e ribadiamo l’impegno perché non accadano mai più tragedie così dolorose. Che nessuno più debba perdere la vita perché è in luogo insicuro“.
Così l’Onorevole Stefania Pezzopane, all’epoca presidente della Provincia dell’Aquila, interviene alla vigilia del XV anniversario del sisma del 2009 facendo il punto di quanto, da allora, è stato fatto ma anche di quanto ancora c’è da fare per una vera ricostruzione.
“Sono stati 15 anni di passione, di battaglie, di conquiste ottenute, di lotta contro il tempo che scorre inesorabile. Per me la ricostruzione è stata ed è ancora la principale missione politica e umana da 15 anni. Ero Presidente della Provincia il 6 aprile 2009 quando tutto crollò, eravamo disperati, ma pieni di dignità e convinti che avremmo ricostruito tutto meglio di prima. Qui venivano in quei mesi da ogni paese del mondo, persino Obama ed i grandi del G8. E non sono mancate le prese in giro, le illusioni e le promesse mancate. Abbiamo combattuto da resistenti contro l’oblio e l’impreparazione dello Stato”.
“Prima come amministratrice mi sono adoperata per ricostruire – prosegue Pezzopane -. E poi da legislatrice ho costruito apposite leggi per la ricostruzione, norme per dare personale stabile, finanziamenti per i crateri anche con il Fondo complementare del Pnrr, abbiamo creato norme per la ricostruzione sociale, culturale ed economica e tanto altro. Tutte cose importanti che hanno determinato effetti positivi, ma c’è ancora tanto da fare“.
“A livello nazionale è urgente dare una risposta solida ai parenti delle vittime, la mia proposta di legge che prevedeva misure specifiche è stata ripresentata dal Pd anche in questa legislatura, ma è tutto stagnante ed è anche l’indispensabile Codice della ricostruzione, anche questo da me presentato alla Camera dei Deputati e purtroppo non completato nel suo iter. È stato anch’esso ripresentato, ma è fermo. Così se dovesse malauguratamente capitare un’altra calamità, come è stato sempre, si ricomincia ogni volta da capo nella totale incertezza. Pagano le persone, i più fragili ed i luoghi perdono di senso nel tempo che scorre. La cosa più assurda e vergognosa, su cui andrebbe preso dalle istituzioni un impegno solenne, è la mancata ricostruzione delle scuole a L’Aquila, che nel 2026 sarà Capitale della cultura con il rischio di avere ancora ragazze e ragazzi nei MUSP di 15 anni fa, dovevano durare qualche anno, ed invece hanno visto una intera generazione di giovani che non è mai stata in una scuola vera. La ricostruzione privata è quasi completata, ma in alcuni piccoli centri è drammaticamente ferma”.
“E poi la ricostruzione pubblica, specie nel Comune dell’Aquila, è in forte ritardo, scuole al palo, teatro comunale, teatro San Filippo, Cinema Massimo per citare 3 importanti strutture di proprietà comunale, la biblioteca provinciale che prima ospitava centinaia di giovani che andavano a studiare, tutti edifici ancora da completare ed aprire al pubblico – prosegue l’Onorevole -. Il centro storico, grazie anche al lungimirante progetto Restart voluto dal centrosinistra x reinsediare le imprese, ha visto ricollocare in centro numerose attività, ma è uno spazio a rischio che rischia di diventare sempre più un “consumificio”, il giorno quasi deserto e la sera spazio di consumo. Purtroppo solo alcune attività commerciali non restituiscono la vita vera che c’era prima del 6 aprile 2009“.
“Nel centro storico l’amministrazione comunale ha deciso di non avere più scuole pubbliche, non sono stati riaperti gli spazi culturali pubblici, i residenti sono ancora pochi e preoccupati e non ci sono parcheggi. Insomma abbiamo fatto tanto, tantissimo per ricostruire le case, ma non si sta facendo abbastanza per ridare il senso della comunità e della vita. Questa è un vuoto importante da colmare perché la ricostruzione sia soprattutto rigenerazione. Dobbiamo essere orgogliosi delle tante cose fatte, ma seri costruttori di ciò che ancora manca“, conclude Pezzopane.