24 Giugno 2024 - 16:11:38

di Vanni Biordi

Thomas Christopher Luciani, un ragazzo di 17 anni di Pescara, è stato ucciso con 25 coltellate nel parco Powell. L’omicidio ha scosso la città e le indagini sono in corso per comprendere i dettagli di questa tragica vicenda.

Quello che possiamo dire è che gli investigatori ipotizzano che il movente sia legato alla gestione di sostanze stupefacenti. Thomas potrebbe essere stato coinvolto in un diverbio connesso ad un debito di 250 euro e legato al piccolo spaccio di droga tra giovanissimi.

Sul luogo del delitto, erano presenti almeno otto persone, tra cui i due minorenni fermati, dai primi riscontri, uno figlio di un carabiniere l’altro figlio di un avvocato. I due coetanei hanno incontrato Thomas nel parco Biden Powell, si sono spostati in una zona non sorvegliata e lo hanno colpito ripetutamente. L’arma del delitto potrebbe essere un coltello da sub, ma l’autopsia dovrà confermarlo.

Dopo aver ucciso Thomas, i suoi assassini lo hanno abbandonato tra le sterpaglie del parco, con il volto rivolto a terra. Successivamente, si sono diretti al mare, dove potrebbero aver abbandonato l’arma del delitto.

La vicenda ha evidenziato un incredibile disagio giovanile, mancanza di empatia emotiva e incapacità di comprendere l’estremo disvalore delle azioni commesse. Le indagini proseguono sotto la coordinazione della procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni dell’Aquila.

Gli interrogatori sono in corso, e le autorità stanno cercando di ricostruire le dinamiche e le responsabilità legate a questo tragico evento

A lanciare l’allarme sull’omicidio del 17enne Thomas Luciani, alcune ore dopo i fatti, secondo
quanto appreso, è stato uno dei giovani che facevano parte del gruppo insieme ai due indagati, dopo aver compreso la gravità dell’accaduto.

A quel punto, il rinvenimento del cadavere e l’avvio delle indagini, che in poche ore hanno consentito di individuare i presunti responsabili. Determinante, nel lavoro certosino condotto dagli investigatori della squadra Mobile della Questura di Pescara, diretti dal vice capo Mauro Sablone, oltre alla testimonianza, anche la visione delle immagini delle telecamere di sorveglianza presenti al parco e allo stabilimento balneare.