11 Giugno 2024 - 17:42:48

di Martina Colabianchi

Ad un anno dal deposito di oltre ottomila firme, è approdata oggi in commissione Sanità la legge popolare sul suicidio assistito.

La commissione, che ha invitato in audizione i promotori della proposta di legge e l’assessore alla Sanità Nicoletta Verì, dà il via all’iter istruttorio della proposta che, in ogni caso, sarà iscritta all’ordine del giorno del primo Consiglio regionale successivo al 19 giugno (termine ultimo fissato dalla legislazione regionale in materia di iniziative popolari).

In realtà, ricorda Riccardo Varveri, uno dei promotori della legge sul suicidio assistito in Abruzzo, “l’iter è già iniziato con il parere del Collegio di Garanzia statutaria che ha dichiarato ammissibile la legge che, quindi, non confligge né con lo Statuto regionale né con la Costituzione italiana. Questo è un grande passo avanti per la nostra regione perché abbiamo visto come in Veneto, ad esempio, i consiglieri regionali hanno spesso chiesto se questa legge regionale potesse confliggere perché lì non c’è stato un parere chiaro, come invece c’è stato in Abruzzo. Questo è un nostro punto di forza“.

Nello specifico, lo ricordiamo, il testo mira a definire tempistiche procedure certe per i malati in possesso delle condizioni dettate dalla Consulta: in assenza di una legge nazionale e di leggi regionali, la morte volontaria assistita è regolamentata, infatti, dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso Marco Cappato/Dj Fabo, che proprio grazie all’impegno di Cappato ha legalizzato l’accesso alla procedura, ma solo a determinate condizioni: bisogna essere pienamente capaci di prendere decisioni libere e consapevoli, affetti da una patologia irreversibile fonte di intollerabili sofferenze e tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale.

Le firme erano state consegnate dallo stesso Marco Cappato nel giugno dello scorso anno insieme ad una piccola delegazione di volontari con cui aveva percorso, a piedi, il centro storico dell’Aquila dalla Fontana Luminosa all’Emiciclo, sede del Consiglio regionale. A settembre, la buona notizia della comunicazione della ricevibilità della proposta di legge da parte della Regione.

Ora l’associazione Luca Coscioni attende con ansia il “verdetto” del Consiglio regionale.

Ci preoccupa un respingimento perché non ci sarebbe la possibilità per i malati di avere delle risposte in tempi certi – continua Varveri – Questa legge stabilisce delle procedure e dei tempi certi, ovviamente non aggiunge nessun diritto in quanto le regioni non possono farlo, ma vuole intervenire affinché non accada più come in alcuni casi in Italia, quando alcune persone hanno dovuto aspettare anche due anni, come Federico Carboni nelle Marche. Tanti malati non possono aspettare queste tempistiche a causa di condizioni di salute molto precarie che potrebbero decadere in tempi molto rapidi. Quindi, noi auspichiamo che il Consiglio regionale possa aprire all’approvazione, anche con modifiche tramite emendamenti, di questa legge fondamentale, come dice anche la Corte Costituzionale dal 2018 al Parlamento. Possiamo essere davvero avanguardia in Italia“.

A chi non è d’accordo va spiegato che nessuno è obbligato a fare quella scelta che è, appunto, una libera scelta che viene consentita a chi vuole prenderla in considerazione. Non toglie né aggiunge niente a chi quella scelta non vuole compierla. Poi, chi dice di no lo dice adesso, ma ritrovandosi in determinate situazioni magari quella scelta la compierebbe anche lui. Io ho conosciuto una persona a cui è accaduto questo“, conclude.