04 Settembre 2024 - 11:32:10
di Martina Colabianchi
Il territorio dell’Alto Sangro, nel periodo estivo e di massima affluenza turistica, si è trovato di nuovo sprovvisto del medico del 118. Per questa ragione, il segretario della Cgil L’Aquila Francesco Marrelli, Silvano Di Pirro del Comitato Cittadini e Territorio Ponte del Giovenco ed Erminio Colantoni, Osservatorio Sanità in Alto Sangro, chiedono con urgenza un’audizione in V Commissione regionale.
Già negli scorsi mesi le molteplici, ed annose, carenze relative alla sanità nelle aree interne avevano portato ad una raccolta firme, che aveva raggiunto quota 2000, fino ad una manifestazione sotto la sede della Asl 1 per chiedere il ripristino ed il potenziamento dei servizi sanitari di prossimità in quelle aree che, altrimenti, rischiano di spopolarsi.
Dopo un’estate in cui la presenza del medico del 118 in Alto Sangro è stata garantita a singhiozzo, per il mese di settembre la prospettiva non è migliore: il servizio sarà garantito unicamente per otto giorni, lasciando i turni scoperti per tutto il resto del mese.
La direzione strategica della Asl 1 si è difesa affermando che tale circostanza sarebbe ricollegabile unicamente alla mancanza di medici su tutto il territorio nazionale e all’indisponibilità degli stessi, se presenti, a prestare attività lavorativa nei sevizi dell’emergenza/urgenza in territori remoti e marginali della nostra Provincia.
“Tuttavia, – scrivono Marrelli, Colantoni e Di Pirro – non è accettabile scaricare la responsabilità della gestione del servizio in questione su tutti quei medici che, con abnegazione e spirito di servizio, continuano a lavorare nonostante la totale assenza di programmazione e di investimenti nelle strutture sanitarie provinciali. Tale responsabilità, in effetti, va attribuita esclusivamente a chi realmente dirige la Asl della Provincia dell’Aquila“.
“Invero, la carenza di personale sanitario, con la conseguente demedicalizzazione dell’ambulanza del 118, rischia di accentuare l’isolamento dei Comuni delle nostre aree interne. E ciò in quanto, dato che le postazioni del 118, in molti Comuni Montani, hanno rappresentato, e rappresentano tuttora, l’unico presidio sanitario dell’emergenza/urgenza, la direzione della Asl 1, anziché rimanere inerte, avrebbe dovuto potenziare questo servizio“.
Questa situazione, che va a svantaggio non solo dei residenti ma anche dei numerosi turisti soprattutto nella stagione estiva, perdura a circa “tre anni di distanza dalle prime denunce pubbliche, manifestazioni e raccolte firme, che hanno visto una straordinaria partecipazione degli abitanti dei Comuni del Parco Nazionale utile a dimostrare che la sanità pubblica è un servizio fondamentale ed irrinunciabile per la crescita sociale ed economica di ogni territorio“.
“L’attività economica principale in questo comprensorio, come nei comprensori limitrofi (Roccaraso, Castel di Sangro, Altopiano delle Cinquemiglia) è legata al turismo naturalistico e sportivo. Da ciò deriva la necessità di garantire in questi stessi comprensori montani la presenza di un servizio di assistenza sanitaria di emergenza/urgenza e di continuità assistenziale strutturata e permanente idonea a garantire le prestazioni in emergenza ed in continuità. Ed invece, come anticipato, l’attuale situazione sanitaria nel comprensorio dell’Alto Sangro, cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, non garantisce né assistenza medico sanitaria di emergenza né assistenza medico sanitaria di continuità per le cittadine e i cittadini residenti e per le turiste e i turisti che visitano il Parco Nazione d’Abruzzo Lazio e Molise“.
“Si consideri, per l’effetto, che la completa soppressione della Guardia medica turistica (messa in atto dalla Asl 1 L’Aquila Avezzano Sulmona a partire dal 2021) ha inciso ed incide negativamente anche sulla competitività dell’offerta turistica complessiva dell’intero comprensorio; ancora, il continuo e sistematico ridimensionamento del servizio di guardia medica che ha prodotto e produce precarietà e disgregazione sociale, peggiorando le condizioni di vita delle cittadine e dei cittadini residenti e favorendo lo spopolamento delle aree interne“, proseguono.
“Tale situazione, per le popolazioni che hanno scelto di vivere nelle Aree Interne Montane, è insostenibile: crescono disparità e diseguaglianze nell’accesso alle cure sanitarie, incertezza e fragilità di vita delle cittadine e dei cittadini residenti, di turiste e turisti che visitano i territori del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise“.
“Da cinque anni, – proseguono ancora – gli amministratori locali, la CGIL della Provincia di L’Aquila e i Comitati Civici Territoriali chiedono alla ASL1 L’Aquila Avezzano Sulmona di ripristinare, per le ragioni suesposte, tutte le prestazioni di medicina di continuità e di medicina di emergenza/urgenza al fine di garantire ai cittadini e alle cittadine residenti e ai turisti e alle turiste che visitano il PNALM il pieno godimento del Diritto alla Salute, così come sancito dalla nostra Costituzione. A sostegno di questa richiesta sono state consegnate alla Direzione Generale della ASL1 oltre 2.500 firme raccolte nei Comuni dell’Alto Sangro. La rivendicazione del Diritto alla Salute, nonché il ripristino, strutturato e permanente, delle prestazioni mediche e sanitarie necessarie all’accesso alle cure mediche in continuità e in emergenza, è diventata una priorità per tutti, cittadine e cittadini, turiste e turisti dell’Alto Sangro e del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise“.
“Visto quanto finora esposto, e considerato l’interesse diffuso della materia, si richiede con estrema urgenza un’audizione presso codesta Spett.le Commissione, alla presenza dell’Assessora Regionale alla Salute, della Direzione Strategica della ASL1 e dei componenti del Comitato Ristretto dei Sindaci ASL1 Abruzzo“, concludono Marrelli, Colantoni e Di Pirro.