01 Settembre 2024 - 15:03:42

di Tommaso Cotellessa

La tragedia delle morti sul lavoro in Italia si conferma come una delle più gravi emergenze nazionali.

Il primo monitoraggio quadriennale, elaborato dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre, ha messo in luce un quadro allarmante che mostra l’elevata insicurezza nei luoghi di lavoro, colpendo indistintamente lavoratori italiani e stranieri.

Nel primo semestre del 2024, l’incidenza media delle morti sul lavoro ha raggiunto i 15,4 decessi per milione di lavoratori, in aumento rispetto ai 14,7 del 2023. Questo incremento è particolarmente preoccupante dopo un calo significativo tra il 2021 e il 2022, quando l’incidenza passò da 19,7 a 14,8. A sottolineare l’urgenza della situazione, il presidente dell’Osservatorio, l’ingegnere Mauro Rossato, ha evidenziato come il superamento dell’emergenza Covid, che aveva temporaneamente ridotto i numeri, lasci ora spazio a un dato crudo sull’insicurezza del lavoro nel Paese.

Nella mappatura a colori elaborata dall’Osservatorio, che rappresenta graficamente l’incidenza delle morti sul lavoro, il Trentino-Alto Adige si conferma per il quarto anno consecutivo in “zona rossa”, seguita dall’Umbria, in zona rossa per tre anni su quattro. Al contrario, la Sardegna si è distinta come la regione più sicura, rimanendo costantemente in “zona bianca” con tassi di mortalità tra i più bassi del Paese.

Le regioni con un’incidenza di mortalità superiore del 25% rispetto alla media nazionale, e quindi in zona rossa, includono Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Sicilia, Campania, Emilia-Romagna e Umbria. In zona arancione si trovano Abruzzo, Puglia, Calabria, Lazio e Basilicata, mentre in zona gialla sono Lombardia, Toscana, Piemonte e Liguria.

I settori più pericolosi sono risultati essere le Costruzioni, seguite da Attività Manifatturiere, Trasporti e Magazzinaggio, e Commercio. Particolarmente critico è stato il settore delle Costruzioni, dove si è registrato un aumento dei decessi, complice la ripresa delle attività post-pandemia e i vari incentivi governativi all’edilizia.

Per quanto riguarda le fasce d’età, i giovani tra i 15 e i 24 anni sono quelli più a rischio, con un’incidenza passata da 11,9 decessi per milione di lavoratori nel 2021 a 13,6 nel 2024. Preoccupante anche il dato relativo agli ultrasessantacinquenni, la cui incidenza è cresciuta da 61,0 a 65,8 nello stesso periodo.

Differenze di Genere e Nazionalità

Il rapporto evidenzia anche significative differenze di genere e nazionalità. Gli uomini sono più a rischio delle donne, con un’incidenza passata da 31 nel 2021 a 24,7 nel 2024, mentre per le donne l’incidenza è scesa da 4,2 a 2,8. Tuttavia, per le denunce totali di infortunio in itinere, sono le donne a registrare i numeri più alti.

Il monitoraggio evidenzia una situazione drammatica che richiede interventi immediati a livello sia imprenditoriale che istituzionale. La crescita delle morti sul lavoro negli ultimi due anni, dopo la parentesi pandemica, evidenzia l’urgenza di politiche più efficaci per la sicurezza sul lavoro, che coinvolgano tutti gli attori sociali. Solo attraverso una maggiore consapevolezza e azioni concrete si potrà invertire questa preoccupante tendenza e garantire un ambiente di lavoro sicuro per tutti.

Per i lavoratori stranieri, il rischio di mortalità sul lavoro è aumentato significativamente, passando da un’incidenza di 25,7 nel 2021 a 34,1 nel 2024, mentre per gli italiani è scesa da 19,0 a 13,3.