21 Maggio 2024 - 10:55:50
di Redazione
Sollecitare l’apertura di un tavolo nazionale sulla recente decisione del Governo di voler cedere ulteriori quote dell’azienda Poste Italiane Spa.
Scelte che potrebbero avere inevitabili risvolti anche sui cittadini e sul territorio oltre che per i lavoratori con la messa a rischio di migliaia di posti di lavoro.
Per questo i lavoratori di Poste italiane dell’Abruzzo sono scesi in piazza, questa mattina, con un presidio sotto la sede della Prefettura dell’Aquila, a sostegno della mobilitazione indetta a livello nazionale dalle organizzazioni sindacali di categoria.
” Siamo in protesta, lo stiamo facendo in tutte le regioni italiane, contro il piano di privatizzazione annunciato da questo governo. Purtroppo sappiamo, visto la storia che abbiamo vissuto in questo paese cosa vuol dire privatizzare, quali sono gli effetti: ricordiamo la storia di Telecom, di Tim, di Autostrade, ricordiamo la storia di Alitalia. Purtroppo gli effetti della privatizzazione sono sempre gli stessi si disinveste sul territorio, si abbandona il servizio a scapito chiaramente degli utenti e di un territorio intero e a scapito, nel caso specifico di Poste Italiane, di quello che rappresenta Poste Italiane del territorio”, ha detto Guido Cupido, di Slc Cgil Abruzzo Molise.
“L’Abruzzo è in prima linea e questa amministrazione viene a valle delle altre manifestazioni già concluse in Italia nella giornata di sabato scorso – ha commentato Tiziano Del Gallo segretario regionale UilPoste – Noi l’abbiamo spostato a oggi perché il prefetto ci deve ricevere. Noi forniremo una nostra nota di protesta e di preoccupazione, affinché il prefetto si faccia garante nei confronti del governo per evitare questa scellerata ulteriore privatizzazione che è una svendita. La quota del 29% del Mef per noi è una svendita, in quanto Poste Italiane è un’azienda solida. Sono 10 anni di utili di bilancio e nel primo trimestre quest’anno abbiamo un 16% in più. 119.000 dipendenti in tutti Italia e noi dobbiamo difenderla, perché questa logica del massimo profitto che sarà sempre più evidente comporterà sicuramente una riduzione del personale e sicuramente una riduzione della presenza degli uffici postali nel nostro territorio. L’Abruzzo, che è un territorio pedemontano, ha ben oltre 200 uffici di piccola entità con un solo operatore, quindi il rischio è grosso che questi uffici vengono chiusi. Ma anche le città saranno interessate con qualche ufficio che potrà essere chiuso, quindi aumenteranno le code e i disagi di cittadini, delle persone deboli, dei fragili e degli anziani”.
“Noi oggi siamo qui per ribadire con forza il nostro ‘no’ alla privatizzazione di Poste Italiane – Stefano Di Domenico segretario interregionale di Flp Cisl – Se lo Stato dovesse perdere la maggioranza assoluta, verrebbe meno anche quel senso di socialità che Poste Italiane ha sul territorio. Per l’Abruzzo, una regione fatta di piccoli comuni in realtà piccole, significherebbe ancora di più pagare lo scotto di una privatizzazione. Chiudere gli uffici significa venir meno quell’unico presidio che oggi rimane nei comuni delle realtà abruzzesi. Verrebbero messe a repentaglio, inoltre, numerose posizioni e occupazioni dei nostri dipendenti. In Abruzzo il 65% dei lavoratori è costituito da donne, quindi si immagini che cosa significa ridurre il numero dei lavoratori anche per l’economie familiari delle dei cittadini abruzzesi. Quindi noi oggi continuiamo la nostra azione che già cominciata con degli incontri con diverse istituzioni e terminerà il 30 maggio al Mef per ribadire la nostra richiesta affinché il governo di ripensi”.