08 Settembre 2024 - 15:56:39
di Redazione
“Ci appelliamo al presidente della Regione Abruzzo Marsilio, affinché venga sospesa la delibera che prevede la mattanza dei cervi dal prossimo 14 ottobre 2024. Chiediamo con forza il rispetto delle nostre professionalità acquisite con decenni di formazione continua e conoscenza dei delicati equilibri naturali”.
Non si arrestano le polemiche e soprattutto gli appelli alla Regione Abruzzo affinché si blocchi il provvedimento che prevede, dal prossimo 14 ottobre, l’abbattimento selettivo dei cervi.
A lanciare un appello al presidente Marco Marsilio, questa volta, gli operatori turistici abruzzesi, dopo gli appelli del Wwf Abruzzo, di personaggi dello spettacolo e della cultura, ma anche dei cittadini che in 101 mila hanno firmato la petizione per dire “no” all’abbattimento dei cervi.
Intanto per il prossimo 15 settembre alle 10,30 in piazza Regina Margherita ci sarà un sit-in contro la decisione della Giunta regionale.
Nonostante le proteste, l’assessore regionale Emanuele Imprudente ha ribadito la sua ferma posizione in merito, precisando che il provvedimento, arrivato dopo una “attenta valutazione tecnico-scientifica” è motivato “dai numerosi incidenti stradali e danni all’agricoltura provocati dai cervi”.
“Negli anni sono stati assegnati numerosi finanziamenti pubblici per attirare visitatori nelle nostre splendide aree interne, adesso che finalmente il turismo naturalistico sta diventando una realtà solida e riconosciuta non possiamo vanificare il lavoro svolto sui territori, i Corsi di formazione continua sulle nuove professionalità avviate. Ora che il nuovo turismo ha finalmente valorizzato le comunità locali, le montagne, i fiumi e i boschi delle aree interne, non possiamo rendere inutile il difficile compito svolto da centinaia di addetti ai lavori nel settore turistico, con l’apertura della caccia al cervo nella prossima stagione venatoria”, affermano gli operatori turistici.
“L’Abruzzo è conosciuta come ‘Regione Verde d’Europa’ per la sua straordinaria biodiversità, per la bellezza delle aree interne e per l’ampia estensione di aree naturali protette (un terzo del territorio è vincolato). L’Abruzzo rappresenta un modello unico di conservazione della natura, un rifugio per molte specie minacciate, che ospita una straordinaria varietà di animali e vegetali, endemici e altri molto rari. La regione con le montagne più alte dell’Appennino oggi è un rifugio sicuro per i grandi mammiferi come l’orso bruno marsicano, il lupo appenninico, il camoscio d’Abruzzo e il cervo, oltre a numerosi uccelli, rettili, anfibi e insetti. Il successo dell’Abruzzo come “Regione Verde” è il risultato di un impegno costante da parte delle istituzioni locali, delle organizzazioni ambientali e di categoria e delle comunità locali per proteggere e valorizzare il patrimonio naturale regionale. Questo impegno si riflette in una gestione attenta delle aree interne e della promozione del turismo sostenibile con la sensibilizzazione dei residenti e dei visitatori sull’importanza della conservazione della natura”, aggiungono.
“L’Abruzzo continua a essere un modello di eccellenza per la conservazione dell’ambiente e della fauna in Italia e in Europa, dimostrando come sia possibile coniugare lo sviluppo economico con la protezione della natura. Tour Operator e Agenzie turistiche, cooperative ambientali e turistiche e numerosi altri soggetti come Accompagnatori di Media Montagna, Guide alpine e ambientali, Guide e Accompagnatori turistici hanno saputo coniugare la conservazione della natura con lo sviluppo locale. La regione attrae oggi centinaia di migliaia di visitatori da tutto il mondo: arrivano per esplorare i parchi, praticare sport all’aria aperta, osservare e fotografare le specie rare e godere della cucina autentica e delle tradizioni culturali”, si legge ancora nella nota.
Gli operatori sottolineano inoltre come “le strutture ricettive in Abruzzo, spesso situate in borghi storici e aree rurali, sono per lo più a conduzione familiare e promuovono il turismo responsabile, che rispetta l’ambiente e sostiene le comunità locali. Questo approccio ha permesso all’Abruzzo di sviluppare un’economia turistica che valorizza il suo patrimonio naturale senza comprometterlo. È evidente che lo sviluppo del turismo responsabile non è compatibile con la caccia in generale e soprattutto non lo è affatto con la prevista uccisione dei 469 cervi condannati a morte certa nel prossimo autunno 2024”.
