02 Luglio 2024 - 18:55:49
di Martina Colabianchi
I borghi italiani sono diventati in questi anni una forma di lessico: restanza, terre dell’osso, comunità resilienti, paesologia, southworking, abitanti temporanei. Scritto da una donna appassionata e coraggiosa, l’antropologa Anna Rizzo, “Paesi invisibili, manifesto sentimentale e politico per salvare i borghi” è davvero un manifesto sentimentale ma è anche un canto della rabbia: la storia di come il marketing dell’abbandono a scopi turistici abbia trasceso decenni di letteratura, poesia, antropologia, ricerca sociale, per creare un prodotto seducente ma costruito tutto sul senso di colpa. Gli stessi anni che l’autrice ha passato seduta sul divano delle vecchie di paese a guardare la messa in tv, a spalare letame con i pastori, a farsi curare dai veterinari perché qui non arrivano neanche i medici. Quei paesi abbandonati per decenni – remoti, fatiscenti, vuoti – frettolosamente trasformati in borghi start-up, la materia di cui è fatta la tv della domenica, a cui sono seguiti i webinar, i bandi di riattivazione.
E infine noi. Alcuni paesi moriranno, altri cercheranno di rinascere attraverso forme di feticismo del lusso che vendono a centinaia di euro ciò che un tempo era miseria: alberghi diffusi su spunzoni ossuti di roccia, niente wifi, l’esperienza di mungere il bestiame. Ma chi affronta il ritorno all’area interna in modo non turistico deve essere disposto a negoziare quello che noi non negozieremmo mai: l’assistenza sanitaria, un’ambulanza che arrivi in meno di un’ora, delle strade praticabili anche a gennaio, il diritto al trasporto pubblico, a una vita culturale, a un liceo per i figli che non sia a chilometri di distanza.
Paesi invisibili (ilSaggiatore 2023) ci mostra quello che non avevamo capito: cosa davvero sono i borghi. Terre suggestive e difficili, dove effettivamente ci sono giovani che decidono di tornare, e dove il prezzo che pagano, quando lo fanno, è altissimo. Il ritorno ai “paesi dell’osso”, in bilico su cime pietrose, dove l’orografia conta quanto il dialetto, è una sfida dettata dall’amore. E noi non possiamo voltarci.
Come ricorda la politica e attivista Stefania Pezzopane, “nei paesi piccoli e a volte dimenticati, vivono comunque 13 milioni circa di persone che continuano, malgrado tutto, ad abitare borghi e paesini d’Italia che, ogni anno di più , si svuotano perdendo servizi e attività fondamentali. Quanto lavoro, quanti sforzi per fermare questo sconvolgente andamento, ma anche quanta lentezza, quanti errori. Si è fatto troppo poco, tanta ingiusta incuria e a volte si è fatto male, scambiando questi luoghi per consumifici. A Carsoli parleremo di tutto ciò con l’ antropologa Anna Rizzo, aspettando la magnifica rassegna di autrici creata magistralmente da Eleonora de Nardis per Scanno“.