11 Aprile 2024 - 12:06:07
di Martina Colabianchi
Nei suoi due nuovi libri Claudio Guidi si sofferma sul leggendario monarca prussiano Federico il Grande. Ne parlerà in un incontro con i lettori martedì 16 aprile alla libreria Colacchi dell’Aquila dove, a dialogare con lui dalle ore 17.30, sarà Errico Centofanti.
Nel secondo volume della tetralogia dedicata a Federico il Grande, l’autore prende in esame il suo grandioso, ma conflittuale rapporto con Voltaire, quello di “due geni non fatti per stare vicini”, e soprattutto le vicende della Guerra dei Sette Anni, il primo conflitto mondiale della storia, scatenato per distruggere la Prussia, dal quale Federico esce grande trionfatore.
Sulla base di documenti d’archivio finora ignorati o volutamente trascurati, il volume fa definitiva chiarezza sulle cause del conflitto e sul ruolo di “aggressore” assegnato dagli storici a Federico, per il solo fatto di aver colpito per primo, dopo aver scoperto che l’Europa intera coalizzata contro di lui si apprestava a ridurlo a marchese del Brandeburgo. Ad emergere a più riprese è la misoginia del solitario di Sanssouci, che spera di “riuscire a fottere le tre illustrissime puttane, che vogliono farmi a pezzi”, Mme de Pompadour, la zarina Elisabetta e Maria Teresa d’Austria. Arriverà anche a dire che “per rovinare un paese, basta farlo governare da una donna”.
L’uomo che per il suo genio militare entusiasmerà Napoleone, sarà sempre in prima fila davanti ai suoi in tutte le numerose battaglie di questa guerra, si vedrà abbattere cinque cavalli sui quali è seduto, con la sua tabacchiera che ferma una pallottola e un’altra che gli arriva in petto ormai a fine corsa. Nel volume fa sempre capolino anche la vita privata di Federico, ricca di una sterminata messe di dettagli curiosi e godibili, dalla sua ghiottoneria, che gli fa assumere il miglior cuoco francese in circolazione, alla sua avidità di bottarga, che si fa spedire da Algarotti dall’Italia. L’uomo che si definisce primo servitore dello Stato e che per questo lavora fin dalle quattro del mattino, non piace umanamente a Diderot, che pure lo ammira, ma che lo definisce balzano come un pappagallo e maligno come una scimmia. Per Goethe rappresenta la stella polare intorno alla quale gira il mondo intero, mentre nel descrivere l’ascesa di questo astro Voltaire dirà che il nord sussultò, tutto l’Olimpo accorse e Federico apparve. La consacrazione definitiva a campione dell’umanità, per avere abolito la servitù della gleba, gli arriva da Karl Marx, per il quale Federico fu “il primo a dare la terra ai contadini”.
Da questo secondo grande affresco emerge la figura di un personaggio creato dalla natura per diventare un artista, poeta o musicista, come dimostrerà poi a sufficienza, ma che si trasforma di colpo nel più grande condottiero del secolo subito dopo essere salito al trono a 28 anni. Si tratta di un uomo che tre giorni dopo abolisce la pena di morte, la tortura, la censura, che riforma la giustizia, facendo concludere i processi nel giro di un anno, che favorisce l’istruzione generalizzata in tutta la Prussia, accogliendo da ateo come insegnanti i gesuiti cacciati dall’Europa intera, ma introduce una totale libertà di culto, poiché “ognuno ha il diritto di salire in Cielo secondo i suoi gusti”. Il tutto in un secolo dominato ovunque dal più bieco oscurantismo, caratterizzato dalle persecuzioni religiose più atroci e con i roghi sempre pronti ad essere accesi. Un re flautista con un talento e una sensibilità stupefacenti, che oggi secondo le testimonianze di tutti i contemporanei ne avrebbero fatto un grande solista, che fornisce peraltro a Bach il tema sul quale verranno composte le variazioni dell’Offerta Musicale. Ma è anche l’uomo di una brutalità inarrivabile, specie nei confronti della moglie, costretta a condurre una vita da vedova lontano da lui, che non avrà mai il diritto di mettere piede nella reggia di Sanssouci.
Quando la rivede dopo un’assenza di sette anni dovuta alla guerra suddetta, nel salutarla non trova di meglio da dirle che vi trovo alquanto invacchita, madame. Lo stesso atroce trattamento glielo riserva nel corso di un grande ricevimento, quando nell’indicarla alla sorella Ulrike, regina di Svezia, le fa presente che quella è la mia vacca, che già conoscete, la stessa che pochi giorni dopo il matrimonio aveva a suo dire una fichetta deliziosa, della quale presto e per motivi misteriosi non saprà più che farsene. A non cavarsela meglio è il fratello minore ed erede al trono, August Wilhelm, che morirà di crepacuore dopo essere stato destituito da generale, per i presunti errori compiuti in una battaglia perduta e ricoperto per questo da terribili contumelie.
Il suo fiuto letterario rimane invece infallibile, poiché sarà il primo a leggere e rileggere altre tre volte Candide di Voltaire, una coglioneria secondo l’autore, ma che per Federico rimane “l’unico romanzo che valga la pena di leggere e rileggere più volte”.