“Il turismo naturalistico richiede un impegno a lungo termine con la collaborazione di vari attori: istituzioni, comunità locali, ONG, visitatori e operatori privati. Il turismo sostenibile non solo offre un’alternativa economica alla caccia, ma crea anche un legame positivo tra le persone e la natura, promuovendo un futuro in cui la conservazione della fauna selvatica diventa una priorità condivisa. Con questo approccio possiamo sperare di costruire un mondo in cui la caccia venga gradualmente sostituita da pratiche più etiche e rispettose dell’ambiente, garantendo la sopravvivenza e il benessere della fauna selvatica per le generazioni future”.
“Aderiamo alla campagna avviata dal Wwf per evitare la caccia ai cervi in Abruzzo e confidiamo in alcune soluzioni alternative per risolvere i problemi dei danni alla produzione agricola. Basta ricordare un solo esempio per confermare la forte attrazione turistica legata alla presenza faunistica. Nella Valle del Sagittario, da Anversa degli Abruzzi, Villalago, Scanno e Villetta Barrea i cervi convivono con le comunità locali da anni, perfino all’interno dei Centri Storici dove i numerosi turisti arrivano anche da fuori regione per fotografare un cervo da vicino e restano indignati al solo pensiero di vedere abbattere perfino un piccolo di pochi mesi come prevede il nuovo calendario venatorio – dicono ancora – La vicenda dell’abbattimento dei 469 cervi in Abruzzo è una brutta versione di come le governance istituzionali e territoriali non riescono mai ad avere una visione netta, determinata, condivisa ma soprattutto democratica ed evolutiva. Noi crediamo che in questa vicenda degli errori sono stati fatti e sono stati fatti a prescindere dalle esigenze e dalle sensibilità, anche delle giuste problematiche e criticità di chi (in qualche modo) subisce la presenza dei cervi e della fauna selvatica in generale”.
“Si è commesso un errore di metodo, perché se è vero che l’Abruzzo è la Regione verde dei Parchi e vuole investire sempre di più sul turismo come asset strategico per l’economia e lo sviluppo culturale e generazionale non può essere calata una decisione così violenta e forzata senza prima coinvolgere chi il turismo lo pensa, progetta e vive, non si può non coinvolgere, sentire e concertare con le nuove generazioni che rappresentano il futuro della stessa regione. Si tratta di un processo democratico che è venuto a mancare su un tema troppo più importante, rispetto ad un banale confronto dicotomico tra il mondo venatorio da una parte e i cittadini residenti e i visitatori dall’altra, che si vogliono stigmatizzare e far passare come un mondo ideologico e populista”, proseguono gli operatori turistici.
“Nel merito sono tanti gli aspetti sottovalutati da un provvedimento che ha il sapore di un contentino da una parte e di conseguenze plurime e confusionarie rispetto a tutto il resto che vive in Abruzzo, che cresce e maturerà in Abruzzo, rispetto a chi sceglie e vuole scoprire l’Abruzzo. Pensiamo alle scuole con le quali tanti di noi firmatari realizzano programmi di educazione ambientale e di turismo scolastico, pensiamo solo ad immagini che potrebbero realizzarsi, con le scolaresche che la mattina raggiungono i luoghi dell’Abruzzo interno per scoprirne il patrimonio naturale e culturale e magari di ritorno nelle loro città di provenienza assistere a scene tristi con l’abbattimento di cervi, magari esposti come trofei per strada o sopra un cassone di un Pick Up, pensiamo a che disastro emotivo ed educazionale andremo ad esporre questi giovanissimi ragazzi. Nel merito ancora un errore è stato fatto proprio dal punto di vista della comunicazione, dell’immagine e di conseguenza delle presenze turistiche, con la fauna selvatica come Orsi, Lupi, Caprioli e Cervi che sono diventati tra i maggiori simboli di richiamo nella nostra regione, così ancora ricca di biodiversità, dove si possono ammirare i cervi pascolare indisturbati ed innocui tra i vicoli dei nostri splendidi borghi d’Abruzzo”, aggiunge la nota.
“Infine segnaliamo un problema di sicurezza già noto con la caccia di selezione al cinghiale nei luoghi frequentati da camminatori e cicloamatori. Sollecitiamo queste riflessioni a chi vorrà avere la sensibilità di comprendere, con la speranza che si possa iniziare un dialogo costruttivo e condiviso, con tutti i portatori d’interesse”, concludono gli operatori.