22 Aprile 2024 - 09:51:34
di Martina Colabianchi
Sembrava scampato il pericolo dell’estradizione per Anan Yaeesh, palestinese arrestato all’Aquila il 27 gennaio su richiesta israeliana e raggiunto l’11 marzo da un secondo mandato di cattura per essere processato in Italia insieme ad Ali Irar e Mansour Doghmosh che, stando al fascicolo d’indagine, sarebbero accusati di far parte delle “Brigate Martiri di Al-Aqsa“, di averne costituito una sorta di costola e di aver pianificato attentati contro obiettivi militari e civili, in particolare in Cisgiordania.
La Corte d’Appello dell’Aquila, lo scorso 12 marzo, aveva rigettato la richiesta per il rischio che l’uomo, “qualora estradato nello stato di Israele, possa essere sottoposto a trattamenti crudeli, disumani o degradanti, o comunque ad atti che configurano la violazione dei diritti umani“, senza entrare nel merito delle accuse mosse da Israele per motivare la richiesta di estradizione.
Il Procuratore generale dell’Aquila però, contestualmente alla Camera di Consiglio che il 12 marzo ha dichiarato Anan inestradabile, ha ora presentato una requisitoria per riavviare la procedura estradizionale.
Alle accuse, “che spesso sono il frutto di metodi d’investigazione ed interrogatori compatibili con la definizione di tortura – scrive Luigia De Biasi, Slai Cobas s.c. -, “la difesa porterà in aula le torture e i trattamenti inumani e degradanti a cui sono sottoposti i prigionieri politici palestinesi nelle carceri israeliane, nonché l’esistenza di un regime di apartheid giuridico per i palestinesi residenti nei Territori occupati“.
“A quelle accuse noi risponderemo ancora una volta che la Resistenza non è terrorismo e non si processa, che quello che i potenti della terra chiamano terrorismo è legittima lotta di autodeterminazione dei popoli, alla quale anche il diritto internazionale riconosce la possibilità di esprimersi anche in forme violente. A quelle accuse noi risponderemo che il vero terrorista è Israele e che i governi fascisti come il nostro sono complici del genocidio in Palestina e della repressione della resistenza palestinese”.
“A 50 anni dall’istituzione della Giornata internazionale dei prigionieri palestinesi, – prosegue De Biasi – porteremo in piazza le loro ragioni contro i crimini dell’occupazione israeliana, che dal 7 ottobre si sono intensificati anche nei confronti della popolazione detenuta. Il totale dei prigionieri palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane è triplicato dal 7 ottobre, con più di 13.000 detenuti e detenute palestinesi soltanto nei territori occupati, e molti sono ancora bambini. L’80% di loro è rinchiuso in detenzione amministrativa arbitraria senza accusa né processo. 16 prigionieri palestinesi sono stati uccisi sotto tortura e maltrattamenti nelle carceri dell’occupazione. Migliaia di palestinesi di Gaza sono soggetti a sparizioni forzate. Decine di detenuti di Gaza (almeno 27) sono stati uccisi durante la detenzione nei campi militari (https://www.addameer.org/media/5320)“.
“Se questo è il paese “amico” dove l’Italia vuole mandare Anan, è evidente che il problema della democrazia non riguarda solo i teatri di guerra, non riguarda solo il medio oriente, ma anche le cosiddette democrazie occidentali tra cui l’Italia. E il nostro 25 aprile sarà all’insegna del gemellaggio tra la resistenza italiana e quella palestinese”.
“Come ci hanno insegnato i nostri partigiani che hanno dato la vita per la libertà, oggi è lo stesso Anan a ricordarcelo: “la Resistenza non è terrorismo, è un atto di amore”, conclude.