Aggressione in ospedale: il commento del vicepresidente del Consiglio Regionale Blasioli

14 Settembre 2024 - 16:40:11

La recente aggressione avvenuta all’ospedale di Foggia è solo l’ultimo
di una lunga serie di episodi che attestano la vulnerabilità dei presidi
sanitari e la mancanza di sicurezza per medici e infermieri.

Gli eccessivi tempi di attesa nell’erogazione delle prestazioni e le
presunte o reali inefficienze del servizio non possono in alcun modo
giustificare violenze e spedizioni punitive di questo tipo.

A colpire ormai non è soltanto la frequenza di simili episodi, divenuti
ormai quotidiani, ma soprattutto la facilità con cui Pronto soccorso e
presidi vengono violati da malintenzionati. Per cui occorre intervenire
tempestivamente affinché il personale sanitario possa tornare a sentirsi
sicuro nel proprio ambiente di lavoro.

Come dimostra quanto occorso ieri a Pescara, con il reparto di Oncologia
trasformato in un campo di battaglia a seguito di un decesso di un
paziente, anche l’Abruzzo non è immune da questa scia di prepotenze.
Secondo il rapporto relativo all’anno 2023 dell’Osservatorio Nazionale
sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni sanitarie e
socio-sanitarie, sono ben 123 gli operatori vittime di aggressione, di
cui 77 di sesso femminile e 46 di sesso maschile. Tra le figure
professionali più colpite prevalgono medici e infermieri, mentre, per
quanto concerne i luoghi interessati, 37 di tali aggressioni sono
avvenute nel servizio psichiatrico, 18 nei pronto soccorso, 26 nelle
aree di degenza, 15 negli ambulatori, 5 nei servizi per dipendenze, 3
sul territorio, 6 infine negli istituti penitenziari.

Le istituzioni, la politica e in primis le aziende ospedaliere hanno il
compito di mettere in sicurezza quanti sono quotidianamente impegnati a
garantire il diritto alla salute, anche per il bene dei pazienti, dato
che, danneggiando le strutture e pregiudicando il normale operato del
personale, le aggressioni rischiano di compromettere la continuità del
servizio.

Per questo è giunto il momento che amministratori, Asl e forze
dell’ordine si siedano attorno ad un tavolo a livello locale per
individuare tutte le misure necessarie ad interrompere l’escalation di
violenza e prevenire ulteriori episodi di questa natura. E occorre farlo
subito, affinché l’accesso agli ospedali venga limitato solo a chi ne ha
effettivamente bisogno e il personale sanitario non sia più chiamato, in
aggiunta ai carichi di lavoro già estenuanti, ad assolvere a doveri di
portierato.

La repressione, la procedibilità d’ufficio, pene certe, sistemi di
videosorveglianza accurati, e presenza e vigilanza costante
costituiscono senz’altro dei deterrenti importanti, ma accanto a ciò
occorre anche tornare ad investire sulla sanità, affinché il servizio
torni ad essere efficiente, con tempistiche di accesso e presa in carico
dei pazienti accettabili.