09 Maggio 2024 - 10:24:19
di Martina Colabianchi
Si conclude con assoluzione piena, dopo 12 anni, la vicenda giudiziaria che ha visto coinvolti i fratelli Franco e Sergio Celi, titolari della società Celi Calcestruzzi.
I due erano stati accusati, ai tempi, di appropriazione indebita di materiale inerte, traffico di rifiuti e corruzione. Da quest’ultima accusa, in cui erano coinvolti anche il sindaco e un assessore di Magliano dei Marsi, erano stati però prosciolti già nel 2014 dal Gup dell’Aquila con sentenza di non luogo a procedere.
Ai fratelli Celi, nello specifico di Magliano dei Marsi, era imputato il reato di appropriazione indebita di ghiaia e di realizzazione di una discarica non autorizzata di 13mila metri quadrati, non osservando precauzioni in materia di sicurezza e non rispettando i vincoli ambientali. Le attività sarebbero rientrate, sempre secondo l’accusa, in un più ampio quadro di traffico illecito di rifiuti.
La Corte d’Appello dell’Aquila, alla quale erano ricorsi i legali dei fratelli Celi, Antonio Milo e Claudio Verini, contro il verdetto di primo grado dagli stessi ritenuto ingiusto ed errato, si è pronunciata con sentenza del 5 febbraio 2024, divenuta definitiva, assolvendo i fratelli Celi da tutti i reati loro contestati poiché il fatto non sussiste.
L’avvocato Antonio Milo ha sottolineato proprio il particolare rilievo assunto nell’intera vicenda dalla sentenza del Gup del Tribunale dell’Aquila, confermata successivamente dalla Corte di Cassazione, in quanto aveva rilevato l’assenza di condotte illecite affermando l’infondatezza delle accuse.
“Siamo felici che alla fine la giustizia abbia fatto il proprio corso, noi siamo sempre stati certi della correttezza del nostro operato e del fatto che prima o poi saremmo riusciti a dimostrarlo – hanno raccontato i fratelli Celi -, sono stati anni molto difficili soprattutto nei rapporti con le pubbliche amministrazioni e con i loro funzionari, da taluni dei quali abbiamo percepito in maniera tangibile, avversità e cautela a seguito dell’avvio della vicenda giudiziaria“.
I due fratelli pongono in primo piano, come sempre fatto in questi anni, l’operato dell’azienda che, proprietaria di cave da estrazione all’Aquila, Carsoli, Magliano dei Marsi e Rieti, offre lavoro oggi a circa 150 dipendenti inserendosi “tra le principali imprese della provincia dell’Aquila, tanto da avere ottenuto negli anni 2021 e 2022, da parte di network altamente specializzati, prestigiosi riconoscimenti per performance gestionale e affidabilità finanziaria“.
I fratelli Celi hanno voluto ringraziare “tutte le persone che ci hanno sempre fatto sentire il loro supporto, la stima nei nostri confronti e che hanno sempre creduto nella correttezza del nostro operato, nonostante tutte le pesanti accuse che abbiamo ricevuto fin dall’inizio della vicenda. L’esito della sentenza restituisce a noi, ai nostri collaboratori, ai nostri clienti, ai nostri partners e alla pubblica amministrazione, la piena verità sui fatti al tempo contestatici e dimostra quanto inconsistenti ed infondate fossero le accuse nei nostri confronti“.
L’avvocato Claudio Verini, con riferimento alle attività imprenditoriali della Celi Calcestruzzi Spa, ha parlato di un travisamento, in cui erano incorsi la Procura della Repubblica e il Tribunale di primo grado, del reale contenuto dei documenti contrattuali e amministrativi sulla base dei quali erano state autorizzate le attività estrattive e il successivo risanamento della cava del Comune di Magliano de’ Marsi, sottolineando come anche su questi aspetti la Corte d’Appello abbia affermato la correttezza dell’operato dei fratelli Celi e della Società, riconoscendo come le attività di escavazione e di risanamento della cava siano state svolte nell’assoluto rispetto del progetto, escludendo quindi ogni ipotesi di furto o di appropriazione indebita di ghiaia o di realizzazione di una discarica non autorizzata.
“Oggi la Corte di Appello dell’Aquila ha posto la parola fine ad una vicenda che ha assunto profili di enorme impatto nella vita, lavorativa e familiare, di due persone innocenti, degne e perbene. Ci sono voluti anni di battaglie giudiziarie, ma ora possiamo dirci soddisfatti, giustizia è fatta“, hanno concluso i legali.