14 Luglio 2024 - 14:18:42
di Martina Colabianchi
Nel 2023 si è registrata un’impennata delle ecomafie, con i reati ambientali che aumentano del +15,6% e un totale di 35.487. È il quadro delineato dal consueto rapporto di Legambiente sulla criminalità ambientale che celebra, proprio quest’anno, i 30 anni di impegno dalla sua prima pubblicazione.
Per quanto riguarda la nostra regione, in Abruzzo si registra un +3,4% che lo colloca in dodicesima posizione su scala nazionale. “La voce più pesante dell’illegalità legata al ciclo del cemento, come denunciamo ogni anno con forza, è quella dovuta alla miriade di abusi edilizi che viene realizzata nel nostro Paese. In Abruzzo abbiamo una crescita dei reati del 3,4% – spiega Giuseppe Di Marco, Amministratore Legambiente Abruzzo – critica anche sul ciclo dei rifiuti, nonostante gli investimenti in atto volti a garantire la corretta filiera sull’economia circolare. Continueremo a seguire con attenzione quanto sta accadendo al fine di combattere con forza gli ecoreati presenti nella nostra Regione“.
Nello specifico, è appunto nel ciclo del cemento che si registra il maggior numero dei reati nella nostra regione, 465 in tutto con la provincia di Pescara alla guida della classifica con 119 illeciti.
Seguono i reati connessi allo sfruttamento degli animali a scopo di lucro, con 347 reati totali e in cui ancora una volta è della provincia di Pescara la testa della classifica con 222 illeciti.
Per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti, 316 sono i reati commessi in totale in Abruzzo, con Chieti questa volta alla guida con 161.
È la provincia dell’Aquila invece a guidare, purtroppo, la classifica per quanto concerne gli incendi, con 18 reati in tutto compiuti sul suo territorio a fronte di un totale di 60.
Crescono, su tutto il territorio nazionale, l’aggressione al patrimonio culturale e gli illeciti nelle filiere agroalimentari, a cominciare dal caporalato. In Abruzzo si registrano 7 reati connessi alla cosiddetta “archeomafia” che mira, appunto, al patrimonio archeologico e culturale del territorio e che comprendono scavi clandestini, razzie nei siti archeologici, furti e traffico illegale di opere d’arte.
“In questi tre decenni il Rapporto Ecomafia – dichiara Gianluca Casciato, vicepresidente regionale di Legambiente – è diventato sempre più un’operaomnia per analizzare i fenomeni criminali legati al business ambientale, grazie anche a contributi istituzionali di rilievo, come dimostra l’edizione 2024. Dalla nostra analisi, emerge però che c’è ancora molto da fare nel nostro Paese, dove continuano a mancare norme importanti, come quelle che dovrebbero semplificare gli abbattimenti degli ecomostri – assegnando ad esempio ai Prefetti l’esecuzione delle ordinanze di demolizione mai eseguite nei decenni passati –, l’inserimento nel Codice penale dei delitti commessi dalle agromafie oppure l’approvazione dei decreti attuativi della legge istitutiva del SNPA per rendere più efficaci i controlli pubblici delle Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente. Dal Governo Meloni ci aspettiamo un segnale di discontinuità“.
“Serve approvare quanto prima le riforme necessarie per rafforzare le attività di prevenzione e di controllo. Ne gioverebbero molto la salute delle persone, degli ecosistemi, della biodiversità e quella delle imprese sane che continuano ad essere minacciate dalla concorrenza sleale praticata da ecofurbi, ecocriminali ed ecomafiosi“, ha concluso.
Il report completo è consultabile a questo link.