26 Giugno 2024 - 09:48:48
di Martina Colabianchi
È stato conferito questa mattina, al medico legale Cristian d’Ovidio, l’incarico per l’autopsia sul corpo di Christopher Thomas Luciani, il diciassettenne ucciso domenica pomeriggio nel parco Baden Powell in pieno centro a Pescara.
L’esame autoptico sarà determinante per chiarire ulteriormente la dinamica dei fatti e per appurare cause e tempi della morte del giovane.
Ore cruciali quindi queste, quando si terrà anche la convalida del fermo dei due sedicenni ritenuti responsabili dell’omicidio, prevista poco prima di pranzo presso il Tribunale dei Minori dell’Aquila in forma telematica. Attualmente, i due ragazzi si trovano nei centri di prima accoglienza dell’Aquila e di Roma.
Intanto, dalle testimonianze dei giovani presenti quel tragico pomeriggio continuano ad emergere dettagli che confermano l’assenza di rimorso e consapevolezza dell’irrimediabile gesto compiuto da parte dei due ragazzi presunti colpevoli, sul cellulare di uno dei quali sarebbe stata trovata una foto scattata quella sera in spiaggia che lo immortala con pugno sul petto e atteggiamento fiero.
“Non abbiamo pensato a chiamare nessuno, né polizia né ambulanza“, avrebbe raccontato agli inquirenti un ragazzo molto vicino ad uno dei due sedicenni sottoposti a fermo e presente negli attimi in cui Thomas ha perso la vita.
Una testimonianza che quindi conferma come il gruppetto di giovani, nonostante fosse a conoscenza
dell’accaduto, abbia lasciato il parco, mentre il corpo di Thomas giaceva tra le sterpaglie, per andare al mare “in tranquillità“.
Nelle sue dichiarazioni, il giovane ha sottolineato che, dopo i fatti, quando il testimone chiave “è tornato indietro, ci ha detto che li ragazzo era morto“. Poi dalla vegetazione sono usciti i due 16enni ora sottoposti a fermo. A quel punto, ha aggiunto, “siamo andati in tranquillità al mare“.
“Al mare – ha detto ancora – hanno raccontato in sintesi quello che è successo. So che hanno dato delle coltellate. È questo quello che so“. Il ragazzo ha sottolineato anche che uno dei due giovani sottoposti a fermo “aveva una pistola. Me l’ha fatta vedere dopo che era finito tutto. Ce l’aveva in tasca. Non so come ce l’avesse. Mi ha detto che era scarica, senza colpi“.
Dagli interrogatori continua, poi, a farsi forza l’ipotesi di premeditazione. Un altro dei giovanissimi coinvolti, nella sua testimonianza, si è infatti detto convinto che i due ragazzi ora sottoposti a fermo “si siano organizzati per questa cosa, per incontrare questo ragazzo“.
Il testimone chiave, cioè il giovane che domenica sera, tornato a casa, ha fatto scoprire l’accaduto, tra le altre cose si è detto “sicuro” che Thomas “era morto, erano tante coltellate davanti a me. Ad esempio aveva avuto una coltellata all’addome, una coltellata alla gamba, dove ci sono le arterie“.