La nota di Legambiente "L’Aquila 15 anni dopo"

06 Aprile 2024 - 12:01:21

A 15 anni dal terremoto del 6 aprile 2009, L’Aquila chiede a tutti di
ricordare le 309 vittime di quella notte illuminando le finestre e i
balconi, perché quello che si vuole è che non si spenga mai la luce su
quello che è accaduto.

Chi ha deciso di restare a L’Aquila, quel 6 aprile 2009 lo vive tutti i
giorni, perché qualcosa 15 anni fa è cambiato non solo nella città e in
tutte le 56 frazioni colpite dal sisma, ma in ognuno dei suoi abitanti.

Tra chi ha deciso di restare c’è Francesca Aloisio. Lei è tra i
volontari che dai primi giorni successivi a quel 6 aprile si sono
attivati non solo nella gestione dell’emergenza legata alle persone
rimaste senza casa, ma anche nel recupero e messa in sicurezza di tutti
quei beni culturali che sono parte fondante di un territorio e sono
necessari perché si possa ricostruire portando con sé la storia e
l’identità della comunità. Grazie a 250 volontari della Protezione
Civile Beni Culturali di Legambiente sono state recuperate 4700 opere
mobili e 3000 volumi antichi, provenienti dagli archivi storici e dalle
biblioteche de L’Aquila, principalmente la biblioteca arcivescovile e
quella del convento di Santa Chiara.

Ricostruire non basta

Oggi il rilancio del cratere aquilano post sisma passa ancora senza
dubbio dalla ricostruzione, vero e proprio fulcro ad oggi di tutto il
sistema economico del territorio. Ma la ricostruzione fisica da sola non
basta e per alcuni quartieri e frazioni siamo ancora lontani dal ritorno
alla normalità.

Così in tutti in questi anni è stato fondamentale continuare a
organizzare eventi ed iniziative con lo scopo di riportare i cittadini
nel centro città per diffondere e difendere la storia e la bellezza
dell’Aquila. Francesca ricorda in particolare la Festambiente, che ha
portato cittadini e turisti a ripopolare il parco del Forte Spagnolo, e
una passeggiata sensoriale dove grazie alla collaborazione del
Conservatorio cittadino e di una guida specializzata i partecipanti
bendati, guidati dal racconto e dalla musica, hanno percorso le vie,
ricordando i suoni e le sensazioni della città prima del sisma.

Ricordando ad esempio, le voci e i suoni del mercato in Piazza Duomo:
tutto con l’obiettivo di tenere vivo il ricordo, nell’attesa che si
possa vivere di nuovo, anche se ad oggi non è ancora tornato il mercato
in Piazza e non si sa ancora se mai ci tornerà.

“In questi anni – ci dice Francesca – come Circolo Legambiente prima e
poi dal 2020 come gruppo di Protezione Civile “Rita Tiberi”, inserito
nella Colonna mobile della Regione Abruzzo abbiamo fatto moltissime
iniziative coinvolgendo i bambini e i ragazzi delle scuole della
provincia aquilana perché crediamo che il cambiamento parta anche da
loro.”

I giovani e la città

E tra quei ragazzi e ragazze c’è anche chi oggi partecipa alla vita
della città, come Emanuele Amadio, 17 anni. A lui e ai suoi compagni e
compagne dell’UDS (Unione Degli Studenti), che nel 2009 erano bambini,
abbiamo chiesto cosa vorrebbero oggi per L’Aquila.

Per loro la ricostruzione avrebbe potuto rappresentare un’occasione per
immaginare collettivamente una città diversa, per ricostruire dal basso
ed in maniera partecipata un tessuto sociale alternativo, ma nonostante
alcune esperienze positive di partecipazione intraprese dai collettivi e
dalle realtà cittadine, continuano a sentirsi dentro una città vuota,
senza sentirsi davvero coinvolti nel processo di ricostruzione materiale
e sociale dell’Aquila, a cui vorrebbero poter partecipare attivamente.

Anche se nel centro storico è tornato un certo movimento, grazie a
commercianti coraggiosi e diverse attività di ristorazione, sono proprio
i più giovani a temere “un processo di gentrificazione e di
turistificazione che non tenga conto delle necessità della
cittadinanza”: mancano gli uffici pubblici, gli edifici scolastici
restano in periferia, ancora nei moduli “provvisori”.

Per loro “A 15 anni di distanza, c’è ancora molto da fare per far
tornare L’Aquila una città viva.”

Ora molte aspettative cittadine sono riposte nella recente nomina a
Capitale della Cultura 2026: magari riapriranno riapertura il Teatro, il
Cinema, gli spazi museali ancora chiusi.

” E noi – ci promette Francesca – saremo qui testimoni e partecipanti
attivi.”