16 Aprile 2024 - 11:45:27
di Tommaso Cotellessa
Il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, che quest’anno festeggerà i 70 anni dalla sua fondazione, ha diramato il report relativo agli interventi effettuati nel corso del 2023.
Il Corpo, che si occupa del soccorso degli infortunati nell’esercizio delle attività alpinistiche, escursionistiche e speleologiche in Italia, ha effettuato nel corso dello scorso anno 12.349 missioni di soccorso, impegnando 44.994 tecnici nelle operazioni, volontari che garantiscono un’attività operativa 24 ore su 24 345 giorni all’anno. Sono inoltre state convocate ben 168 volte le unità cinofile, necessarie per fronteggiare eventi valanghivi e le ricerche di persone disperse.
Le principali cause degli eventi che hanno richiesto l’intervento del Soccorso Alpino e Speleologico sono state la caduta/scivolata (45,9% degli interventi); l’incapacità durante l’attività svolta (25,5%) e il malore (12,1%). Seguono con valori decisamente più contenuti il maltempo (4,3%) e lo shock anafilattico (0,50%). Le attività maggiormente coinvolte e cause degli incidenti e relativi infortuni sono l’escursionismo (42,5% dei casi), la mountain bike (8%), lo sci alpino (2,2%), l’alpinismo classico (6,0%) e la ricerca di funghi (3,1%). Diversi gli interventi durante l’attività venatoria (0,8%).
Nel 2023 hanno perso la vita in ambiente impervio 491 persone con una diminuzione rispetto al 2022. 5.720 sono state le persone recuperate ferite in modo leggero, 1.579 i feriti gravi, 323 i feriti con compromesse funzioni vitali, 4.151 gli illesi e 101 dispersi.
Il 49% degli interventi del Soccorso Alpino e Speleologico si concentra nei mesi estivi di giugno (7,3%), luglio (14,4%), agosto (17,1%) e settembre (10,3%).
Sono stati 5.845 gli interventi per i quali il Soccorso Alpino e Speleologico è intervenuto con il supporto di un mezzo aereo.
Riguardo la ripartizione territoriale degli interventi l’Abruzzo incide per 1,6% sul numero nazionale di 12.349 interventi, i picchi vengono toccati in regioni come territori come l’Alto Adige con il 10,8%, la Lombardia con il 12,7%, il Piemonte con il 17,4% , il Trentino con 12,5%, la Valle d’Aosta con il 13,8% e il veneto con l’8,8%.
Inoltre sempre nel 2023 sono stati due le maxiemergenze che hanno richiesto l’impegno straordinario del corpo. A maggio, le squadre del CNSAS hanno effettuato numerose operazioni di soccorso a seguito dell’alluvione che ha colpito il territorio dell’Emilia-Romagna. Agli operatori del Soccorso Alpino e Speleologico locale, si sono aggiunti tecnici provenienti da Abruzzo, Alto Adige, Calabria, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia e Trentino
A settembre, nella serata di lunedì 11, si è invece concluso con successo il recupero di Mark Dickey, lo speleologo statunitense rimasto bloccato a circa 1000 metri di profondità nella grotta Morca, in provincia di Mersin, in Turchia. Le operazioni di soccorso, alle quali hanno preso parte diverse squadre del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico provenienti dall’Italia, sono state particolarmente lunghe e complesse sia a causa della morfologia della grotta, sia delle condizioni fisiche dell’infortunato. Le operazioni di soccorso hanno impegnato complessivamente oltre 100 soccorritori, provenienti da circa 10 Paesi e per il recupero da -1000 metri sono state necessarie 60 ore.
Tutti questi numeri rappresentano in maniera plastica l’importanza di questo Corpo e l’eroismo delle donne e degli uomini che lo compongono. Squadre formate ed esperte impegnate nel salvare vite umane in luoghi pericolosi e ostici. Una forza discreta ma propulsiva che nel corso di 70 anni di storia ha effettuato 223.762 interventi soccorrendo 238.935 persone impiegando per queste attività oltre un milione di suoi tecnici.