17 Settembre 2024 - 11:47:30
di Redazione
E’ stato riaperto questa mattina, dopo la fine dei lavori di ristrutturazione, il giardino alpino “Vincenzo Rivera”, il giardino botanico di proprietà dell’Università dell’Aquila che si trova a Campo Imperatore, a 2117 metri, nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga.
Fondato nel 1952 dal botanico Vincenzo Rivera per coltivare e studiare le più importanti entità floristiche del massiccio montuoso del Gran Sasso d’Italia, il giardino costituisce oggi un patrimonio nazionale molto apprezzato nel panorama culturale naturalistico.
I lavori di ristrutturazione, curati dall’ingegner Francesco Giancola, hanno riguardato principalmente l’adeguamento sismico e energetico dell’edificio e anche una rifunzionalizzazione degli spazi interni.
Alla cerimonia di riapertura hanno partecipato il rettore Edoardo Alesse; il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio; la presidente del Tar Abruzzo Germana Panzironi; il direttore dell’Ufficio speciale ricostruzione Sisma 2016 Vincenzo Rivera, pronipote dell’omonimo professore di Botanica a cui è intitolato il giardino; il Tenente Colonnello Marta De Paulis, comandante del reparto Carabinieri Biodiversità dell’Aquila; il presidente del CAI L’Aquila Ugo Marinucci; la professoressa Loretta Pace, docente di Botanica all’Università dell’Aquila.
La cerimonia è stata intervallata dai brani eseguiti dal coro dei Carabinieri- Forestali diretto dal brigadiere Leonardo Di Battista.
“Con la fine dei lavori di ristrutturazione, finalmente questa perla viene restituita alla collettività”. È quanto ha dichiarato il presidente della Regione Marco Marsilio.
“Questo edificio da settant’anni caratterizza con la sua presenza e attività il Gran Sasso ed era un vero dispiacere vederlo ammalorato. Lo stesso giardino botanico è stato troppo a lungo trascurato. Un giardino sfiorito è sinonimo di tristezza e di abbandono. Bene ha fatto l’Università dell’Aquila, con la partnership di tanti soggetti, a cominciare dai carabinieri forestali, presenti qui anche con il loro coro, a investire per rimettere in piedi la struttura, oggi restituita con la massima tecnologia possibile e compatibile con il contesto ambientale“.
“Siamo in un luogo proibitivo per le condizioni climatiche – ha spiegato Marsilio – dove si riesce a svolgere l’attività per non più di tre o quattro mesi, poi la neve letteralmente seppellisce l’intero comprensorio e i tecnici, gli ingegneri, i progettisti e gli architetti hanno realizzato l’intervento pensando anche alle caratteristiche di resilienza che doveva avere la struttura. Possiamo dire – ha sottolineato il presidente – di avere un altro gioiello tecnologico che arricchisce il panorama del Gran Sasso, particolarmente vocato all’alta tecnologia. Alle nostre spalle abbiamo anche l’osservatorio astronomico e sotto i nostri piedi, a 2000 metri di profondità, i laboratori di fisica nucleare. Questa è la vocazione del Gran Sasso. Grazie all’Università dell’Aquila per averla pienamente ripristinata. Qui non ci saranno solo i turisti, che potranno visitare il giardino e scoprire centinaia se non migliaia di specie arboree e vegetali che vivono e sopravvivono in queste condizioni estreme, ma anche gli studiosi che da tutto il mondo potranno venire a fare i loro esperimenti“.
“Questo luogo – ha concluso Marsilio – è soprattutto un laboratorio di ricerca e così si sviluppa e si coltiva la missione dell’Università e del territorio verso l’eccellenza e la ricerca scientifica”.
“È un giorno importante per il nostro Ateneo – ha affermato il rettore UnivAQ Edoardo Alesse -. Ci sono voluti oltre quattro anni ma è un tempo dovuto al fatto che i lavori a quota 2200 metri procedono con difficoltà. Questa è una struttura unica nel suo genere, che consente di fare studi in un ecosistema di alta quota. E’un bene prezioso, che dobbiamo valorizzare; e lo faremo in collaborazione con le altre istituzioni territoriali, dai Carabinieri-Forestali al CAI a tutti i portatori di interesse della nostra montagna. Ci tengo a sottolineare come i lavori siano stati effettuati con risorse dell’università, a dimostrazione della forte volontà dell’ateneo di ripristinare questo luogo così importante“.
“Abbiamo cercato di realizzare un edificio il più possibile rispettoso della normativa antisismica vigente – ha spiegato l’ingegner Giancola –. Oltre ai rinforzi strutturali, sono stati rifatti ex novo gli impianti, ricorrendo a soluzioni tecnologiche innovative come il riscaldamento a pavimento a radiante elettrico e al fotovoltaico con batteria di accumulo. L’edificio è stato completamente isolato, per proteggerlo dall’umidità, e dotato di un nuovo tetto in legno che ha sostituito quello precedente in cemento armato“.