26 Settembre 2024 - 12:00:13
di Tommaso Cotellessa
L’INPS Abruzzo ha presentato questa mattina il Rendiconto Sociale 2023, dal quale emerge un’istantanea del tessuto economico-sociale abruzzese.
Il dato che sembra rincuorare maggiormente è quello relativo al tasso di occupazione che aumenta di quasi 3 punti percentuali, portandosi dal 58,4% del 2022 al 61,3% del 2023. Si tratta di un dato in linea con la media nazionale che si attesta al 61,5%. Nel dettaglio emerge un aumento del 3,9% dei lavoratori dipendenti, ed un tasso di disoccupazione che scende dal 9,4% dell’anno precedente al 8,1%.
Tuttavia non sono tutte rose e fiori per i lavoratori abruzzesi, infatti dall’analisi dell’INPS scaturisce che vi è una forte diminuzione delle assunzioni a tempo indeterminato, con una flessione che si attesta al -2,4%, ed una conseguente crescita delle assunzioni a tempo determinato, con un aumento del 3,6%.
Occupazione giovanile e divario di genere.
In questo contesto le emergono inoltre due ombre pesanti: la prima riguarda i NEET (giovani della popolazione residente fra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non studiano) che si attestano al 15,2%. Un dato pesante che invita a riflettere sulle opportunità offerte ai giovani e le loro fragilità. La seconda ombra riguarda invece la condizione femminile, un tema che decenni ambisce ad uscire dalle zone buie per godersi la luce del sole. Viene infatti constatato un notevole e persistente divario occupazionale e retributivo di genere. Infatti, pur crescendo il tasso di occupazione femminile per quasi tutte le fasce di età, rimangono differenze di oltre 23 punti percentuali su alcune fasce di età rispetto al tasso di occupazione degli uomini. Ancor più grave è divario retributivo, nel settore privato, che registra una retribuzione media giornaliera femminile di 64,8 euro a fronte di quella maschile di 91,2 euro.
Grande calo demografico
Dal report emerge inoltre il grande tema, divenuto ormai una delle più incalzanti problematiche da affrontare a livello nazionale. Anche in Abruzzo infatti si registra un pesante calo demografico. Nel dettaglio i dati utili a registrare una fotografia della popolazione regionale sono il “saldo naturale”, ovvero la differenza fra nascite e decessi nella popolazione residente, ed il “saldo migratorio”, che registra la differenza fra immigrati ed emigranti. Il primo dei due registra un enorme crescita in negativo negli ultimi 10 anni, con un amento di ben 165 punti percentuali. Al contempo il saldo migratorio si è più che dimezzato nel corso degli ultimi dieci anni per via di un andamento oscillatorio ma decrescente dell’immigrazione e la crescita dell’emigrazione dei giovani abruzzesi, dopo il tonfo dovuto alla crisi pandemica del 2020 – 2021.
Tessuto aziendale abruzzese
Per quanto riguarda il tessuto aziendale nella regione Abruzzo si registra un numero di imprese pressoché stabile rispetto a quello del 2022 (poco oltre 35.000 aziende) costituito per la stragrande maggioranza (95,8%) da imprese micro (da 1 a 9 dipendenti) e piccole (da 10 a 49 dipendenti); nel settore privato, solo 535 sono imprese che superano i 50 dipendenti, di cui 79 sono “grandi” imprese, cioè aziende con numero di dipendenti superiore a 250.
Gli importanti segnali di ripresa economica dopo la crisi pandemica, già registrati nel 2021, consolidatisi nel 2022, hanno fatto segnare un aumento del flusso contributivo del + 2,59% nell’anno 2023, nell’ambito delle Aziende private si registra un +1,95%, mentre nelle aziende agricole con dipendenti c’è una flessione del predetto flusso contributivo del -3,98%.
Sistema pensionistico
In ultimo è importante rilevare la riduzione del numero delle pensioni del settore privato e delle prestazioni assistenziali “in essere o vigenti” all’1.1.2024 (406.886) rispetto all’anno precedente
(410.260), pari a -3.374; detta riduzione è data dal saldo tra -4.148 pensioni previdenziali (sostenute dalla contribuzione versata) e + 744 prestazioni assistenziali (sostenute, invece, dalla fiscalità generale).
Guardando invece il trend delle pensioni “liquidate” nel 2023, si registra un andamento allarmante delle nuove liquidazioni che nel tempo ha portato ad un superamento, in questi ultimi anni, delle prestazioni assistenziali rispetto alle pensioni di natura previdenziale (si rileva un cospicuo aumento degli assegni sociali e delle indennità di invalidità civile).
Anche le pensioni registrano il divario di genere derivante dall’elemento retributivo. L’importo medio mensile di quelle di vecchiaia/anticipate, nel settore privato, è pari a 1.197,71 euro: 1.459,13 euro per gli uomini e 836,34 euro per le donne . Differenza che rileva chiaramente, da un lato, periodi di discontinuità lavorativa più incidenti sulle donne e, dall’altro, una parità retributiva ancora non completa. Nel settore pubblico invece l’importo medio mensile del trattamento pensionistico vecchiaia/anticipata è pari a
2.480 euro. La ripartizione della spesa annua per prestazioni pensionistiche ed assistenziali (cfr. Tavola 55) vede la provincia di Chieti al 29,1% (1.347,9 milioni di euro), la provincia di L’Aquila al 24,3% (1.122,3 milioni di euro), la provincia di Pescara al 23,7% (1.093,9 milioni di euro) e la provincia di Teramo al 22,9% (1.061, 1 milioni di euro).
I maschi sono beneficiari di circa il 44,5% delle pensioni erogate (58% anticipate/vecchiaia, 55,9% invalidità e 11,3% superstiti, quest’ultimo dato conferma la sicura maggiore longevità della donna