25 Luglio 2024 - 08:58:40

di Redazione


All’apice della sua maturità, personale e professionale Max Giusti è pronto a dire le sue verità più scomode, perché se le parole sono sempre politicamente corrette, il pensiero non lo è mai.

È un mattatore inedito, che racconta al pubblico quello che nella vita di tutti i giorni non direbbe mai, nemmeno al suo migliore amico. Confessioni a cuore aperto in un clima di festa, con le immancabili bollicine.

“Dentro ‘Bollicine’ – spiega Max Giusti – tra le tante cose, entrano i miei nuovi personaggi: debutta il mio Alessandro Borghese e la mia versione di Aurelio De Laurentiis, che quest’anno ho fatto alla Gialappa e che sono diventati, diciamo, più famosi di me con milioni di visualizzazioni sul web. Mi piace raccontare quello che stiamo vivendo. La sfida per un attore è non pronunciare mai le parole ‘era meglio prima’, è qualcosa che mi infastidisce davvero. Nella prima parte evidenzierò quanto il cambiamento delle nostre vite sia stato netto, si parlerà di patriarcato che subiamo e abbiamo subito tutti. Da quando ci sono le sigarette elettroniche siamo tornati a fumare nei luoghi al chiuso, parliamo anche degli uomini che ormai sanno cucinare, viviamo nella perenne condivisione senza la quale non sappiamo stare. E ancora, l’approccio che abbiamo noi adulti con i nostri figli. Noi siamo più presenti rispetto ai nostri genitori, per esempio io ascolto la musica trap con mio figlio, anche se dopo due ore, mi sento sfinito! Qui i testi sono cupi e minacciosi, mentre noi parlavamo d’amore con le canzoni e gli stessi artisti continuano a riempire gli stadi con i loro concerti! Sia i nostri padri che le nostre madri sono diversi dopo gli 80 anni: per esempio i padri starebbero a parlare per ore con le operatrici e qui parte una sorta di corteggiamento”.

“Nella seconda parte, ci sono i buoni propositi, i cambiamenti – aggiunge – Tanti non comprano i
giornali, leggono i titoli delle testate online e si fanno una loro idea, poi parliamo di cat calling, body shaming. Non tollero più quelli che dicono che non si può più ridere da quando esiste il “politically correct”. Vedrete, si ride da morire e si rispettano tutte le persone. Viviamo in un’epoca in cui tutti possiamo essere quello che ci pare e nello spettacolo c’è un capitolo sulla trasgressione. Oggi sono contento per i giovani, la loro fluidità permette di amare chi vogliono”.

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